Morta per trasfusione errata, parenti risarciti con 1,6 milioni
La donna di Colleferro aveva 77 anni, per il risarcimento ci sono voluti 14 anni
Dopo 14 anni dal decesso della paziente la Corte d'Appello di Roma ha confermato la sentenza del Tribunale di Velletri che nel 2020 aveva già condannato l'Asl Roma G a risarcire i figli e nipoti di una 77enne dei Castelli Romani.
La sentenza della Corte d'Appello del giugno 2025 è passata in giudicato ed è orami definitiva da 10 settembre e pertanto l'Asl Roma G dovrà pagare poco meno dei UnMilioneSeicentoMila euro ai figli e a due nipoti.
La vicenda era già balzata alle cronache della stampa visto che la 77enne era stata erroneamente trasfusa con una sacca di sangue destinata ad altra paziente che si trovava nel letto vicino.
La notizia era arrivata al Ministero della Salute e alla Regione Lazio che avevano avviato un'inchiesta chiusa sul nascere perché della trasfusione in cartella clinica non c'era nessuna traccia ma che solo in corso della causa era stata documentata dalla dichiarazione scritta del sanitario che aveva sbagliato paziente.
Infatti solo dopo ripetuti tentativi, il legale della famiglia della donna l'avvocato Renato Mattarelli ha finalmente ottenuto l'accesso agli atti da cui è emerso il rapporto dell'incidente trasfusionale dell'infermiere che ha proceduto all'infusione di sangue nonostante la terapia sia praticabile solo dal medico o alla presenza di un medico.
Prima il Tribunale di Velletri e dopo la Corte d'Appello di Roma – davanti cui l'Asl Roma G aveva impugnato la Sentenza di condanna del primo grado – hanno accolto e confermato la domanda dell'avvocato Renato Mattarelli riassumendo la vicenda: <<...Nella primavera del 2011 la 77enne accedeva al Pronto Soccorso del P.O. “Parodi Delfino” di Colleferro e qui successivamente ricoverata per 28 giorni e poi trasferita al Policlinico Umberto I di Roma dove, dopo 30 giorni di ricovero, decedeva per complicanze di una neuropatia autoimmune.La causa della morte, o comunque l'aggravamento delle condizioni di salute della paziente, era imputabile ai sanitari del P.O. di Colleferro per il grave ritardo diagnostico della neuropatia nonché per un errore trasfusionale (somministrazione di una sacca di sangue incompatibile destinato ad altro soggetto ricoverato) che provocava alla paziente un grave shock, la distruzione del sistema immunitario con il conseguente aggravamento della patologia neurologica fino all'exitus. Ciononostante i sanitari del P.O. di Colleferro: non si adoperavano con una adeguata terapia di contenimento dell'errore trasfusionale; non annotavano in cartella clinica la trasfusione di sangue incompatibile a futura memoria delle successive cure alla paziente; non informavano (dopo il trasferimento della paziente in altro P.O.) i medici del Policlinico Umberto I dell'errore trasfusionale, inducendoli in un ulteriore ritardo diagnostico e terapeutico che azzerava tutte le chanches di sopravvivenza della paziente. Inoltre, in via esemplificativa e non esaustiva, ai sanitari del PO di Colleferro andava imputata la dolosa omissione e manipolazione della cartella clinica; la mancata informazione e l'acquisizione di un valido consenso; il doloso trasferimento della paziente, mascherato da una richiesta di esame specialistico...>>.
Ora che la Sentenza è definitiva l'Asl Roma G dovrà pagare anche gli interessi legali (oltre 100mila euro) maturati dalla Sentenza del Tribunale del 2020 ad oggi. Interessi a carico della collettività che potevano essere evitati se non avesse appellato la Sentenza.
La sentenza della Corte d'Appello del giugno 2025 è passata in giudicato ed è orami definitiva da 10 settembre e pertanto l'Asl Roma G dovrà pagare poco meno dei UnMilioneSeicentoMila euro ai figli e a due nipoti.
La vicenda era già balzata alle cronache della stampa visto che la 77enne era stata erroneamente trasfusa con una sacca di sangue destinata ad altra paziente che si trovava nel letto vicino.
La notizia era arrivata al Ministero della Salute e alla Regione Lazio che avevano avviato un'inchiesta chiusa sul nascere perché della trasfusione in cartella clinica non c'era nessuna traccia ma che solo in corso della causa era stata documentata dalla dichiarazione scritta del sanitario che aveva sbagliato paziente.
Infatti solo dopo ripetuti tentativi, il legale della famiglia della donna l'avvocato Renato Mattarelli ha finalmente ottenuto l'accesso agli atti da cui è emerso il rapporto dell'incidente trasfusionale dell'infermiere che ha proceduto all'infusione di sangue nonostante la terapia sia praticabile solo dal medico o alla presenza di un medico.
Prima il Tribunale di Velletri e dopo la Corte d'Appello di Roma – davanti cui l'Asl Roma G aveva impugnato la Sentenza di condanna del primo grado – hanno accolto e confermato la domanda dell'avvocato Renato Mattarelli riassumendo la vicenda: <<...Nella primavera del 2011 la 77enne accedeva al Pronto Soccorso del P.O. “Parodi Delfino” di Colleferro e qui successivamente ricoverata per 28 giorni e poi trasferita al Policlinico Umberto I di Roma dove, dopo 30 giorni di ricovero, decedeva per complicanze di una neuropatia autoimmune.La causa della morte, o comunque l'aggravamento delle condizioni di salute della paziente, era imputabile ai sanitari del P.O. di Colleferro per il grave ritardo diagnostico della neuropatia nonché per un errore trasfusionale (somministrazione di una sacca di sangue incompatibile destinato ad altro soggetto ricoverato) che provocava alla paziente un grave shock, la distruzione del sistema immunitario con il conseguente aggravamento della patologia neurologica fino all'exitus. Ciononostante i sanitari del P.O. di Colleferro: non si adoperavano con una adeguata terapia di contenimento dell'errore trasfusionale; non annotavano in cartella clinica la trasfusione di sangue incompatibile a futura memoria delle successive cure alla paziente; non informavano (dopo il trasferimento della paziente in altro P.O.) i medici del Policlinico Umberto I dell'errore trasfusionale, inducendoli in un ulteriore ritardo diagnostico e terapeutico che azzerava tutte le chanches di sopravvivenza della paziente. Inoltre, in via esemplificativa e non esaustiva, ai sanitari del PO di Colleferro andava imputata la dolosa omissione e manipolazione della cartella clinica; la mancata informazione e l'acquisizione di un valido consenso; il doloso trasferimento della paziente, mascherato da una richiesta di esame specialistico...>>.
Ora che la Sentenza è definitiva l'Asl Roma G dovrà pagare anche gli interessi legali (oltre 100mila euro) maturati dalla Sentenza del Tribunale del 2020 ad oggi. Interessi a carico della collettività che potevano essere evitati se non avesse appellato la Sentenza.
16 Settembre
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