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In serie A ecco il ritorno dei tecnici filosofi

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Allegri, Sarri e Spalletti tornano dopo l’inattività, più la presenza di Mourinho compensano un mercato di giocatori fiacco. E in serie C Zeman ritorna a Foggia

Mancano i soldi e i grandi giocatori non arrivano in serie A. Magari fanno toccata e fuga e poi, una volta valorizzati, se ne tornano al mittente, rinfrancati nello spirito e con qualche trofeo in bacheca in più. Good bye Italia, è stato bello, grazie per le donne, per il cibo e per la cultura ma la vera felicità sono i soldi. Se i giocatori la pensano così (Lukaku docet) i tecnici invece, avanti con l’anagrafica e (forse) automaticamente con la maturità, se ne tornano in Italia perché il Bel Paese è quello più bello del mondo. Al netto del massimo trofeo continentale back go Rome, gli allenatori che restano dei visionari del calcio (e della vita, metafora del calcio…) hanno di nuovo scelto l’Italia, così cronisti e tifosi si sfregano le mani in tempi di vacche magre e si concentrano nelle conferenze stampa del pre e post partita.

Lo Special One José Mourinho in cerca di riscatto dopo una serie di fallimenti è stato accolto come il simbolo del riscatto giallorosso, così la Roma ha rintuzzato polemiche e frustrazioni dopo l’ennesima magra collezionata in Europa: la partenza del tecnico portoghese a Roma è stata fulminante, in termini di risultati e gioco, la condizione necessaria e sufficiente per accendere gli entusiasmi di una piazza alla ricerca di una rinnovata identità. E poi le ipotetiche scintille tra Mou e Sarri nel derby capitolino rappresenteranno un seguito di quelle viste nella stagione della Premier League.  

Maurizio Sarri è sbarcato dall’altra parte del Tevere ed ha riacceso gli entusiasmi di una piazza che si è sentita tradita da chi aveva convinto che la Lazio poteva competere con le grandi del campionato italiano. Simone Inzaghi ha cercato l’occasione della vita atterrando alla Pinetina? Niente paura, il presidente Lotito, seppure stressato dall’affaire Salernitana, si è accaparrato l’ex Chelsea e Juventus (Coppa Europa League e scudetto italiano con i bianconeri in due stagioni) in cerca di un perenne riscatto, quasi a convincere che il suo fumare è invasivo quanto il sarrismo. Un anno sabbatico non ne ha intaccato spirito, morale e vis polemica, considerata la fame di vincere di una Lazio che in squadra ha campioni assoluti.

A Torino, dopo le delusioni in Champions League targate Sarri e Pirlo, ha vinto la nostalgia: gli Agnelli non ci hanno pensato due volte e in una mezza riunione di famiglia hanno richiamato il figliol prodigo Max Allegri, che coi bianconeri ha vinto qualcosa come 5 scudetti di fila. Certo, ad Allegri più che l’onore italico il popolo bianconero chiede la coppa dalle grandi orecchie, autentica ossessione zebrata. Allegri, dopo due anni di stop e riflessione, non mancano idee e coraggio, dimostrate dalla panchina imposta a Ronaldo e Chiesa nella prima di campionato.

A Napoli invece ADL ha rivoluzionato ancora la panchina: via Gattuso dentro Luciano Spalletti, un altro toscanaccio che ritorna in serie A dopo Allegri e Sarri, anche lui fermo da due stagioni. Spalletti, dopo i fallimenti del biennio interista e ancora prima del ritorno nel biennio giallorosso, è in cerca di conferme più per se stesso che per gli altri. Intanto la partenza in campionato è stata convincente, ma Spalletti resta sotto esame durante il periodo invernale, momento in cui le sue squadre hanno registrato flessioni fatali.  

Roma, Lazio, Juventus e Napoli: un poker per cominciare a (ri)divertirsi col campionato italiano, oggi sul tetto d’Europa grazie a Roberto Mancini, che chissà non mancherà di lanciare osservazioni sulla gestione dei calciatori da parte di Mou e il Comandante. Ah, in serie C è tornato un altro profeta, che di scudetti e coppe non ne ha vinte nemmeno una ma è rimasto nell’immaginario collettivo come un grande stratega del calcio: lui si chiama Zdenek Zeman ed è tornato anche lui a un vecchio amore, il suo Foggia dei miracoli, dopo una serie di fallimentari ritorni di fiamma (Roma e Pescara) e soprattutto tre stagioni lontano dalla panchina.

2 anni fa
Autore
Gian Luca Campagna

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