Addio a Martín Almada, l'avvocato che scoprì il Plan Condor
Addio a Martín Almada, l'avvocato, sindacalista e attivista dei diritti umani paraguaiano che scoprì l'Archivio del Terrore delle dittature sudamericane
Addio a Martín Almada, l'avvocato, sindacalista e attivista dei diritti umani paraguaiano che scoprì l'Archivio del Terrore delle dittature sudamericane. E' morto sabato 30 marzo, alla vigilia di Pasqua, ad Asunción, capitale del Paraguay, all'età di 87 anni, citando fonti vicine alla famiglia. Nel 1992 trovò i documenti contenenti le prove della cosiddetta 'Operazione Condor', il piano di eliminazione del dissenso concordato tra i regimi militari di Cile, Argentina, Paraguay e Uruguay.
Arrestato e torturato dal generale Alfredo Stroessner Matiauda, presidente e dittatore del Paraguay dal 1954 al 1989, Almada si batté strenuamente per la giustizia e il riconoscimento delle violenze della dittatura. Nel 1992 trovò un archivio con più di cinque tonnellate di documenti contenenti le prove della cosiddetta 'Operazione Condor', il piano di eliminazione del dissenso concordato tra i regimi militari di Cile, Argentina, Paraguay e Uruguay
Nato a Puerto Sastre, in Paraguay, il 30 gennaio 1937, dopo la laurea in Pedagogia nel 1963 Martín Almada fondò l'Istituto Juan Baptista Alberdi insieme a sua moglie Celestina Perez, che divenne un importante centro di conoscenza, istruzione e sviluppo cooperativo. L'impegno sociale di Almada lo portò a intraprendere anche studi in legge e a diventare avvocato nel 1968. A causa della sua attività, poco tollerata dalla dittatura del generale Stroessner, venne arrestato e accusato di "terrorismo intellettuale" nel 1974. Venne torturato per trenta giorni di seguito e poi fu portato in un campo di concentramento nella foresta Amazzonica. Rilasciato nel 1977, grazie a una campagna di Amnesty International, fu costretto all’esilio a Panama, dove iniziò a collaborare con l'Unesco. Durante l'esilio si dedicò a una battaglia incessante sui diritti umani. Dopo la guerra delle Falkland si recò anche in Argentina - dove nel frattempo era caduta la giunta militare - per diffondere la sua testimonianza, la conoscenza sulle violazioni dei diritti umani e le sue teorie educative. Non esitò a tornare in Paraguay dopo la deposizione, nel 1989, di Stroessner.
L'obiettivo di Martín Almada si mise con tutte le forze a cercare i responsabili delle torture durante la dittatura con l'obiettivo di portarli davanti alla giustizia e ottenere un risarcimento per le vittime. Per fare questo, tuttavia, era necessario trovare le prove e i documenti riguardanti la repressione e la tortura, di cui la polizia - i cui vertiti erano ancora in gran parte occupati da membri della ex giunta militare - negava l'esistenza. Almada trovò questo materiale un giorno del dicembre 1992 in una stazione di polizia a pochi chilometri dalla capitale Asunción: un archivio con più di cinque tonnellate di documenti contenenti le prove dell’Operazione Condor, "il disegno con cui sei dittature militari sudamericane hanno collaborato negli anni '70 e '80 per imprigionare più di 400 mila persone e torturarne e ucciderne altre 50 mila", secondo le parole dell'attivista.
Aveva trovato gli "Archivi del Terrore": tra i documenti Almada trovò anche il suo fascicolo personale, con i dettagli della sua prigionia e delle torture. Convocò quindi una Commissione nazionale per proteggere l'Archivio e convinse un giudice a renderlo pubblico. Per incentivare i processi contro i responsabili della dittatura, nel 1994 Almada istituì anche la sezione paraguaiana dell'Associazione americana dei giuristi e iniziò a organizzare una serie di Tribunali contro i principali criminali, a cominciare dal generale Ramon Duarte Vera, capo della polizia di Stroessner e principale torturatore del regime. Sebbene la sentenza di questo 'Tribunale' non avesse forza legale, le prove raccolte da Almada erano così forti da convincere il governo ad arrestare, processare e condannare Duarte Vera a 16 anni di carcere.
In seguito Almada ha promosso la creazione di un centro per la riabilitazione delle vittime della tortura e ha costituito insieme alla seconda moglie Maria Stella Caceres la Fundación Celestina Perez de Almada, con l'obiettivo di "lottare contro la povertà e in difesa dell’ambiente”. La prima moglie Celestina Perez fu vittima del sistema delle torture psicologiche del marito. Ogni sera che Almada era in carcere il suo telefono squillava: gli uomini della polizia politica le facevano sentire le urla di suo marito durante la tortura. Al decimo giorno il cuore di Celestina non resse all'ennesima tortura psicologica: quando a mezzanotte le guardie la chiamarono per dirle che il marito era morto, in uno scherzo tragico e crudele, la donna morì per infarto.
Nel 2002 Martín Almada ha ricevuto il Right Livelihood Award (considerato come il Premio Nobel per la pace alternativo) "per il suo eccezionale coraggio nel consegnare i torturatori alla giustizia e nel promuovere la democrazia, i diritti umani e lo sviluppo sostenibile".
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