La ludopatia, male di questi tempi moderni
Questo disturbo mentale si caratterizza per un comportamento problematico di gioco d’azzardo ricorrente, persistente, e compulsivo.
Da tempo, più o meno da due o tre anni, sulla facciata della sede comunale della mia città, Fondi (Latina), campeggia uno striscione che riporta una scritta preoccupante: il gioco d’azzardo distrugge la vita. E’ questo un monito, direi, piuttosto allarmante, che, rivolto a tutti i cittadini, presuppone una malessere oscuro che investe l’intera comunità.
Tuttavia, se l’Amministrazione si è preoccupata di avvertire la città nel modo così eclatante, avrà avuto le sue buone ragioni, cioè ha raccolto le prove concrete che avvalorano il monito.
Ho voluto, allora, costatare di persona l’entità di questo malessere.
Infatti, un sabato, sul far della sera, ha fatto una specie di perlustrazioni nelle sale giochi, nei pub, nei bar e negli altri ritrovi pubblici che conosco e, purtroppo, ho potuto verificare che effettivamente pullulavano di clienti affaccendati nel trattare scommesse di ogni genere sull’equitazione, al gioco del calcio, e in tante altre specialità sportive. In più una moltitudine di giovani e meno giovani occupata a smanettare intorno alle slot machine con un fare frenetico e imprecando e bestemmiando ad ogni giocata.
In mattinata poi, sul tardi, ho visitato anche alcune tabaccherie che sapevo abilitate alla vendita dei gratta e vinci, e all’accettazione di altre scommesse tipo bingo e del lotto. Con mia grande sorpresa ho assistito ad un andirivieni di avventori, in massima parte di genere femminile. Donne di media età, massaie in prevalenza, poi giovani e meno giovani.
Ho potuto anche analizzare, il tipo di umanità che frequenta simili luoghi, in quanto conosco molte di quelle persone.
La tipologia appartiene alla piccola e media borghesia che va dai 18 ai 60 anni, poco abbiente, sfaccendata, disadattata o disoccupata. Si tratta di gente ovviamente sola che cerca di sopravvivere al loro malessere esistenziale, cullando il sogno di una eventuale colossale vincita, affogando il loro tempo nell’illusoria speranza di una fuggevole soddisfazione.
Tutto questo la scienza ha definito tale comportamento con una sola parola “ludopatia”. E’ nota anche come “gambling” disturbo da gioco d’azzardo o dipendenza da gioco. Cioè è un disturbo mentale con un comportamento problematico di gioco d’azzardo ricorrente, persistente,e compulsivo. Si caratterizza come una sindrome da gioco con vincita in denaro, che implica la scommessa di denaro o di oggetti di valore sui risultati di un gioco d’azzardo, di una gara o di un altro tipo di evento il cui esito è incerto e attribuibile al caso, e non all’abilità del giocatore. Questa seppur remota probabilità di vincita più o meno consistente sollecita le aree cerebrali coinvolte nel sistema della ricompensa in modo del tutto analogo a quanto farebbero l’abuso alcolico o di sostanze psicotrope, procurando esaltazione e piacere nell’immediato.
La propensione al gioco patologico può essere esasperata da periodi di difficoltà e stress in ambito lavorativo (perdita o peggioramento delle condizioni di lavoro, cassa integrazione, pensionamento ecc.) o familiari (divorzio, lutto, malattia di un parente stretto ecc.) oppure in caso di insorgenza/aggravamento di stati ansiosi e depressioni non trattati.
Secondo l’OMS, la prevalenza globale del disturbo da gioco d’azzardo nella popolazione adulta è del 2,9%, con milioni di adolescenti coinvolti. In Italia, secondo della statistica del 2022 dell’Istituto Superiore dei Sanità, la prevalenza della ludopatia è del 3,2%, ed è più comune e dall’esordio più precoce negli uomini di giovane età con basso reddito o basso livello di istruzione. La popolazione più a rischio sarebbe quella di adolescenti e dei giovani adulti, con tasso di prevalenza stimato fino 8%”.
Chi soffre di ludopatia, tuttavia, continua a giocare d’azzardo nonostante gli sforzi che mette in atto per tenere sotto controllo il comportamento. Come in altre dipendenze, la persona cerca avventura ed eccitazione e finisce per intensificare gradatamente il comportamento di gioco.
Per recuperare il denaro perduto, lo intensifica ancor di più, mettendo a rischio le sue finanze e la sua vita personale o perfino mettendo in atto condotte antisociali come la truffa o il furto. Ultimamente, addirittura, è balzato alla cronaca l’operato di un tale che per procurarsi il necessario denaro, ha ammazzato la nonna per sottrarle la pensione e, dopo, anziché fuggire, è andato di corsa nella sala giochi a dissipare il maltolto.
Non si creda, però, che tale malessere appartenga a classi più o meno disagiate. E’ risaputo che la malattia del gioco, è molto diffusa anche nelle categorie di persone di ceto superiore.
Chi soffre di ludopatia, non riesce a gestire e resistere all’impulso di giocare elevate quantità di denaro. Si tratta di una condizione seria che può impattare gravemente la salute mentale di chi ne è affetto e inficiarne il funzionamento in diversi aspetti della vita, come le relazioni familiari e sociali e le finanze personali. Il soggetto che ne è affetto è perennemente alla ricerca del denaro da sacrificare al soddisfacimento del proprio impulso.
Esiste poi il sottobosco delle case clandestine da gioco, dove si pensa scorra un fiume di denaro con puntate da capogiro al gioco del baccarat, dello chemin de fer, dello zecchinetta, del black jack, del poker, ecc.
Purtroppo oggigiorno la diffusione del gioco è affidata anche all’emanazione annuale della lotteria di Capodanno, e ai mezzi televisivi, con grave impatto dei telespettatori che ne sono pericolosamente contagiati. Ne citiamo soltanto due che sono molto seguiti dagli spettatori.
Su RAI 1, ad esempio, vanno in onda due trasmissioni. La prima è “L’eredità” alle ore 18,45: un programma a premio di denaro, che implica anche un certo bagaglio culturale, successivamente, dopo il telegiornale, segue uno spettacolo di grande successo, chiamato “Affari tuoi”. E’ un gioco che consiste nel distribuire a caso n.20 pacchi sigillati a rispettivi concorrenti con all’interno segnati dei valori che vanno dallo 0 a 300.000 euro. E’ questo un programma impostato tutto sulla fortuna. Il miraggio del massimo premio delle 300.000 spinge, per ingordigia, il concorrente a rifiutare le varie offerte di denaro che gli vengono fatte, sperando che nel proprio pacco ci sia la somma più alta. Alla fine, però, più delle volte, il concorrente si deve accontentare con pochi euro e, spesso, va via senza un soldo di vincita. E’ un gioco spietato e denota, anche in questo caso, come il gioco rende dipendente chi ne è troppo preso.
Vi sono altre televisioni ad offrire più o meno quiz in cui vi sono in palio somme di denaro e questo non fa altro che inculcare nella gente il senso della scommessa, di mettersi in gioco, di puntare ad una improbabile vincita che possa dare una sterzata in meglio alla loro esistenza. In chiusura, chi soffre di ludopatia, non riesce a gestire e resistere all’impulso di giocare elevate quantità di denaro. Si tratta di una condizione seria che può impattare gravemente la salute mentale di chi ne è affetto e inficiarne il funzionamento in diversi aspetti della vita, come le relazioni familiari e sociali e le finanze personali. Il soggetto che ne è affetto è perennemente alla ricerca del denaro da sacrificare al soddisfacimento del proprio impulso.
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