Pogba vs Sinner, il black and white del doping
Un anno fa il caso di Paul Pogba messo subito alla gogna dai media e ancora in attesa dell'appello
Adesso che è deflagrata la notizia della positività di Sinner al test antidoping, che però non ha portato conseguenze alla sua carriera agonistica, c’è chi ha posto il paragone con le conseguenze pagate lo scorso anno da Paul Pogba. Una sorta di bianco e nero (si conceda il gioco di parola cche richiama i colori della Juve) di come un caso di doping sia stato trattato tanto dalla giustizia sportiva quanto dall’opinione pubblica
Era il 20 agosto 2023, giorno di Udinese-Juventus quando arrivarono i risultati del controllo antidoping della gara precedente che sancirono prima il fermo e poi la squalifica di Paul Pogba. Si parlò subito di tostosterone, di doping volontario, di violazione della lealtà sporitva e, come da protocollo scattò il fermo prima ancora della squalifica. Nei giorni successivi, le contro analisi, svolte al laboratorio romano dell'Acqua Acetosa, hanno confermato la positività del francese ma con una novità: Pogba non è risultato positivo al testosterone sintetico ma al Dhea.
Il Dhea, ovvero il deidroepiandrosterone, è noto anche come "ormone della giovinezza". Prodotto dalle ghiandole surrenali, è l’ormone steroideo maggiormente presente nel corpo umano. Il Dhea è un contaminatore classico di decine di prodotti contro l'invecchiamento e per il miglioramento della forza muscolare e, soprattutto, non sempre indicato nelle etichette dei prodotti. Si tratta di un androgeno più potente e moderno del testosterone che l’Agenzia Mondiale Antidoping (Wada) ha proibito da una decina di anni. I metaboliti prodotti sono gli stessi del testosterone. La colpa attribuibile ad una pomata prescritta da un medico statunitense al calciatore che probabilmente ignorava la stessa composizione del farmaco ma la legge non ammette ignoranza.
La positività al Dhea e non al testosterone però avrebbe dovuto ammorbidire la pena proprio grazie alla tesi dell'integratore contaminato. Impossibile ottenere l'assoluzione ma uno sconto pareva probabile. E invece nulla, la pena, quando arriva, è la massima. Da allora Pogba, 31 anni, attende ancora che venga fissato l’appello in cui potrà far valere le sue ragioni. Intanto è fermo da un anno.
Nei giorni scorsi arriva la notizia dell’assoluzione di Jannik Sinner ad una positività al test antidoping risalente allo scorso Marzo e di cui non si era saputo nulla e che aveva permesso al numero uno del mondo della racchetta di continuare a giocare.
È il 10 marzo 2024 quando, durante il torneo di Indian Wells, Jannik Sinner viene sottoposto a un test antidoping, che rileva una positività al clostebol, uno steroide anabolizzante vietato.
Il secondo test del 18 marzo
Il 18 marzo 2024, a torneo già concluso (e con Sinner che era stato eliminato da Alcaraz nella semifinale del 16 marzo), viene effettuato un secondo test sulle urine di Sinner. Anche questo secondo test evidenzia un metabolita del clostebol.
Lo scorso aprile Jannik Sinner è risultato positivo al doping. L’accusa era di aver assunto clostebol, uno steroide anabolizzante vietato dalle norme antidoping, ma un'indagine indipendente dell'ITIA (l'International Tennis Integrity Agency) lo ha scagionato per "assunzione inconsapevole". Vista la responsabilità oggettiva presente nelle norme, però, Sinner perde i punti ottenuti durante il torneo di Indian Wells (400 in totale, dopo la sconfitta in semifinale con Alcaraz, tolti già ufficialmente dall'ATP) dato che secondo le regole è responsabile anche degli errori commessi dal suo team. Ma non finisce qui, perché la sentenza è ancora appellabile dalla WADA e dalla NADO.
