La tragedia eterna in un abbraccio comune
Non resta che scavare nella vita dei tre giovani che hanno perso la vita durante la piena del Natisone
Le tragedie ormai siamo abituate a condividerle con dei fotogrammi. Condividere è il termine più idoneo, perché è un verbo che ormai fa sponda con rimbalzare. E prevede il suo terminale con i social. E quando parliamo di condivisione ci riferiamo anche a un lato umano, che nasce da uno stato d’animo. Condividiamo, poi, con una foto. Non condividiamo una foto. Ma andiamo oltre. Condividiamo il nostro sdegno, rabbia (finanche gioia), con un’immagine. E la foto che non riesco a scacciare in questi giorni è quella dei tre ragazzi abbracciati sul greto di un fiume che provano a resistere alla corrente. La tragedia la conosciamo. Nel pomeriggio del 31 maggio viene lanciato l’allarme di tre giovani rimasti bloccati lungo il corso del Natisone per l’impetuosità dell’acqua, cresciuta sensibilmente per l’acquazzone violento e improvviso che ha gonfiato il fiume e che si adagia proprio in quello slargo.
Di quella tragedia resta il fotogramma di quella fratellanza nella disperazione, di quell'abbraccio che dimostra una fragilità umana, impotente, fatalista. In presa diretta vigili del fuoco e curiosi documentano la morte dei ragazzi, pietrificati dal terrore e travolti dalle acque. In queste tragedie poi scatta la caccia alle cause e alle responsabilità, dall’inesperienza dei giovani (oltre al panico che ne ha bloccato ogni reazione) ai soccorsi fino ai curiosi che piuttosto che aiutare documentavano (ma in che modo se erano già attivi i vigili del fuoco?).
Resta un fotogramma di giovani vite spezzate, di sogni appena accennati, di obiettivi appena rincorsi e sfiorati. Non resta che scavare nella vita dei tre giovani per ricordarli, quasi fosse un obbligo narrativo per rievocare una sorta di Spoon River in salsa friulana. Così sai che Patrizia Cormos, 20 anni, aveva appena sostenuto un esame all’Accademia delle Belle Arti di Udine, che Bianca Doros, 23 anni, era fidanzata con Cristian Casian Molnar, 25 anni, che era partito dalla Romania per andare a trovare il fratello in Austria e poi continuare la gita sul greto del fiume. E ti accorgi di come la vita è un intersecarsi di piccole banalità e di insignificanti dettagli, di sliding doors perverse e di appuntamenti rimandati. O anticipati.
Di quella tragedia resta il fotogramma di quella fratellanza nella disperazione, di quell'abbraccio che dimostra una fragilità umana, impotente, fatalista. In presa diretta vigili del fuoco e curiosi documentano la morte dei ragazzi, pietrificati dal terrore e travolti dalle acque. In queste tragedie poi scatta la caccia alle cause e alle responsabilità, dall’inesperienza dei giovani (oltre al panico che ne ha bloccato ogni reazione) ai soccorsi fino ai curiosi che piuttosto che aiutare documentavano (ma in che modo se erano già attivi i vigili del fuoco?).
Resta un fotogramma di giovani vite spezzate, di sogni appena accennati, di obiettivi appena rincorsi e sfiorati. Non resta che scavare nella vita dei tre giovani per ricordarli, quasi fosse un obbligo narrativo per rievocare una sorta di Spoon River in salsa friulana. Così sai che Patrizia Cormos, 20 anni, aveva appena sostenuto un esame all’Accademia delle Belle Arti di Udine, che Bianca Doros, 23 anni, era fidanzata con Cristian Casian Molnar, 25 anni, che era partito dalla Romania per andare a trovare il fratello in Austria e poi continuare la gita sul greto del fiume. E ti accorgi di come la vita è un intersecarsi di piccole banalità e di insignificanti dettagli, di sliding doors perverse e di appuntamenti rimandati. O anticipati.
5 Giugno
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