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Candidatura al Nobel da uno con mandato di arresto internazionale

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Benjamin Netanyahu, gravato da un mandato per la sua condotta su Gaza, propone in presidente USA al Nobel

Verrebbe quasi da sorridere se i protagonisti di questa vicenda fossero personaggi immaginari. Ma esistono davvero e guidano degli Stati da cui dipendono le sorti del Pianeta e il sorriso diventa amaro. 

Parlando ai giornalisti all'inizio della cena tra funzionari statunitensi e israeliani, Netanyahu, negli USA per incontrare Trump ha affermato che gli Usa e Israele stanno collaborando con altri Paesi che potrebbero offrire ai palestinesi un "futuro migliore", suggerendo che i residenti di Gaza potrebbero trasferirsi nei Paesi vicini.

Il primo ministro israeliano ha quindi ribadito la sua opposizione alla creazione di uno Stato palestinese pienamente sovrano, sottolineando che Israele manterrà "sempre" il controllo della sicurezza su Gaza.

Netanyahu candida Trump al Nobel per la pace
Nel corso dell'incontro, il premier israeliano ha quindi annunciato di aver candidato il presidente Trump al Nobel per la pace. Per Netanyahu, il leader Usa sta "forgiando la pace proprio mentre parliamo, in un Paese e in una regione dopo l'altra. Quindi voglio presentarle la lettera che ho inviato al comitato per il Premio Nobel. La candido per il premio per la pace, cosa più che meritata", ha detto 'Bibi' rivolgendosi a Trump durante la cena, come testimoniato anche da un video diffuso dalla Casa Bianca.

L'altra chicca "Migrazione volontaria" da Gaza, sintonia Trump-Netanyahu
Prima della cena tra i due leader, Netanyahu ha ribadito al fianco del presidente Trump, la volontà di portare avanti il controverso piano di "migrazione volontaria" dei palestinesi dalla Striscia di Gaza. Parlando alla Casa Bianca, Netanyahu ha affermato che "Gaza non dovrebbe essere una prigione, ma un luogo aperto", sostenendo che se i palestinesi "vogliono rimanere, possono rimanere, ma se vogliono andarsene, dovrebbero poterlo fare".

Tutto bellissimo, peccato che da Giovedì 21 novembre 2024, la Camera preliminare I della Corte penale internazionale (CPI) ha emesso due decisioni cruciali per la situazione nello Stato di Palestina. All’unanimità, la Camera ha respinto le richieste presentate da Israele ai sensi degli articoli 18 e 19 dello Statuto di Roma e ha emesso mandati di arresto per il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex Ministro della Difesa Yoav Gallant.

8 Luglio
Autore
Luca Morazzano

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