C'era una volta la dieta mediterranea. I giovani mangiano diverso
Solo il 23% dei giovani tra i 18 e i 24 anni, quasi uno su 4, si allinea a questo stile alimentare
Oggi i giovani non solo faticano a praticare la Dieta Mediterranea, spesso neppure la riconoscono. E' quanto emerge dalla nuova indagine dell’Osservatorio Waste Watcher International ‘La Dieta Mediterranea in Italia: un’eredità di cui riappropriarsi’, diffusa in vista del 16 novembre, 14esimo anniversario del riconoscimento da parte dell’Unesco della Dieta Mediterranea quale Patrimonio culturale.
Secondo l'indagine, solo il 23% dei giovani tra i 18 e i 24 anni, quasi uno su 4, si allinea a questo stile alimentare, definendola però, imprecisamente, “un regime alimentare che prevede un consumo elevato di carne, pesce e latticini, con un ridotto apporto di carboidrati”. Va meglio in altre fasce anagrafiche: il 77% di chi ha fra 55 e 64 anni la riconosce come "uno stile di vita che include abitudini alimentari equilibrate, basate su olio d'oliva, cereali, frutta, verdura, pesce, carne moderata, e il rispetto della stagionalità e della biodiversità”. Complessivamente, il 72% degli intervistati dimostra di avere una comprensione adeguata della dieta ma a praticarla sono soprattutto i più anziani che ne fanno quasi una regola di vita: la segue infatti l’85% di chi ha oggi 65 anni, o più, e il 71% afferma di praticarla “sempre” o “spesso”.
Tuttavia, 1 italiano su 3 sembra seguirla a modo suo, affermando che la sua famiglia ha adottato “uno stile alimentare mediterraneo, con pasta e pizza”. D’altra parte, secondo l'Istituto Superiore di Sanità, solo il 5% della popolazione adulta italiana segue rigorosamente questo modello alimentare. La maggior parte (83,3%) presenta un’aderenza moderata) mentre solo il 4% degli intervistati si dichiara “attento alla sostenibilità”. Fra chi ha una definizione corretta della Dieta Mediterranea il 75% la segue regolarmente, contro il 60% di chi ne ha una percezione errata: una conoscenza precisa sembra quindi incentivare l’adozione di questo stile alimentare.
LE BARRIERE - Ma quali sono le ragioni di resistenza all’adozione della Dieta Mediterranea? Le principali barriere sono i costi elevati dei cibi freschi (42%) e la mancanza di tempo per predisporre i piatti (27%), indicazioni che salgono in modo significativo fra i giovani: è troppo costosa per il 50% dei 18-24enni e fa perdere troppo tempo per il 38% dei giovani. Ricerche condotte dal team Waste Watcher sul costo della spesa, però, dimostrano che il carrello settimanale della dieta mediterranea costa 7,28 euro in meno rispetto al carrello 'standard' (46,27 euro vs 53,55 euro). E in generale gli ingredienti freschi, come frutta e verdura di stagione, cereali, legumi e olio d’oliva, sono spesso più economici rispetto ai prodotti più elaborati. Mentre l’aspetto delle abitudini alimentari consolidate, che riguarda 1 italiano su 4 (il 26% degli intervistati) rappresenta un ostacolo sia per i più giovani sia per gli anziani, indicando una resistenza al cambiamento su entrambi i fronti generazionali.
"La perdita di un Patrimonio culturale e alimentare, qual è la Dieta mediterranea, sarebbe un danno gravissimo per le future generazioni. Il contrasto all'impoverimento alimentare dei ceti socio-economici meno abbienti e di una parte delle giovani generazioni è la sfida che abbiamo davanti per promuovere stili alimentari sani e sostenibili”, spiega l’economista Andrea Segrè, fondatore della campagna Spreco Zero, direttore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher International e autore, per Baldini+Castoldi, del libro 'La spesa nel carrello degli altri' (Segrè - Pertot). “Anche gli impatti negativi sulla salute e l'ambiente, in prospettiva, peggioreranno ulteriormente se non si interviene promuovendo un'azione capillare di educazione alimentare nelle scuole e interventi strutturali per contrastare la povertà alimentare adottando a livello locale politiche adeguate”, aggiunge Segrè.
