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La cacciata di De Rossi preludio all'addio dei Friedkin?

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La scelta di Mourinho, la sostituzione con De Rossi, i casi Dybala e Zalewski e la mancata acquisizione dell'Everton

La scelta di esonerare Daniele De Rossi dopo le prime quattro giornate di campionato in cui la Roma ha raccolto tre punti frutto di altrettanti pareggi, e una sconfitta, non placa i malumori della piazza. Anzi, la tifoseria giallorossa, o almeno gran parte di essa, è insorta protestando a gran voce e a suon di striscioni per la scelta di far pagare a DDR le colpe di una squadra incapace di rendere sul campo secondo le attese.

Qualcosa scricchiola anche a livello dirigenziale e societario come messo in evidenza da condotte di mercato non sempre lineari (vedasi caso Dybala). E chissà se dopo aver visto la piazza del tifo ribellarsi, la proprietà americana della formazione capitolina, non possa decidere di fare le valige. 

È stata una lunga estate per l'AS Roma e i suoi proprietari, Dan e Ryan Friedkin, con sviluppi che hanno alterato il corso della società rispetto ai piani e alle intenzioni originali. L'Adnkronos ha ricostruito gli eventi consultando varie fonti: dalla negoziazione per l'acquisizione dell'Everton, all'ipotesi di vendere una parte o la maggioranza della società, fino al caso De Rossi e alle sue ripercussioni sulla gestione sportiva. Rimane una domanda sospesa: quali sono le intenzioni dei Friedkin per il futuro della Roma?

Per comprendere una serie di decisioni che potrebbero apparire come una confusa successione di ripensamenti, è essenziale tornare all'esonero di José Mourinho. È nel gennaio del 2024 che la proprietà decide di prendere una nuova direzione. Non solo perché opta per una scelta impopolare, la separazione dall'allenatore più carismatico nella storia della Roma, ma anche perché questo passo è visto come un cambiamento nell'investimento nella società. Nonostante il raggiungimento di alcuni traguardi, come la vittoria della Conference League e la finale di Europa League, e l'entusiasmo dei tifosi con lo stadio sempre pieno e un rinnovato spirito romanista, i Friedkin restano insoddisfatti. La loro insoddisfazione deriva sia dalle prestazioni sul campo, con un gioco non all'altezza e risultati incostanti in campionato, sia da una prospettiva industriale: senza la Champions League, i ricavi sono insufficienti e senza uno stadio, l'intera operazione Roma rischia di diventare un insuccesso finanziario.

Dopo Mourinho, arriva Daniele De Rossi, l'unico in grado di gestire una situazione complessa e mantenere il sostegno dei tifosi. L'obiettivo è concludere la stagione nel miglior modo possibile, sfruttando i mesi rimanenti fino a maggio per valutare le vere capacità di un allenatore senza esperienza ma con un forte legame identitario con i tifosi della Roma.

Intanto, i Friedkin iniziano a esaminare con maggiore attenzione la situazione finanziaria. Vari consulenti, attualmente al lavoro intorno alla Roma, presentano diverse opzioni. Una di queste, diventando sempre più concreta nel tempo, prevede l'acquisto dell'Everton, il secondo club di Liverpool, l'entrata in Premier League e una graduale riduzione dell'impegno verso la Roma. È pronta un'offerta del Public Investment Fund (Pif) dell'Arabia Saudita. Come in tutte le operazioni simili, il fulcro è il prezzo adeguato. Si valuta sia la vendita dell'intera società, che richiederebbe oltre un miliardo di euro per bilanciare i conti, sia la vendita di una quota minoritaria per operare sull'asse Roma-Liverpool (e Cannes, un'altra squadra del gruppo) con il supporto di un socio di minoranza e maggiore liquidità.

Nel frattempo, nonostante il silenzio che caratterizza la proprietà, a Trigoria si verifica una completa stallo. Il contratto di Daniele De Rossi, già annunciato prima dei quarti di finale di Europa League a metà aprile, viene formalizzato solo il 25 giugno, poco prima del ritiro estivo. Questo passo è tuttavia significativo. Il contratto triennale, con cifre rilevanti, sembra indicare un ritrovato senso di progettualità.

I Friedkin progettano per la Roma un nuovo percorso, con una visione rinnovata e intendono modificare anche la natura degli investimenti, grazie anche all'allontanamento dai vincoli UEFA. È possibile costruire acquisendo giovani talenti promettenti, senza più affidarsi a calciatori senza contratto. La strategia è chiara e coerente: maggiori investimenti sui trasferimenti in cambio di una riduzione della massa salariale, incrementando il valore della squadra e mirando a risultati consolidati in tre anni. Attualmente, diverse opzioni finanziarie sono ancora in considerazione.

Il 19 luglio rappresenta un punto di svolta: è il giorno in cui l'acquisizione dell'Everton da parte di The Friedkin Group è stata ufficialmente abbandonata. "Dopo un periodo di trattative esclusive, le discussioni tra Blue Heaven Holdings e The Friedkin Group riguardo la vendita di una quota di maggioranza dell’Everton sono terminate e The Friedkin Group non procederà con l'acquisto del club". Con questo cambiamento di scenario, si ritiene che i Friedkin desiderino concentrare nuovamente i loro sforzi esclusivamente sulla Roma.

Anche senza l'Everton, e nonostante la possibilità di futuri sviluppi con gli investitori arabi in attesa, la società prosegue nel mercato e nella sua trasformazione. I Friedkin investono significativamente, nonostante alcune tensioni con la guida tecnica selezionata.

La relazione tra la CEO Lina Souloukou e Daniele De Rossi si complica, in particolare quando le decisioni gestionali si scontrano con le necessità sul campo. Le situazioni di Paulo Dybala e Nicola Zalewski, sebbene diverse per dimensioni, valore tecnico e impatto sull'ambiente, hanno origine comune. Quanto influisce la voce della CEO, rappresentante della proprietà, e quanto quella dell'allenatore? E fino a che punto può avere successo un progetto industriale senza solide basi tecniche?

Negli ultimi giorni, Dan e Ryan Friedkin sono intervenuti direttamente. Prima di arrivare in Italia, hanno autorizzato la CEO a cercare profili per sostituire De Rossi. Poi, durante le ore trascorse a Roma, hanno ascoltato le parti coinvolte e comunicato una decisione già presa. Il progetto triennale con De Rossi è stato abbandonato, influenzato da una mentalità ‘padronale’ e da calcoli che sembrano poco legati al campo.

Ora, la situazione è completamente diversa. Non c’è solo un nuovo allenatore, Ivan Juric, che deve ricominciare da capo. La scelta dei Friedkin va oltre l’esonero di un allenatore, persino di un grande allenatore come José Mourinho. Hanno interrotto bruscamente una relazione profonda. Rompere il legame con Daniele De Rossi significa anche rompere la connessione con i tifosi e la città di Roma.

 

20 Settembre
Autore
Eugenio Scribani

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