Cookie Consent by FreePrivacyPolicy.com
Loader

Lapierre, ritratto di un uomo generoso

lapierre.jpg

Lo scrittore francese, scomparso ieri, con 'La città della gioia' descrisse la disperata situazione dell'India

Ha utilizzato la sua grande fama internazionale di romanziere per mettere in moto una gigantesca macchina della solidarietà, soprattutto in favore dei diseredati dell'India, alimentata con i diritti di autore dei suoi libri venduti in ogni parte del mondo: lo scrittore e giornalista francese Dominique Lapierre, autore del best seller "La città della gioia" venduto in oltre 10 milioni di copie e tradotto in quaranta lingue, è morto all'età di 91 anni. La notizia della scomparsa è stata data dall'Asha Bahvan Center di Calcutta, da lui stesso creato, ed è stata confermata da Mondadori, il suo editore italiano. Nel giugno 2012, a causa di una caduta, Lapierre era entrato in coma e da allora aveva perso progressivamente l'uso della parola e della capacità di scrivere.

Grazie all'amicizia e al sostegno di Madre Teresa di Calcutta, Lapierre ha finanziato dispensari medici, scuole e centri per la lotta alla lebbra e alla tubercolosi in varie parti del mondo. Lascia la moglie Dominique Cochon e la figlia Alexandra Lapierre, nota in Italia per le sue appassionate biografie storiche pubblicate da Mondadori.

Nato a Châtelaillon, La Rochelle, il 30 luglio 1931, a soli 17 anni Dominique Lapierre lasciò Parigi con soli 30 dollari in tasca: lavorò a bordo di una nave, sbarcò negli Stati Uniti e viaggiò per 30.000 miglia lungo il continente americano. Quest'avventura consegnò a Lapierre il suo primo best seller, "Un dollaro mille chilometri" (il Saggiatore, 2003). Nel frattempo aveva iniziato la carriera di giornalista, diventando corrispondente di "Paris Match" per quattordici anni. Mentre terminava il servizio militare nel 1954 incontrò un soldato americano di nome Larry Collins (1929-2005) e da quest'incontro nacque una duratura amicizia ed un proficuo sodalizio. Anni dopo il giornalista francese e il giornalista statunitense avrebbero, infatti, collaborato ad alcuni romanzi memorabili - pubblicati in Italia da Mondadori - come "Parigi brucia?", da cui è stato tratto l'omonimo film di René Clément (1966), "Alle cinque della sera", "Gerusalemme! Gerusalemme!", "Stanotte la libertà", "Il quinto cavaliere", "New York brucia?".

Dopo aver soggiornato a lungo in India con l'obiettivo di ricostruire le vicende dell'indipendenza indiana, dagli anni Settanta Lapierre ha vissuto tra i diseredati della bidonville di Pilkhana. Nel 1981 fondò con il reverendo James Steven un'associazione umanitaria a favore dei bambini affetti da lebbra nei sobborghi di Calcutta, sostenuta anche dai diritti d'autore dei suoi successi letterari. Lapierre tornò poi a Calcutta, dove visse per più di due anni negli slums con i suoi "figli indiani": narrò quest'esperienza in "La città della gioia" (Mondadori, 1985), best seller che racconta la storia della sopravvivenza della popolazione di uno dei sobborghi più poveri dell’India. Il libro è diventato anche un film del regista Roland Joffé nel 1992.

A Calcutta Lapierre diventò anche un intimo collaboratore di Madre Teresa che gli concesse l'esclusiva per un film sulla sua vita e sul lavoro delle sue consorelle, Le Missionarie della Carità. I diritti d’autore dei suoi libri hanno contribuito a finanziare l'associazione “La cité de la Joie de Dominique Lapierre" fondata con sua moglie Dominique Cochon, per sostenere i numerosi suoi progetti che si occupano "dei più poveri tra i poveri".

Nel 1982, con il sostegno di Madre Teresa di Calcutta, ha fondato, sempre insieme alla moglie, anche l'associazione Action pour les enfants des lépreux de Calcutta. Lapierre ha raccontato questa esperienza anche in "India mon amour" (il Saggiatore 2011), un inno alla vita e alla speranza, in cui la storia di un uomo che ha dedicato sé stesso agli ultimi si incontra con quella di uno straordinario paese-continente.

Lapirre ha continuato a scrivere e pubblicare libri di grande successo come "Più grandi dell'amore", "Mille soli", "Gli eroi della città della gioia", "C'era una volta l'Urss", "Luna di miele intorno al mondo", "Un arcobaleno nella notte", "Gli ultimi saranno i primi". Nel 2001, con Javier Moro, ha scritto "Mezzanotte e cinque a Bhopal".

Nel corso degli anni l'associazione La Cité de la Joie ha raccolto fondi per 14 differenti progetti umanitari, tra cui scuole, lebbrosari, pozzi, laboratori, strutture per disabili e programmi di vaccinazioni, aiutando globalmente centinaia di bambini in difficoltà. Tutto iniziò con il Centro Udayan (che significa Resurrezione) in Bengala, gestito dal reverendo James Stevens, l'uomo che Madre Teresa di Calcutta presentò allo scrittore agli inizi degli anni Ottanta. Il centro, che ospitava e dava un futuro a bambini affetti da lebbra, rachitismo, tubercolosi e altre malattie, rischiava di chiudere. Lapierre non si limitò a un gesto di beneficenza. Nel 1982, tornato in Francia, fondò l'associazione per continuare a dare un sostegno tangibile e continuo agli "ultimi" della Terra. Da allora molti ragazzi vengono assistiti con adozioni a distanza, e riescono così a crearsi un futuro e una professione.

Gli istituti, integrandosi con la realtà del territorio sono numerosi e situati in diverse località dell'India. Centinaia di giovani vi trovano rifugio e scolarizzazione e numerosi operatori locali vengono assunti come educatori. Le strutture garantiscono cure mediche e sostegno anche a popolazioni distanti dalle grandi città.

Grazie alla gigantesca macchina di solidarietà messa in moto da Dominique Lapierre, sono stati creati dei veri e propri "battelli-ospedale" che portano aiuto in diverse zone situate nel delta del Gange altrimenti poco raggiungibili, e avviati diversi programmi sanitari, come quello di debellamento della tubercolosi riguardante una popolazione di circa otto milioni di abitanti, in collaborazione con la Ong Shis a Bhangar. L'ultimo progetto voluto da Dominique Lapierre è l'Asha Bahvan Center che accoglie più di 300 bambini e adolescenti disabili della periferia di Calcutta.

 

1 anno fa
Autore
Paolo Martini

Commenti