Perché Sinner non è stato sospeso
In realtà, il 4-5 aprile e il 17-20 aprile sono effettivamente arrivate le due sospensioni provvisorie di Sinner, a cui il tennista ha risposto facendo immediatamente appello d'urgenza (come suo diritto) rivolgendosi a un tribunale indipendente nominato da Sport Resolutions (una società privata che supervisiona i casi di doping). In entrambi i casi Sinner ottiene la revoca immediata delle due sospensioni che gli hanno permesso di giocare nei mesi successivi: a Miami, MonteCarlo, al Roland Garros, a Wimbledon e infine a Cincinnati. Tornei che comunque Sinner affronta con un peso non indifferente, nell'attesa che la sua innocenza venisse riconosciuta ufficialmente
Era il 20 agosto 2023, giorno di Udinese-Juventus quando arrivarono i risultati del controllo antidoping della gara precedente che sancirono prima il fermo e poi la squalifica di Paul Pogba. Si parlò subito di tostosterone, di doping volontario, di violazione della lealtà sporitva e, come da protocollo scattò il fermo prima ancora della squalifica. Nei giorni successivi, le contro analisi, svolte al laboratorio romano dell'Acqua Acetosa, hanno confermato la positività del francese ma con una novità: Pogba non è risultato positivo al testosterone sintetico ma al Dhea.
Il Dhea, ovvero il deidroepiandrosterone, è noto anche come "ormone della giovinezza". Prodotto dalle ghiandole surrenali, è l’ormone steroideo maggiormente presente nel corpo umano. Il Dhea è un contaminatore classico di decine di prodotti contro l'invecchiamento e per il miglioramento della forza muscolare e, soprattutto, non sempre indicato nelle etichette dei prodotti. Si tratta di un androgeno più potente e moderno del testosterone che l’Agenzia Mondiale Antidoping (Wada) ha proibito da una decina di anni. I metaboliti prodotti sono gli stessi del testosterone. La colpa attribuibile ad una pomata prescritta da un medico statunitense al calciatore che probabilmente ignorava la stessa composizione del farmaco ma la legge non ammette ignoranza.
La positività al Dhea e non al testosterone però avrebbe dovuto ammorbidire la pena proprio grazie alla tesi dell'integratore contaminato. Impossibile ottenere l'assoluzione ma uno sconto pareva probabile. E invece nulla, la pena, quando arriva, è la massima. Da allora Pogba, 31 anni, attende ancora che venga fissato l’appello in cui potrà far valere le sue ragioni. Intanto è fermo da un anno.
Nei giorni scorsi arriva la notizia dell’assoluzione di Jannik Sinner ad una positività al test antidoping risalente allo scorso Marzo e di cui non si era saputo nulla e che aveva permesso al numero uno del mondo della racchetta di continuare a giocare.
È il 10 marzo 2024 quando, durante il torneo di Indian Wells, Jannik Sinner viene sottoposto a un test antidoping, che rileva una positività al clostebol, uno steroide anabolizzante vietato.
Il secondo test del 18 marzo
Il 18 marzo 2024, a torneo già concluso (e con Sinner che era stato eliminato da Alcaraz nella semifinale del 16 marzo), viene effettuato un secondo test sulle urine di Sinner. Anche questo secondo test evidenzia un metabolita del clostebol.
Lo scorso aprile Jannik Sinner è risultato positivo al doping. L’accusa era di aver assunto clostebol, uno steroide anabolizzante vietato dalle norme antidoping, ma un'indagine indipendente dell'ITIA (l'International Tennis Integrity Agency) lo ha scagionato per "assunzione inconsapevole". Vista la responsabilità oggettiva presente nelle norme, però, Sinner perde i punti ottenuti durante il torneo di Indian Wells (400 in totale, dopo la sconfitta in semifinale con Alcaraz, tolti già ufficialmente dall'ATP) dato che secondo le regole è responsabile anche degli errori commessi dal suo team. Ma non finisce qui, perché la sentenza è ancora appellabile dalla WADA e dalla NADO.
Perché Sinner non è stato sospeso
In realtà, il 4-5 aprile e il 17-20 aprile sono effettivamente arrivate le due sospensioni provvisorie di Sinner, a cui il tennista ha risposto facendo immediatamente appello d'urgenza (come suo diritto) rivolgendosi a un tribunale indipendente nominato da Sport Resolutions (una società privata che supervisiona i casi di doping). In entrambi i casi Sinner ottiene la revoca immediata delle due sospensioni che gli hanno permesso di giocare nei mesi successivi: a Miami, MonteCarlo, al Roland Garros, a Wimbledon e infine a Cincinnati. Tornei che comunque Sinner affronta con un peso non indifferente, nell'attesa che la sua innocenza venisse riconosciuta ufficialmente
21 Agosto
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