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Guerra Ucraina: la Russia nuova dottrina sul Nucleare

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Putin firma il cambio di rotta dopo revoca Usa caveat su uso

Poco più di 24 ore dopo che gli Stati Uniti hanno fatto trapelare la notizia del via libera all'impiego, da parte delle forze ucraine, dei missili Atacms contro obiettivi in territorio russo, Vladimir Putin ha varato la nuova dottrina nucleare russa che estende l'impiego di armi nucleari "in risposta ad aggressioni contro la Russia da un qualsiasi Paese non nucleare con la partecipazione o il sostegno di un Paese nucleare".

Il Cremlino aveva ieri dichiarato che l'impiego degli Atacms direttamente contro la Russia avrebbe potuto innescare "una nuova ondata significativa di escalation". Almeno a livello retorico, la Russia ha intensificato l'impiego della minaccia nucleare dall'inizio dell'invasione in Ucraina. La nuova dottrina pubblicata oggi è il primo passo concreto dopo mesi di dichiarazioni da parte dei diversi esponenti dell'establishment.

Il decreto sui Fondamenti della Politica dello Stato nell'ambito della deterrenza nucleare, che aggiorna la precedente dottrina introdotta nel 2020, conferma che l'impiego di armi nucleari è da considerarsi come l'ultima risorsa per proteggere la sovranità del Paese. Ma l'emergere di nuove minacce e rischi militari - ed è questo il cambiamento importante: non si è più solo una minaccia all'esistenza stessa della Russia a poter innescare una risposta nucleare, ma una serie di altre minacce e rischi critici per la sovranità - ha portato la Russia a chiarire le condizioni per il loro impiego.

La nuova dottrina estende i Paesi e alleanze militari che sono oggetto di deterrenza nucleare, così come l'elenco delle minacce che tale deterrenza è chiamata a contrastare. La Russia, si precisa nel documento, considererà qualsiasi attacco di un Paese non nucleare sostenuto da un Paese nucleare come un attacco congiunto. La Russia si riserva anche il diritto di considerare una risposta nucleare a un attacco con armi convenzionali che minaccia la sua sovranità, il lancio su vasta scala di missili, droni e aerei nemici contro obiettivi nel territorio russo, il loro attraversamento del confine russo e un attacco contro la Bielorussia, suo alleato.

La dottrina russa considera come minaccia a cui sarà possibile rispondere con l'arma nucleare anche "il dispiegamento di sistemi di difesa missilistica da parte di potenziali avversari, missili a corto e medio raggio, armi di precisioni e ipersoniche non nucleari, droni e armi a energia diretta".

Mosca si riserva il diritto di usare armi nucleari in risposta ad attacchi con armi di distruzione di massa usati contro la Russia o uno dei suoi alleati, nel caso di una aggressione con armi convenzionali che minacci la sovranità o l'integrità territoriale della Russia o della Bielorussia.

La Russia aveva anticipato la revisione della dottrina nucleare lo scorso settembre, quando sembrava imminente il sollevamento dei caveat imposti da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia all'impiego dei missili con raggio finoa 300 chilometri forniti a Kiev per lanci oltre il confine. Un passo che, aveva detto allora il Cremlino, "avrebbe alterato in modo significativo la natura del conflitto", confermando che "i Paesi della Nato, gli Stati Uniti e i Paesi europei, sono in guerra con la Russia".

 

 

19 Novembre
Autore
Eugenio Scribani

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