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Draghi presidente ideale, Cav faccia beau geste

Silvio Berlusconi

Gerardo Bianco: "Partiti escano dalla paralisi tattica, serve un leader che dica per primo di votarlo"

Mario Draghi e Silvio Berlusconi sono i protagonisti indiscussi del film del Quirinale, il cui primo ciak si girerà da lunedì prossimo a Montecitorio. Il premier è una sorta di predestinato alla successione di Sergio Mattarella; il secondo, facendo un passo di lato, ha un'occasione d'oro per lasciare il segno, dimostrando di essere un politico di rango. A poco più di tre giorni dall'inizio della partita del Quirinale, Gerardo Bianco esprime qualche riflessione sull'imminente elezione. "Stavo leggendo i quotidiani - ha detto l'ex ministro della Pubblica istruzione e segretario del Ppi, parlamentare di lungo corso con 9 legislature alle spalle - le cronache sono un pò inquietanti".

"Ernesto Galli della Loggia nel suo fondo di oggi sul 'Corriere della Sera' lo ha stigmatizzato con grande lucidità, scrivendo che non è questo il modo per eleggere il prossimo presidente della Repubblica. Io capisco le difficoltà dei partiti, capisco che c'è un Parlamento debole costituito da tante minoranze, con i gruppi parlamentare che, pur essendo associati da una sigla, sono divisi se non addirittura dilaniati al loro interno. Di conseguenza i leader sono costretti a essere prudenti e a contrattare anche il più piccolo passaggio, con una ridotta capacità di manovra. Non è uno spettacolo entusiasmante".

"Non voglio fare lodatore del tempo andato - ha proseguito Bianco - ma nel passato tutto era diverso: anzitutto c'era un coinvolgimento diretto e costante tra gruppi, segreterie politiche e la base parlamentare. Ogni passaggio veniva proposto e valutato collegialmente dai gruppi che si riunivano, ragionavano e discutevano insieme. Quello che vediamo in questi giorni è l'espressione di una democrazia infiacchita, di un sistema dei partiti molto debole".

Mario Draghi e Silvio Berlusconi sono i protagonisti indiscussi del film del Quirinale, il cui primo ciak si girerà da lunedì prossimo a Montecitorio. Il premier è una sorta di predestinato alla successione di Sergio Mattarella; il secondo, facendo un passo di lato, ha un'occasione d'oro per lasciare il segno, dimostrando di essere un politico di rango. A poco più di tre giorni dall'inizio della partita del Quirinale, Gerardo Bianco esprime qualche riflessione sull'imminente elezione. "Stavo leggendo i quotidiani - ha detto l'ex ministro della Pubblica istruzione e segretario del Ppi, parlamentare di lungo corso con 9 legislature alle spalle - le cronache sono un po' inquietanti".

"Tuttavia mi piace essere ottimista e pensare che l'elezione del presidente della Repubblica possa diventare l'occasione per rivitalizzare la politica. Certo - riprende Gerardo Bianco - ci vorrebbe uno scatto di reni, una scossa, che potrebbe arrivare dall'elezione del nuovo presidente della Repubblica entro le prime tre votazioni, con la maggioranza dei 2/3. Sarebbe un segnale di forza e di vitalità democratica dei partiti, che darebbe una forte legittimazione al capo dello Stato".

"Penso che uno dei leader dei principali partiti dovrebbe caricarsi sulle spalle la responsabilità di dire 'signori noi voteremo questo candidato, chi ci sta?". Secondo Bianco questa accelerazione non sarebbe un salto nel buio ma un rischio calcolato per chi si volesse assumere l'onere di fare il primo passo. "Basta nascondersi, rifugiandosi dietro le mosse tattiche".

"Il candidato - afferma - c'è ed è Mario Draghi mi sembra di un'evidenza palmare, come si può dubitarne? Draghi ha tutto quel che serve: credibilità e autorevolezza in campo internazionale, competenza e esperienza, gradimento e ancora un discreto consenso popolare. E' il nome giusto, tagliato su misura. Eppure i partiti tentennano, i leader si marcano l'un l'altro preoccupandosi più di non sbagliare la mossa, che di avere una strategia definita da conseguire".

2 anni fa
Autore
Claudio Mascagni

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