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Il dilemma dei 5 Stelle: soli o col Pd? Con Draghi o senza?

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Nell'assemblea del Movimento 5 Stelle l'ex ministro Spadafora attacca la leadership di Conte: 'Ci dica cosa vuole fare'

Si comincia dalle parole, poi volano gli stracci. Non è solo nell'angolo del centrodestra che ci si lecca le ferite, ma aver spostato il confronto tra i due poli ha tolto per ora il M5S dall'imbarazzo di commentare una sconfitta cocente, che ha visto perdere ai grillini due metropoli come Roma e Torino, senza nemmeno passare al ballottaggio. E se fino a ieri era soltanto la voce di Giuseppe Conte a parlare, anche in toni trionfalistici, oggi è il turno dell'ex ministro allo sport Spadafora, che non ha parole al miele per l'ex premier. 

"L'effetto della tua leadership non è stato percepito alle amministrative": questo,  il senso del ragionamento espresso dal deputato Vincenzo Spadafora durante l'assemblea dei gruppi M5S con Giuseppe Conte. Veti incrociati, l'affondo dell'ex ministro, hanno impedito candidature di persone di valore su Napoli. Per Spadafora quella nel capoluogo campano "non è una vittoria, ha vinto Manfredi ma in coalizione siamo in 3". Un intervento critico al quale è seguito quello della parlamentare riminese Giulia Sarti: "Abbiamo dimezzato i consensi in Emilia Romagna".

Vincenzo Spadafora ha chiesto al leader M5S di scoprire le carte. "Ci dica se davvero vuole il voto dopo l'elezione del Presidente della Repubblica", avrebbe chiesto l'ex ministro dello Sport al capo politico durante l'assemblea congiunta dei gruppi grillini.

"Siamo disponibili a continuare il confronto col Pd", ha detto il leader M5S Giuseppe Conte. Poi però l'ex premier ha avvertito: "Nessuno pensi che la nostra spinta innovatrice possa spegnersi o accomodarsi in una funzione ancillare o accessoria a chicchessia". E, a proposito del sostegno al governo Draghi, ha rimarcato: "Non è un assegno in bianco. Pretendiamo chiarezza su una rassicurazione fatta dal presidente del Consiglio in Consiglio dei ministri, che il cashback ripartirà nel 2022 dopo una sospensione" e "se qualcuno nei partiti di maggioranza vuole fermare l'innovazione e strizzare l'occhio agli evasori non avrà da noi il tappeto rosso".

L'appoggio al governo Draghi ha implicato "un costo politico che stiamo pagando coscientemente e responsabilmente" ma se fossimo rimasti fuori dall'esecutivo "avremmo scritto tanti post di protesta", però il reddito di cittadinanza, così come altre riforme targate M5S, sarebbe stato cancellato.

Insomma, alla fine, la leadership di Conte viene messa in discussione, soprattutto sul fronte se il M5S deve continuare un percorso autonomo o essere d'ausilio al Pd. Questo il dilemma oggi per i grillini. 

2 anni fa
Autore
Claudio Mascagni

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