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Il Sud globale si smarca per la pace

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In Svizzera si comincia a parlare di pace nel mondo ma cin sono defezioni importanti. L'Ucraina 'chiama' la Russia

Anche il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha detto di non avere “problemi” con il fatto che anche la Russia debba essere coinvolta in eventuali negoziati di pace, poiché "è chiaro che, per mettere fine alla guerra, bisogna avere entrambe le parti al tavolo. Il mio lavoro e la priorità del presidente Zelensky - ha aggiunto - è portare l'Ucraina al tavolo nella posizione più forte possibile”. Il ministro degli Esteri svizzero, Ignazio Cassis, ha detto che, “a un certo punto”, la Russia dovrà essere coinvolta, ma dipenderà anche da quale “percorso” si sceglierà per arrivare alla pace. Ha anche accennato alla possibilità che il presidente Putin possa viaggiare verso la Svizzera senza essere arrestato, come ha chiesto la Corte Penale Internazionale, che lo chiama a rispondere di crimini di guerra documentati.

Il Segretario di Stato della Santa Sede, Pietro Parolin, ha sottolineato che “l’unico mezzo per raggiungere una pace stabile e giusta" in Ucraina "è il dialogo tra tutte le parti coinvolte" nel conflitto. Ha aggiunto che la Santa Sede "esprime la speranza che gli sforzi diplomatici attualmente promossi dall'Ucraina e sostenuti da così tanti Paesi vengano migliorati, per raggiungere i risultati che le vittime meritano e in cui spera il mondo intero”. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ribadito che la scelta fatta dall’Italia di difendere una nazione aggredita come l’Ucraina è stata giusta, anche perché, ha ricordato, se Kiev non fosse stata aiutata, oggi non ci sarebbe stato un incontro per parlare di pace. Ha anche ripetuto che il nostro Paese starà al fianco dell’Ucraina “per tutto il tempo necessario” , che fa “la sua parte” e che “non si tira indietro”. Zelensky ha anche spiegato per quale motivo, nella primavera del 2022, Russia e Ucraina non riuscirono a chiudere un accordo per porre fine alla guerra iniziata il 24 febbraio 2022. Secondo il presidente ucraino, l’intesa non venne trovata "perché gli ultimatum non sono negoziati".

Nell'aprile scorso su Foreign Affairs Samuel Charap e Sergey Radchenko hanno documentato, in un articolo molto informato, come Mosca e Kiev fossero arrivati, all'epoca, molto vicini a chiudere un accordo che avrebbe potuto porre fine al conflitto, alcune settimane dopo l'avvio dell'invasione su larga scala dell'Ucraina. Putin, ha ricordato Zelensky, "è arrivato con i carri armati, ha circondato la nostra capitale" e le truppe russe hanno commesso "atrocità" come quelle di Bucha, scoperte e rivelate al mondo nell'aprile 2022.

Gli "ultimatum" che Putin impose allora, continua Zelensky, "non sono molto diversi dalle proposte di due giorni fa. Putin non ha proposte, ha solo ultimatum, che gli danno l'opportunità di fare una pausa". Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, da Mosca, ha ribadito la validità delle condizioni dettate da Putin: "Probabilmente un politico che pone gli interessi della patria al di sopra dei suoi, e anche dei suoi padroni, penserebbe a una proposta del genere", ha detto. Secondo Zelensky, gli accordi di Minsk "erano una pausa per preparare l'invasione". Putin, ha osservato, ha bisogno di "pause", anche perché "ha perso il suo esercito bene addestrato" e quindi gli occorre tempo per riorganizzarsi. Nella primavera del 2022, secondo quanto documentato da Foreign Affairs tre mesi fa, sia il presidente ucraino che quello russo si dimostrarono pronti a fare concessioni che possono apparire sorprendenti oggi: addirittura Mosca sarebbe stata disponibile ad accettare l’adesione di Kiev all’Ue, a patto che non entrasse nella Nato.

Mosca e Kiev non riuscirono ad accordarsi anche perché l’Occidente avrebbe dovuto, secondo lo schema del comunicato di Istanbul, canovaccio di un possibile trattato, fornire all’Ucraina garanzie di sicurezza tali da implicare, in futuro, il rischio di un conflitto diretto tra la Nato e la Russia. L’adesione o meno di Kiev alla Nato, i cui leader si riuniranno a Washington il mese prossimo, è uno dei nodi principali del conflitto, insieme alle garanzie di sicurezza che l'Ucraina legittimamente chiede, dopo aver ceduto a Mosca il proprio cospicuo arsenale nucleare nel 2002, dietro pressione degli Usa. I politici ucraini confidarono allora nel memorandum di Budapest, rivelatosi poi insufficiente.

Nel comunicato di Buergenstock a queste questioni cruciali non si fa cenno. Anche su queste verterà un eventuale futuro negoziato tra Zelensky e Putin. Ma, per arrivarci, si tenta di partire dalle questioni sulle quali le parti dovrebbero avere maggiore interesse a trovare un accordo: come evitare il rischio di un incidente atomico, come scongiurare crisi alimentari nel Sud del mondo, come facilitare lo scambio di prigionieri. Come ha detto il presidente della Finlandia Alexander Stubb, per parlare di pace da qualche parte bisogna pur cominciare.

17 Giugno
Autore
Giada Giacomelli

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