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Tra aborto e impotenza è conflitto tra sessi

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Botta e risposta nei format di Bruno Vespa e Geppi Cucciari: quando il dualismo non frena arroganza e ironia

Archetipi e stereotipi. La nostra vita è un percorso parallelo, con confini sottili e i limiti dentro e fuori di noi. Ho riflettuto su questi due aspetti che si legano in narrativa, tanto da attrarsi e respingersi. 
Il termine archetipo appartiene alla lingua greca (arché, cioè «inizio, principio originario» e typos, «modello, marchio, esemplare»), cioè un archetipo è un primo modello, lo spunto da cui poi declinare cose diverse. Lo stereotipo è una caratteristica soggettiva semplificata appiccicata a una persona o a una categoria (ad esempio) ma anche a un luogo, spesso abbinandosi a un preconcetto astratto. 
Ho ripensato a questa differenza nell’inevitabile conflitto tra sessi (due, almeno per ora). Uomini da una parte e donne dall’altra (sempre per ora, eh). Una classica dicotomia, che fa incazzare, sorridere, crea empatia, complicità e imbarazzo. Ma divertiamoci per un momento. 
Così, qualche giorno fa abbiamo assistito a Bruno Vespa che nel suo ‘Porta a porta’ affrontando il tema dell’aborto invita in studio a parlare 7 uomini, dico solo uomini, come se la decisione finale spettasse all’uomo e non a chi porta in grembo il nascituro. Autorete clamorosa? Svista professionale? Se l’errore non è stato volontario, è peggiore. Ma anche se il casting degli ospiti di quella sera è stato deciso a tavolino l’errore diventa orrore. Ma come si può aver commesso un errore del genere? Da parte di tutti, autori e redazione, in primis il maitre Vespa. 
Così, qualche giorno dopo Geppi Cucciari ha risposto con quell’irriverente ironia che appartiene perfidamente al genere femminile: nel suo programma ‘Splendida cornice’ (sempre su canali Rai) ha invitato solo donne. Tema trattato: l’impotenza maschile e l’abbinamento col macchinone, celebrando seppure per qualche secondo lo stereotipo. Peccato che a volte negli articoli siano vietati per decenza professionale smile e similari. Però Geppi Cucciari merita 92 minuti di applausi per l’ironia. 
30 Aprile
Foto: pixabay
Autore
Gian Luca Campagna

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