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Obbligo vaccinale per dare il colpo del ko al Covid

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Dal direttore dello Spallanzani Vaia al sottosegretario Sileri intenzionati a rendere obbligatorio l'antidoto per debellare il coronavirus

“L'aumento dei casi era prevedibile ma non c'è da allarmarsi: sta arrivando la stagione fredda, che favorisce la circolazione dei virus e la gente non usa più le mascherine”, dice il direttore sanitario dello Spallanzani, Francesco Vaia che, in una intervista al Corriere della Sera lancia un appello: “Bisogna incrementare le vaccinazioni e renderle obbligatorie per chi è a contatto con il pubblico”. “Quello che bisogna fare oggi - rileva Vaia - è spingere su due fasce di popolazione: soggetti fragili e anziani, ma anche su tutti i non vaccinati e gli immunizzati con una sola dose, che purtroppo sono tanti. Il governo deve compiere un’azione coraggiosa per prosciugare questo bacino e ampliare l’obbligo vaccinale a chiunque ricopre funzioni a contatto con il pubblico. E anche porre fine alla concezione del tampone come atto strategico per ottenere il green pass: il test è una fotografia del momento, non di ieri e non di domani. E non può surrogare il vaccino che, lo ripeto ancora, si è dimostrato un’arma efficace. È arrivato il momento di infliggere il colpo del ko al Covid”. Sulla eventualità di vaccinare i bambini Vaia ribadisce che “il mio non è scetticismo, il mio è realismo. Non vedo la necessità di proteggere una fascia anagrafica che non incide sulla curva epidemiologica. 

Come il ministro dell'Istruzione, il sottosegretario alla Salute Pier Paolo Sileri, in una intervista al Corriere della Sera ritiene giusto aprire al personale scolastico “una corsia preferenziale per ricevere la terza dose”. “È stato fatto per i sanitari e come loro docenti e operatori delle scuole lavorano in ambienti a rischio, a contatto con i giovani che sotto i 12 anni non sono immunizzati in quanto non è ancora disponibile il vaccino per la loro età”. Quindi, spiega Sileri, aggiungerebbe i dipendenti della scuola fra le categorie ad alta priorità “sempre rispettando però i sei mesi che devono intercorrere tra la seconda e la terza dose. Non c'è evidenza scientifica che sia necessario anticipare. Teniamo conto che gran parte del personale ha completato il ciclo in estate (il 90% con AstraZeneca) quindi c'è ancora un po' di tempo. Una decisione non è stata presa, se ne sta discutendo”.

Sul rialzo dei casi, Sileri spiega che “era previsto e le manifestazioni no vax di Trieste, dove si è avuta un'impennata di ricoveri, non hanno giovato. Sapevamo inoltre che i giovani under 20, che assorbono il 23% dei nuovi contagi, avrebbero rappresentato un margine di rischio. Oltre a prendere il virus lo portano a casa. Speriamo di avere al più presto il vaccino per questa fascia d'età che è stato appena sdoganato dalla FdA americana e non ancora dall'agenzia europea Ema. Ma è un andamento neppure lontanamente paragonabile a quello del Regno Unito”. Secondo Sileri, “vivremo un Natale libero. I casi continueranno a crescere ancora un po'. Grazie alla carta verde non subiremo restrizioni”.

Per quanto riguarda l’abolizione del passaporto verde il sottosegretario lo esclude “è prematuro parlare di un alleggerimento o addirittura dell'abolizione del green pass. Per almeno tre ragioni: i casi sono in aumento. L'indice di trasmissibilità basato sui casi sintomatici è in aumento e quello basato sui ricoveri ospedalieri ha superato la soglia epidemica; gli over 50 completamente scoperti, senza neppure una dose sono 2 milioni 731 mila circa e non sono ottimista sul fatto di poterli recuperare, nonostante le campagne di sensibilizzazione. L'unica risorsa sono i medici di famiglia e la persuasione porta a porta”. E poi “è in corso la somministrazione delle terze dosi, appena cominciata. I richiami cosiddetti booster, a operatori sanitari e over 60 per intenderci, sono 1 milione e 305 mila circa. Quelle addizionali, a immunodepressi e fragili, 262 mila”.

2 anni fa
Autore
Luciano Razzano

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