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Il mondo delle pelli e della concia è in ripresa

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Assopellettieri annuncia che nei primi 9 mesi del '22 superati livelli pre-Covid: 'cauto ottimismo offuscato da timori per caro materie prime ed energia'

Nel 2022 la pelletteria "ha confermato il trend positivo osservato in tutto il periodo post-pandemico e, anzi, nei primi 9 mesi del 2022 ha raggiunto e superato i livelli del pari periodo del 2019". Lo dichiara Franco Gabbrielli, presidente di Assopellettieri, comunicando i dati congiunturali relativi ai primi nove mesi dell'anno appena concluso. "La nostra industria sta rispondendo bene e, oltre al recupero in termini di acquisti al dettaglio in Italia (+8,6% in valore nei primi 9 mesi 2022), quello che ci conforta è un discreto incremento a doppia cifra nelle vendite estere (+15,7%), soprattutto verso Stati Uniti, Corea Del Sud, Giappone e alcuni Paesi europei, e un aumento generale del fatturato”, aggiunge Gabbrielli.

Eppure nel terzo trimestre si rilevano "segnali di minor dinamismo", che spaventano il settore, preoccupato per l'aumento dei prezzi di materie prima ed energia e dall'ondata di contagi che sta travolgendo la Cina, imponendo controlli a chi arriva dal Paese asiatico.

Il consolidamento della domanda ha favorito i trend positivi di produzione (+9,2%) e fatturato (+14,7% tra le aziende del campione di associati), anche se - evidenzia l'associzione di settore - "le medie nascondono un quadro molto diversificato: le griffe e l’alto di gamma volano mentre molte pmi restano su livelli di fatturato inferiori al pre-pandemia (il 46% dei rispondenti alla rilevazione condotta per Assopellettieri dal centro studi di Confindustria Moda)". E arretrano le quantità esportate: -3,2% i chili sull’analogo periodo 2021 (e addirittura -12% nel terzo trimestre), con un balzo del prezzo medio del +20%.

Tra i mercati esteri, aumenti considerevoli si registrano in Francia (+31% in valore), Stati Uniti (+54,5%), Corea del Sud (+38,6%) ed Emirati (+74%). E’ ripartito il Regno Unito (+36,2%), dopo il crollo successivo alla Brexit, seppure presenti tuttora un gap non trascurabile con tre anni addietro (-28%). Inferiore alla media la crescita in Cina (+12,8%, con un -13% in quantità), circoscritta per lo più alla fascia lusso (prezzo al chilo +30% circa). In calo Hong Kong. Pesanti poi le flessioni in Russia (-22,8%) e Ucraina (-53%), scivolate rispettivamente al 17° e al 58° posto della graduatoria in valore: dall’inizio del conflitto l’export verso questi due paesi segna un calo complessivo del -41,4%.

1 anno fa
Foto: pixabat
Autore
Claudio Mascagni

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