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Percorsi ad hoc per la violenza sulle donne al Pronto Soccorso

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Il 77% delle strutture sanitarie per le emergenze ha percorsi appositamente concepiti per raccogliere e riconoscere episodi di violenza

I Pronto soccorso, dopo la polizia e i familiari, sono il punto di riferimento per le donne vittime di violenza: lo scorso anno, sono stati quasi 15mila gli accessi (14.448) di donne assistite per questo tipo di richieste. E la grande maggioranza delle strutture, il 77%, utilizza protocolli di assistenza ad hoc. Ben l'83% assicura procedure diversificate e modalità di dimissioni protette nel caso in cui ci sia una valutazione di rischio alto per la vittima. Sono alcuni risultati dell'indagine, realizzata dal ministero della Salute, a pochi giorni dalla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che si celebra il 25 novembre. La ricerca, basata su un questionario a cui hanno risposto l'80% delle strutture (497 Pronto soccorso sui 618 attesi) e che ha approfondito diverse aree: accesso al Pronto soccorso, trattamento diagnostico terapeutico, dimissione, rete territoriale per la presa in carico, formazione degli operatori.

banner_globo_youmarketing.gifAnalizzando le risposte all’indagine emerge, inoltre, che nel 79% delle strutture è presente il referente del percorso dedicato alle donne vittime di violenze. Il 59% delle strutture assicura la presenza di una équipe multidisciplinare specifica per il percorso. Nel 79% dei Pronto soccorso, poi, sono presenti attività e percorsi di formazione e aggiornamento sulla violenza per gli operatori sanitari. Nel 98% delle strutture la donna viene informata della presenza sul territorio dei centri antiviolenza e nel 99,6% è garantita una puntuale informazione sulla possibilità di sporgere querela, anche contattando direttamente le forze dell’ordine.

Il 79% dei Pronto soccorso assicura il supporto di mediatrici linguistico-culturali per via telefonica, attività che solo nel 44% delle strutture avviene vis à vis in pronto soccorso. Il 94% delle strutture garantisce, in presenza di figli minori, la possibilità che possano restare con la madre e che siano coinvolti nel suo stesso percorso. Nel 62% delle strutture è presente un sistema per l’accompagnamento delle donne e degli eventuali figli a una struttura protetta esterna. Non mancano aspetti che necessitano di ulteriore miglioramento se si considera che solo il 28% delle strutture che risposto al questionario dichiara una presa in carico sociale attiva H24 e il 39% prevede figure di supporto per le donne con disabilità. (segue)

20 Novembre
Autore
Eugenio Scribani

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