L'Expo 2030 vola a Riyadh
Roma surclassata nelle votazioni. La capitale saudita sfiora il quorum dei 120 ma il Comitato, visto il divario con gli altri si risparmia il ballottaggio
Addio, sogni di gloria; suonava così una canzone del "reuccio" romano Claudio Villa del 1972. Suona così il triste tramonto dell'illusione di Roma, 50 e un anno dopo, di poter ospitare, nel 2030 l'Expo Universale.
Del resto, con l'Esposizione delle esposizioni, l'Italia non ha avuto mai gran feeling a partire dal 1851 anno della prima esposizione svolta a Londra, nel Regno Unito.
L'Italia unita ancora non c'era e tra i Paesi in lizza, partecipò il Gran Ducato di Toscana. Era un altro mondo quello del 1851 così come è un altro mondo quello scelto nel 2030.
L'organizzazione di Expo 2030 va a Riyadh, che ha ottenuto 119 voti al primo turno. Non ci sarà neppure il ballottaggio. Delusione per Roma, arrivata terza, con 17 voti, 12 in meno di Busan, che ne conquista 29. Busan è Corea del Sud, anche quello, un altro mondo.
Mondi dove convergono soldi tanti, diritti dell'uomo meno; ma in un mondo governato dall'economia, è normale che funzioni così.
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