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L'avvocato italiano che salva donne ucraine e bambini

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Benedetto: "Le forze vengono meno ma non c'è tempo. Arrivano donne terrorizzate, non sanno dove andare"

Storie da guerra, storie da antologia di Spoon River. Come il racconto e le gesta di Graziano Benedetto, avvocato e consulente accreditato presso l’ambasciata italiana in Ucraina. 

"Lunedì mattina sono partito con la mia macchina per raggiungere il confine con l'Ungheria. Vorrei tentare di mettere in salvo quante più persone. Arrivano qui a piedi, stremate. Sono tutte donne con i loro bambini. Una volta fuori dall'Ucraina perdono il segnale gps e internet del telefono, non sanno dove andare, sono terrorizzate perché i loro mariti sono rimasti lì. Per due mamme e i loro due bambini abbiamo trovato una sistemazione a Belluno, dove ci è stato messo a disposizione un intero appartamento, ma anche il Comune di Pescara si sta attivando per accogliere queste donne disperate". 

Lunedì mattina Graziano Benedetto ha lasciato il suo studio in Abruzzo e ha guidato un giorno intero per raggiungere la frontiera di Luzhanka e dare un aiuto concreto agli sfollati della guerra. "Sto dormendo in macchina, le forze vengono meno - dice - ma non c'è tempo e vorrei aiutare queste donne e i loro bambini".

Al suo fianco, dall'Italia, c'è Emilia De Cesaris, avvocato dello stesso studio legale e presidente dell'associazione Esieo, ente sviluppo internazionalizzazione Europa Orientale, di cui è presidente.

"Ci siamo messi a disposizione di richiedenti aiuto ma anche di chi offre supporto e sistemazione - spiega - Perché se alla frontiera si può offrire un po' di ristoro a quanti arrivano stremati, è nel territorio che bisogna intervenire. Ci sono 6 fratellini bloccati in un bunker a Kiev, altri 7 bambini da portare via: finché non si creano dei corridoi umanitari non si può fare nulla. Così come le derrate alimentari, che stiamo raccogliendo. Non basta arrivare alla frontiera, è necessario portarle all'interno. E lì nessuno lì può arrivare".

2 anni fa
Foto: pixabay
Autore
Silvia Mancinelli

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