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DDL Zan, il Senato diventa una curva… di indecenza

Pillon che esulta con Salvini per la bocciatura DDL Zan

Sta facendo il giro dei TG l’esultanza dell’onorevole Pillon all’esito della votazione sul DdL Zan. Ennesimo episodio deprecabile all’interno del Parlamento

Il senatore Matteo Renzi, leader di Italia Viva in Arabia Saudita e assente in aula, il senatore Simone Pillon della Lega che all’esito della votazione che affossa il DdL Zan che esulta come si fa allo stadio in curva, al gol della propria squadra del cuore e l’intero schieramento di centrodestra che si alza in piedi ad applaudire, stile standing ovation la votazione che ha stoppato l’iter del disegno di legge. 
L'Aula del Senato ha approvato con 154 voti favorevoli, 131 contrari e due astenuti le richieste di Lega e FdI di non passaggio all'esame degli articoli del ddl Zan, la cosiddetta tagliola. Ciò bloccal'iter in Senato della proposta di legge, che era stata già approvata dalla Camera.
Ma questo è il fatto contingente. Qui analizziamo invece ciò che è accaduto subito dopo la votazione, ovvero scene di giubilo che a detta di molti stonano con la levatura del luogo, il parlamento italiano, dove l’aplomb richiesto dovrebbe essere decisamente un altro. 
Del resto, purtroppo, non è la prima volta che le aule del parlamento si trasformano in surrogati di curve di stadio e i nostri parlamentari si palesano in esternazioni non all’altezza.
Proviamo a ricordane alcuni, a partire dal 10 settembre 2019, quando il discorso dell’allora presidente del consiglio Giuseppe Conte viene interrotto da esponenti di Lega e FdI con cori da stadio al grido di “elezioni”, “dignità” e “venduto”. Un frastuono che, nel corso delle ultime legislature, non è mai mancato. 
È il 16 marzo 1993 quando a Montecitorio venne sventolato un cappio. A sventolarlo, è Luca Leoni Orsenigo, deputato della Lega Nord, che nelle sue intenzioni, con quel gesto, chiede pulizia nella classe politica corrotta ma in pratica si iscrive al primo posto nella classifica di boutade parlamentari  
Poco più di un anno dopo, 21 settembre 1994, mentre si vota il decreto “salva-Rai”, il relatore Mauro Paissan viene assalito da un gruppo di deputati di AN che supera e travolge il muro di commessi. Vanno in onda scene da ring. Francesco Voccoli, Esponente di Rifondazione Comunista, viene colpito da un pugno mentre faceva scudo a Paissan. 
Arriviamo in questo excursus al 24 gennaio 2008. È il giorno in cui cade il governo Prodi. L’allora senatore di AN, Domenico Gramazio, si esibisce in una gag anti-Prodi in aula al Senato mangiando lui, insieme al collega Nino Strano, mortadella con le mani e stappava una bottiglia di italico spumante. 
Il 7 luglio 2010 alla Camera pare di stare ad un certo punto su un ring di wrestling; Franco Barbato (Idv) viene colpito da un pugno al volto e sviene. Il referto del Gemelli che concede a Barbato quindici giorni di prognosi, segnala un “trauma contusivo della regione zigomatica e all’occhio destro”. A sferrare il pungo è Claudio Nola che viene sospeso.
Senza dilungarsi oltre, il campionario è sufficiente per una considerazione: passi che evidentemente il parlamento di oggi è lo specchio fedele della società di oggi e che gli eccessi dei rappresentanti del popolo, sono la sintesi di quanto di peggio viene sfogato quotidianamente da tutti noi sui social, sarebbe troppo pretendere un parlamento in cui a rappresentarci, a riportare le nostre esigenze, a legislare per conto nostro, fossero i migliori di noi? Ammesso che ce ne siano. 
2 anni fa
Autore
Luca Morazzano

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