Cookie Consent by FreePrivacyPolicy.com
Loader

Riforma della Giustizia, duro monito di Di Matteo

tribunale legge.jpg

L'ex componente del pool antimafia con Falcone e Borsellino mette in guardia su alcuni passaggi della riforma Cartabia

Nell’agenda di Governo torna d’attualità l’argomento della riforma della Giustizia. Una riforma, quella firmata dal Ministro Cartabia, che i vari partiti che compongono la maggioranza a sostegno di Draghi, provano a varare indirizzandola in un modo che sta suscitando perplessità tra i magistrati, ad esempio attraverso la riduzione ad uno solo delle possibilità di passaggio per un magistrato dalal carriera come Pubblico Ministero a quella di Giudice e viceversa. Un cambiamento rispetto a oggi, che di fatto renderebbe realizzata la separazione tra le carriere. 

A esprimersi in merito è stato Nino Di Matteo, consigliere del CSM nonché componente del pool antimafia allestito da Falcone. Proprio Di Matteo spiega: “La riforma costituisce un'ulteriore dimostrazione di una pericolosa voglia di rivalsa nei confronti della magistratura. Il segnale di un vero e proprio regolamento di conti”. Nino Di Matteo, che non ha mai risparmiato critiche sulla riforma Cartabia, arrivando a definirla anche “complessivamente pericolosa”. E' stato raggiunto un accordo di massima che prevede il ritiro degli emendamenti da parte delle forze di maggioranza tranne Italia Viva, che come annunciato, voterà le sue proposte di modifica, e la Lega che non avrebbe dato garanzie sul voto di quegli emendamenti che riguardano i temi oggetto dei referendum sulla giustizia. La ministra Cartabia, intanto, continua a ripetere che “è la riforma del possibile” e i Cinque Stelle annunciano che chiuderanno sulla riforma solo "se c'è un chiarimento politico". Il sorteggio per l'elezione del Csm è scomparso per ricomparire nella definizione dei collegi elettorali.

“Alcune norme, come quelle sul sistema elettorale del Csm, sono del tutto inidonee a limitare lo strapotere delle correnti, il peso decisivo dei capi corrente, nella individuazione dei candidati. Le norme che riguardano il fascicolo di rendimento del magistrato, la pressoché totale separazione delle carriere di pm e giudici, la partecipazione degli avvocati ai pareri sulle valutazioni di professionalità dei giudici, rispondono a un preciso disegno: quello di burocratizzare la magistratura, di gerarchizzare i singoli magistrati, di renderli attenti soltanto ai numeri e alle statistiche piuttosto che a rendere giustizia, di impaurirli, rendendoli più soggetti alla volontà dei capi degli uffici e più esposti a possibili interferenze esterne”.

Se per la responsabile Giustizia della Lega, la senatrice Giulia Bongiorno, “la riforma Cartabia è un buon punto di mediazione tra partiti che hanno sensibilità assolutamente diverse sulla giustizia”, per l'ex pm della Dda di Palermo Antonino Di Matteo, che ha rappresentato l'accusa nel processo sulla trattativa tra Stato e mafia questa riforma è, invece, “Un passo indietro che allontanerebbe la magistratura dal ruolo e dalle funzioni che la Costituzione volle attribuirle nell'interesse dei cittadini e della democrazia”.

2 anni fa
Autore
Luca Morazzano

Commenti