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Giustizia: Costa spiega le riforme "incubo" dei magistrati

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Il deputato di Azione espone il filo conduttore che hanno guidato le sue proposte di riforma

Il sistema giudiziario italiano come lo conosciamo è stato rivisto e corretto dalle riforme operate negli ultimi anni conosciute come riforma Cartabia e ancora potrà cambiare in base al risultato dei referendum del prossimo 12 maggio. Uno degli autori della riforma, l’onorevole Enrico Costa, deputato e responsabile Giustizia di ‘Azione’, spiega: “Il segreto del successo, ne sono convinto, è l’aver incanalato queste proposte nei provvedimenti appropriati. Se si presenta una proposta giusta in un provvedimento sbagliato o per materia non compatibile, quella proposta viene respinta. Se, al contrario, si riesce a rendere quella proposta compatibile con l’organicità del provvedimento, e anche con i tempi e col contesto storico, è evidente che questo porta al successo".

Dalle proposte di Costa, in circa un anno e mezzo, sono nate la legge sulla presunzione di innocenza e, all’interno di essa, quella sugli indennizzi per l’ingiusta detenzione; la norma sul rimborso delle spese legali per chi viene assolto; quella sul diritto all’oblio sui motori di ricerca online per gli imputati assolti. Ora, inoltre, si è a un passo dall’approvazione definitiva delle norme sul ‘fascicolo’ per la valutazione professionale dei magistrati e quelle che prevedono sanzioni disciplinari per i pm che, nel chiedere l'arresto di un indagato, omettono elementi in suo favore. Un successo che magari dipende anche dalla minore capacità di reazione da parte di una magistratura in crisi? “No, non lo penso - sottolinea Costa -, penso che alcune proposte di legge debbano anche trovare un terreno fertile nei principi sostenuti dal governo, anche se, ad esempio, l’approvazione della legge sulle spese legali agli assolti l’ho ottenuta quando ero all’opposizione del governo giallorosso, con Bonafede ministro della Giustizia, e l’ho ottenuta con il suo parere favorevole. Negli altri casi, ovviamente, l’approvazione l’ho ottenuta da una posizione di maggioranza".

“Mi stupisco anch’io che si siano raggiunti tali e tanti risultati sulla giustizia -osserva Costa -, e di questo devo ringraziare anche il ministro Cartabia, perché ho trovato in lei una sensibilità particolare. Però devo ringraziare anche i colleghi di maggioranza, perché sulla presunzione d’innocenza c’è stato un voto unanime, sulla legge sull’oblio c’è stata una condivisione di tutta la maggioranza". E il "contesto storico", per Costa, è anche questo, "una maggioranza di governo che non abbia il giustizialismo nel suo Dna, ma abbia un’apertura. In realtà ho sempre sostenuto che il 70% o l’80% delle forze parlamentari siano molto garantiste e attente a questi temi, e mi sono sempre chiesto perché fossero di fatto inespresse. Ma è cambiato molto anche perché il M5S non è più l’azionista di maggioranza, come lo era sia con la Lega, quando è stata varata la ‘Spazzacorrotti’, che con il Pd".

"Oggi - prosegue Costa - il M5S non è essenziale nella maggioranza, dicono la loro, però, devo dire, hanno anche rimodulato un po’ il loro posizionamento. Forse hanno percepito che sui temi della giustizia il loro ‘accanimento’ non portava da nessuna parte, e che è necessario certamente un rigore, ma ragionato, e soprattutto che l’interesse del cittadino non è quello che l’inefficienza del sistema venga scaricato su chi ha a che fare con il sistema della giustizia, come accadeva con la legge sulla prescrizione, ma quello che lo Stato sia in grado di autoregolarsi, di dare delle risposte che siano adeguate".

Una serie di norme, quelle approvate su iniziativa di Costa, che seguono, afferma il deputato di ‘Azione’, "un filo conduttore, uno spirito con cui portavo le mie proposte. Io dico che lo Stato ha il diritto e il dovere di indagare attraverso i magistrati e la polizia giudiziaria, e quindi può capitare che delle persone vengano chiamate a rispondere e poi ne escano da innocenti. Ma il dovere dello Stato è impegnarsi affinché quando una persona viene chiamata a rispondere nell’ingranaggio della giustizia e ne esce da innocente, sia la stessa persona che era entrata, e non che esca una persona con una ‘cicatrice’ che non si rimargina, non esca una persona che quanto a fama, reputazione e anche portafoglio, sia una persona diversa o perché ha dovuto spendere tutti i soldi per difendersi, o perché le conferenze stampa ne hanno ormai appannato l’immagine e non riesce a recuperarla. E le norme vanno in questa direzione, per far sì che il magistrato faccia le cose senza superficialità".

Costa, però, non si sente "l’incubo dei magistrati", anzi: "Assolutamente no. L’altro giorno ho partecipato all’assemblea dell’Anm e c’è stato un rispetto reciproco. Loro hanno pensato che avrei potuto avvalermi della facoltà di non rispondere, ma non l’ho fatto, anzi, sono andato e ho risposto e ribattuto. Loro lo hanno apprezzato e io ho apprezzato il fatto di essere stato invitato nonostante le mie posizioni. Penso, dunque, che anche da parte loro ci sia il riconoscimento che ci sia una ratio nel percorso che svolgo, non c’è un accanimento, non c’è nulla ‘ad personam’, ma è un approccio diverso dal loro ma che ha una sua logica". Quanto, infine, alla possibilità che l’approvazione delle sue norme possa portargli qualche grattacapo in futuro, Costa chiosa: "In effetti in tanti mi definiscono ‘coraggioso’ a portare avanti certe battaglie a viso aperto, soprattutto quando scontentano i magistrati. Ma se non avessi avuto coraggio tutte le mie proposte sarebbero ancora sulla carta". 

2 anni fa
Autore
Luciano Razzano

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