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Nell'Italia dei due poli gli elettori scelgono Draghi

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L'analisi del voto a poche ore dallo scrutinio del ballottaggio dove nelle grandi città l'orientamento dell'elettorato è stato chiaro

Ha vinto il centrosinistra o ha perso il centrodestra? Un dualismo che accompagna le analisi -e gli strascichi- immediatamente dopo lo scrutinio del voto di questi sentitissimi ballottaggi alle amministrative. 

Chiariamo subito un aspetto, il nostro occhio di bue è lanciato sui dieci capoluoghi di provincia in cui era in atto il ballottaggio per decidere il sindaco. 

E chiariamo un aspetto, il centrosinistra ha dominato ma il centrodestra ha perso, e malamente, in quei capoluoghi dove al primo turno gli era mancato un decimo di secondo per evitare il secondo turno e portare a casa il risultato, come Latina o Cosenza. Una manciata di voti che è risultata fatale, tranne a Trieste e alla centrista Benevento, il resto una Caporetto. Haivoglia a disperarsi, stracciarsi le vesti, insultarsi, cercare un responsabile e additare l'avversario di condotta scorretta quando le autoreti nell'ultimo periodo sono state più di quelle di Renato Miele, glorioso stopper della Lazio, che in una stagione stregata tolse il sonno ai tifosi biancocelesti. 

Diciamocela tutta: sfiancati da un anno e mezzo di emergenza sanitaria, stanchi e amareggiati da battibecchi e insulti tra il goliardico e il folkloristico nelle tribune elettorali quando i il goliardico e il folkloristico era da mettere in naftalina, gli italiani hanno creduto probabilmente all'unica figura totemica rimasta, Mario Draghi, che in questo momento rappresenta non solo un pacificatore ma anche l'uomo della provvidenza, colui che ha restituito -grazie a un colpo di mano della coppia Mattarella-Renzi in tempi forse non sospetti- credibilità dell'Italia all'Europa. 

La composizione dell'arco costituzionale dei partiti, orfano del cuscinetto moderato e liberista tra i due poli una volta liquefatto o annacquato il M5S, ha pesato molto nella scelta degli italiani. E così il voto è stato indirizzato verso quel polo progressista, moderato, europeista, visto come più capace e credibile nella realizzazione in Italia del PNRR, per disegnare un futuro meno nero dell'oggi. E non è un caso che quasi il 50% degli aventi diritto non è andato a votare al primo turno, una scelta certificata anche in fase di ballottaggio. 

E all'Italia della ripresa e del domani le urla, lo strepitio, gli isterismi di una certa politica non servono. Certo, nell'orientamento al voto hanno pesato le inchieste, da che mondo è mondo la propaganda ha influenzato il voto, ma tra la condanna a Mimmo Lucano del centrosinistra e le inchieste sui Fratelli d'Italia a Milano sempre con quel fantasma del fascismo ad aleggiare, che ha continuato a soffiare su Giorgia Meloni negli ultimi giorni della campagna elettorale anche per l'assalto violento alla sede della Cgil a Roma, ha creato una frattura nell'elettorato, una sorta di punto di non ritorno. Al pari di quanto è accaduto alla Lega, con l'inchiesta pruriginosa da buco della serratura per Luca Morisi, il guru dei social di Matteo Salvini, fustigatore dei costumi altrui e indulgente sul suo personale inferno interiore. Ecco, caro centrodestra, è mancata la credibilità, quella che chiede in questo momento un popolo avvilito, teso al futuro e alla ricostruzione, stanco probabilmente di una certa cialtroneria a buon mercato. 

 

 

 

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Autore
Gian Luca Campagna

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