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Alexei Navalny avvelenato lentamente

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Mentre si alza lo sdegno della comunità internazionale si azzarda la morte naturale improvvisa

Alexei Navalny potrebbe essere stato vittima di "lento avvelenamento iniziato nell'agosto" dello scorso anno. E' quanto denuncia il sito di opposizione russa "Sota", che cita due fonti di alto livello del Comitato investigativo, secondo quanto rilanciato su X da Anton Gerashenko, consigliere del ministero dell'Interno ucraino. Il principale 'sponsor' dell'uccisione dell'oppositore sarebbe stato Alexander Bastrykin, capo del Comitato, che aveva in odio Navalny da quando aveva indagato su di lui nel 2012.

Secondo le fonti, dopo l'arresto del blogger, Bastrykin aveva chiesto il permesso del presidente russo Vladimir Putin di ucciderlo mentre era detenuto nella colonia penale, con il sostegno del capo del Servizio penitenziario federale, Arkady Gostev. 'Licenza di uccidere' con un lento avvelenamento che sarebbe arrivata nell'agosto scorso come 'regalo' per i 70 anni di Bastrykin. Secondo il piano originale, Navalny sarebbe già dovuto morire per problemi cardiovascolari prima della fine dell'anno, ha 'resistito' fino a ieri.

Un biochimico intervistato da Sota ha spiegato che se le informazioni sul trombo che ha causato la morte di Navalny sono corrette, questo potrebbe essere stato provocato da qualsiasi sostanza coagulante, che, data la mancanza di acqua in carcere e il regime di tortura, porterebbe inevitabilmente alla coagulazione del sangue e, di conseguenza, alla morte.

Alexei Navalny sarebbe stata vittima della "sindrome da morte improvvisa", termine generico che identifica i decessi conseguenza di malattie cardiache, talvolta misconosciute, che causano nella vittima fibrillazione ventricolare e arresto cardiaco. Secondo i risultati di una Commissione internazionale, a cui ha partecipato anche il Centro Cardiomiopatie e l’Unità di riabilitazione cardiologica della Fondazione Auxologico Irccs, ogni anno, in tutto il mondo, le morti improvvise sono ancora 4-5 milioni, 300mila in Europa. L’infarto miocardico rimane la causa principale, ma soprattutto nei giovani e negli atleti hanno un ruolo di primo piano le malattie aritmogene ereditarie come le cardiomiopatie e le canalopatie. La sindrome di Brugada, inoltre, è una malattia genetica che predispone al rischio di aritmie ventricolari maligne e può essere causa di morte improvvisa in giovani adulti con cuore strutturalmente sano.

La morte improvvisa si verifica inaspettatamente, entro un’ora dalla comparsa dei primi sintomi. "E' il caso della persona che al mattino si sente bene e improvvisamente collassa in metropolitana", spiegano gli esperti. In alcuni casi la vittima ha una nota patologia cardiaca, ma più frequentemente la morte cardiaca improvvisa è la prima manifestazione della malattia. Infarto del miocardio e malattie coronariche, croniche o acute, sono le cause di morte improvvisa in circa 3 casi su 4 nella popolazione al di sopra dei 40 anni, mentre gli altri casi sono dovuti ad anomalie del muscolo cardiaco (cardiomiopatie) o dei canali ionici (canalopatie), entrambe per lo più di carattere ereditario che rappresentano la causa più frequente di morte improvvisa tra i giovani.

È ancora molto complesso individuare le persone a rischio di arresto cardiaco improvviso - affermano gli esperti - e attualmente la prevenzione e la gestione dei fattori di rischio tradizionali per le malattie coronariche e l’infarto (ipertensione, ipercolesterolemia, sedentarietà, fumo, diabete) sono verosimilmente il modo più efficace per ridurre il numero di morti improvvise. Se questo numero è rimasto stabile per diversi anni, malgrado gli investimenti fatti per migliorare la prevenzione, le probabilità di sopravvivere a un arresto cardiaco potrebbero essere migliorate significativamente, secondo gli esperti, che ricordano: in caso di arresto cardiaco, i fattori chiave che portano a una migliore sopravvivenza sono semplici e ben noti, massaggio cardiaco immediato e l'uso di un defibrillatore prima dell'arrivo dei soccorsi.

18 Febbraio
Foto: pixabay
Autore
Claudio Mascagni

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