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Vita o fine vita: il Veneto stecca, ci prova l'Emilia Romagna

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Il consiglio veneto ha votato no per l'eutanasia (o meglio per il coinvolgimento delle Asl), ora tocca a Bonaccini ma la politica è spaccata per il tema

L'Emilia Romagna dovrebbe essere la prossima regione ad affrontare il tema del fine vita, dopo che in Veneto, apripista in Italia sulla discussione della proposta di legge popolare per regolamentare il ricorso al suicidio medicalmente assistito, la pdl non è passata. Sebbene al Consiglio regionale la proposta di legge 'Liberi Subito' promossa dall'Associazione Coscioni non sia stata ancora calendarizzata, secondo indiscrezioni l'Assemblea legislativa dell'Emilia Romagna potrebbe iniziare a discuterla a febbraio prossimo. "È una grande responsabilità e un grande impegno per l’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna esprimersi su provvedimenti cosi complessi e sensibili. Con implicazioni etiche, tecniche e normative. Ma davanti al tema della dignità dell’uomo nel fine vita, alle decisioni da prendere nei momenti più difficili di un'esistenza, non ci si può tirare indietro. Siamo una grande Assemblea legislativa e sapremo comportarci di conseguenza", erano state le parole della presidente dell'Assemblea legislativa Emma Petitti, circa un anno fa, in merito alla decisione della Consulta di garanzia statutaria dell'Emilia-Romagna di ritenere ammissibile la pdl 'Liberi Subito'. Nella Regione la proposta popolare è stata depositata a luglio 2023 con 7.300 firme sulle 5mila necessarie.

In Lombardia saranno depositate invece domani le oltre 8.000 firme raccolte per portare in Consiglio regionale la proposta 'Liberi Subito', in seguito quindi si deciderà sull'ammissibilità e in caso positivo l'iter potrebbe proseguire fino all'Aula.

In Friuli Venezia Giulia la proposta di legge regionale sul fine vita (depositata ad agosto 2023 con oltre 8.000 firme sulle 5.000 necessarie) è stata incardinata in Commissione Sanità e le audizioni degli esperti si sono concluse il 22 novembre. Ma il giorno dopo non è stata trovata nessuna intesa bipartisan sul tema. Troppo distanti le posizioni tra i due poli: da una parte il blocco del centrosinistra che, forte della sentenza della Corte Costituzionale del 2019, aveva auspicato una legge regionale che regoli il suicidio medicalmente assistito, in attesa di un intervento del Parlamento e in linea con i contenuti della proposta di legge popolare firmata in Fvg da 8mila cittadini. Dall'altro il centrodestra che, forte del recente intervento dell'Avvocatura, nel metodo aveva considerato impercorribile la strada della norma regionale - come ha ribadito in aula lo stesso governatore Massimiliano Fedriga - e nel merito punta sul rafforzamento delle cure palliative e della terapia del dolore per i malati terminali. A seguito del lungo dibattito si era votate le mozioni ma si è riusciti ad approdare a un documento unitario auspicato dal centrosinistra.

"La bocciatura da parte del Consiglio Regionale del Veneto della proposta di legge di regolamentazione procedurale e amministrativa del contenuto della sentenza n. 242/19 della Corte Costituzionale è un fatto grave, che limita i diritti di autodeterminazione e di scelta degli individui, che ignora il grido di dolore di tante persone e dei loro cari". Così Alessandro Zan, responsabile Diritti della segreteria nazionale del Pd.

"Il Gruppo del Partito Democratico (a eccezione della consigliera Bigon che ha deciso autonomamente di votare in dissenso dal gruppo) ha votato convintamente a favore della proposta di legge popolare regionale, in piena sintonia con l’indicazione della segreteria nazionale Pd, con cui, nel corso di queste settimane, c’è sempre stato un costante dialogo. Il Consiglio Regionale, che non doveva esprimersi sull’introdurre o meno il suicidio assistito per malati terminali, diritto già garantito dalla Corte Costituzionale, era chiamato a regolamentare la pratica sotto il profilo amministrativo e procedurale".

"Per questo il voto contrario della destra appare ipocrita e sordo rispetto alle sofferenze e ai diritti delle persone malate terminali; così come, nel rispetto delle convinzioni e nelle idee di ciascuno, è doveroso sottolineare che, scegliendo l’astensione e non l’uscita dall’Aula al momento del voto determinando assieme alla destra lo stop della legge, la consigliera Bigon ha agito contro la linea del gruppo del Partito Democratico che considera una legge sul fine vita, nel solco della sentenza della Corte, una battaglia di civiltà prioritaria. Per questo anche in Parlamento, sostenendo la nostra proposta di legge, continueremo a lottare per dare al Paese una norma adeguata ed efficace, per rispondere alla richiesta della stragrande maggioranza degli italiani di fare questo passo e arginare una destra che si conferma reazionaria e oscurantista".

"Una vita non ha prezzo. E’ un valore che non può essere calpestato. Il compito delle istituzioni, secondo la nostra visione politica, è un altro: difendere la vita fino all'ultimo. In Veneto ha vinto la cultura della cura e dell’attenzione nei confronti del malato. C’è molto da fare, soprattutto per implementare a tutti i livelli le cure palliative. Questa è la strada da percorrere per tutelare la dignità della persona in tutte le fasi della sua vita, anche quando è più fragile". Lo afferma il senatore e presidente nazionale dell'Udc Antonio De Poli all'indomani del voto sul fine-vita in Consiglio regionale del Veneto.

18 Gennaio
Foto: pixabay
Autore
Claudio Mascagni

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