Per il coordinatore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher International, Luca Falasconi, “se i poveri alimentari non hanno accesso a diete alimentari di valore nutrizionale adeguato, i giovani sembrano divisi in due fazioni che corrono su binari paralleli. In uno abbiamo coloro che hanno perso la percezione del valore del cibo e degli effetti della dieta su ambiente e salute, sull'altro abbiamo i giovani che abbracciano i valori della dieta sostenibile sia per la propria salute che per quella dell'ambiente. Per affrontare tutte le percezioni infondate, è fondamentale investire nell'educazione alimentare, chiarendo che la Dieta Mediterranea non solo è accessibile ma anche sostenibile. È cruciale fornire informazioni chiare e pratiche su come comporre pasti sani e sostenibili, per attrarre le nuove generazioni e rendere la Dieta Mediterranea un’opzione allettante. Ed è essenziale promuovere un punto d'incontro e uno scambio intergenerazionale”.
I DATI - Entrando nel dettaglio dell’indagine: le donne tendono a seguire la Dieta Mediterranea più fedelmente rispetto agli uomini, con consumi più alti di frutta e verdura. Il 24% delle donne consuma 11-15 porzioni settimanali di verdura, contro il 17% degli uomini, e il 21% delle donne consuma 11-15 porzioni di frutta, rispetto al 19% degli uomini. Gli uomini, invece, consumano più carne rossa e bevande alcoliche: il 49% degli uomini consuma 1-5 porzioni settimanali di alcol, rispetto al 42% delle donne. E ancora: 1 persona over 65 su 4 (25%) consuma 11-15 porzioni di verdura a settimana, contro l'8% della fascia 18-24 anni. Per la frutta, il 29% degli anziani consuma 11-15 porzioni settimanali, rispetto al 9% tra i 25-34 anni. Anche il consumo di olio extravergine di oliva è più frequente tra le persone di età più avanzata, mentre il consumo di carne rossa svetta decisamente fra i giovani: il 27% degli under 25 consuma carne rossa settimanalmente, contro solo l'11% degli over 65.
Anche i cluster geografici denotano differenze: mentre a Nord-ovest, il 25% della popolazione consuma 11-15 porzioni di verdura settimanali, al Sud solo il 12% raggiunge questo livello. Nelle Isole, invece, il 24% degli abitanti consuma 11-15 porzioni di frutta fresca, più di quanto non accada al Nord-Est e al Centro (18%). Conta anche il cluster sociale, naturalmente: le persone che si auto-includono nel ceto medio e medio-basso seguono maggiormente le raccomandazioni rispetto al ceto popolare. Nel ceto medio, il 22% consuma 11-15 porzioni settimanali di verdura, rispetto al 18% del ceto medio-basso. Anche per la frutta fresca, il 22% del ceto medio consuma 11-15 porzioni settimanali, contro il 17% del ceto medio-basso. E i comportamenti alimentari si riverberano nello stato di salute generale delle persone: i normopeso e sottopeso tendono a consumare più frutta e verdura rispetto a chi è in sovrappeso.
Come promuovere l’adozione della Dieta Mediterranea? La misura più apprezzata è l’educazione alimentare nelle scuole (64%), sostenuta soprattutto dagli over 55 (73%). Seguono le campagne di sensibilizzazione sulla salute (46%), elemento di particolare interesse sono le indicazioni offerte dai giovani: la preferenza dei 18-24enni non va tanto alle campagne di educazione alimentare quanto, più di 1 giovane su 2, il 58%, all’adozione di etichette che possano aiutare il consumatore nella scelta dei prodotti più idonei per seguire una dieta sana. E quasi 1 giovane su 3 (il 27%) propone di tassare i cibi non salutari.
DIETA MEDITERRANEA 'RICETTA' ANTISPRECO - Com’è noto, la Dieta Mediterranea ha una intrinseca efficacia antispreco, favorendo il recupero e riutilizzo del cibo. Fra il 2021 e il 2024 lo spreco alimentare domestico registra complessivamente una lieve riduzione per alcuni alimenti in Italia: lo spreco medio settimanale della frutta passa da 32,4 grammi a 27,1 grammi, quello dell’insalata da 22,8 a 22,3 grammi settimanali. Una tendenza che può essere attribuita alla crescente sensibilizzazione pubblica. Ma è in lieve aumento lo spreco del pane fresco (da 22,3 a 24,1 grammi settimanali), così come per la verdura che sale da 22,2 a 24,6 grammi settimanali.
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