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Tragedia di Brandizzo, una frase che “spiega” la mattanza

Stazione Ferroviaria di Brandizzo

“Se dico treno, buttatevi di là!”, queste le parole del caposquadra che rivelano una prassi insensata

“Se dico treno, buttatevi di là!”; la frase immortalata nell’ultimo video girato con il suo smartphone da Kevin Laganà, il caposquadra degli operai travolti da un treno a Brandizzo, rivela in maniera nuda e cruda come lavorare in cantieri ferroviari tra il passaggio di un treno e l’altro, facesse parte della quotidianità lavorativa della squadra.

Una squadra falcidiata da un treno che si è trovato a passare mentre gli operai lavoravano sui binari per portare a termine il compito di riparazione loro affidato.

Un bilancio tragico con cinque morti e 2 soli superstiti. Dell’incidente, della sua dinamica, di eventuali responsabilità, si sta occupando la Magistratura e se ne sta occupando anche il Parlamento.

La considerazione però è altra. Le normative di sicurezza in materia di lavoro, vietano in maniera tassativa ed esplicita che interventi come quelli che stava operando la squadra falcidiata a Brandizzo, si svolgano con la circolazione ferroviaria in corso.

Eppure è accaduto e i video del telefono del caposquadra rivelano come appunto quella fosse la prassi. Una prassi che purtroppo non è solo di quella squadra.

Una prassi, quella di venir meno alle prescrizioni di sicurezza per fare prima, per accorciare tempi e costi degli interventi, purtroppo propria non solo al settore ferroviario, ma a tanti altri settori del lavoro, in Italia come all’estero.

Nel caso del Belpaese poi, dalla lunga lista, purtroppo in continuo aggiornamento, dei morti sul lavoro, ci si rende conto come proprio il mancato rispetto delle prescrizioni di sicurezza previste dalla legge, rappresenti uno dei motivi più ricorrenti, o almeno rientri sempre tra le concause, che praticamente ogni giorno consegnano alle cronache nuove vittime del lavoro.

Una considerazione intollerabile che porta appresso tante altre considerazioni come quelle sui mancati controlli per far rispettare le regole, le mancate sanzioni, i lunghissimi processi per accertare le responsabilità eventuali di fronte al presentarsi delle tragedie e, non per ultimo, alla carenza di una cultura della sicurezza tale da ridurre i presupposti di negligenze che si rivelano poi fatali. 

1 anno fa
Autore
Luca Morazzano

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