Primo incontro al Pentagono su risarcimenti USA in Afghanistan
Gli Stati Uniti discutono con i rappresentanti dei civili che hanno subito danni durante i raid usa
Un alto funzionario del Pentagono ha discusso di risarcimenti per la famiglia di Zamarai Ahmadi, una delle dieci vittime civili del raid americano sferrato alla fine di agosto in Afghanistan. A renderlo noto è stato il portavoce del ministero della Difesa di Washington, John Kirby. Il colloquio con i responsabili dell'associazione umanitaria per cui lavorava Ahmadi, è stato incentrato su un risarcimento e sul desiderio della famiglia dell'uomo di trasferirsi negli Stati Uniti. Al momento ancora nessun accordo definitivo è stato raggiunto.
All'incontro virtuale hanno preso parte Steven Kwon, fondatore e amministratore delegato dell'associazione per cui lavorava Ahmadi, Nutrition and Education International, e il sottosegretario alla Difesa Colin Kahl.
"Kahl ha osservato come il raid sia stato un tragico errore. Ahmadi e gli altri civili uccisi erano vittime innocenti che non avevano nessuna colpa né erano in alcun modo associabili all'Isis-K o riconducibili alle minacce contro le forze americane", ha proseguito Kirby. Nel raid sono morti la nipote Malika, oltre allo zio, i suoi sette cugini ed un altro bambino. Malika aveva due anni.
Il raid fu sferrato negli ultimi giorni di evacuazione e ritiro delle truppe americane dal paese. In un primo momento, il Pentagono difese il raid, sostenendo che alcune deflagrazioni successive alla prima dimostravano come nell'auto di Ahmadi vi fossero esplosivi.
Circa tre settimane più tardi, il leader dell'Us Central Command, generale Frank McKenzie, ammise che si era trattato di "un tragico errore" al termine di un'inchiesta su quanto accaduto. All fine di settembre Kirby annunciò che il segretario alla Difesa Lloyd Austin avrebbe appoggiato la richiesta di trasferimento della famiglia negli Stati Uniti, impegno ribadito da Kahl nel suo colloquio con Kwon.
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