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Tutti contrari all'uso di bombe a grappolo

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In Ucraina gli usa sarebbero pronti a fornire all'esercito ucraino questo tipo di ordigno. Ma molti Paesi occidentali si oppongono

Le munizioni a grappolo sono vietate dalla Convenzione di Oslo, alla quale ha aderito anche l’Italia. All’indomani della decisione degli Stati Uniti di fornire bombe a grappolo all’Ucraina, l’avvocato Marco Valerio Verni, responsabile Area Diritto di ‘Difesa Online’ spiega i motivi che hanno spinto molti Stati a mettere al bando questo tipo di munizioni e il peso, a livello internazionale, della scelta Usa.

Il divieto in linea generale, è sancito dalla Convenzione di Oslo, del 2008, sulle munizioni a grappolo, che vieta l'uso, la produzione, il trasferimento e lo stoccaggio di armi e deriva dagli effetti devastanti che questi ordigni possono avere, tanto nell'immediato presente, quanto nel futuro - osserva l’avvocato Verni - Mi spiego: le bombe a grappolo sono armi progettate ed utilizzate per colpire persone e veicoli, ma anche per distruggere piste di atterraggio o linee elettriche o, ancora, per liberare sostanze chimiche. Esse vengono sganciate, in genere, da velivoli (caccia, bombardieri o elicotteri) o, talvolta, lanciate per mezzo di artiglierie, razzi e missili guidati, e contengono un certo numero di submunizioni che, all'esplosione dell’ordigno principale (cluster), che avviene in aria, vengono disperse, secondo diversi sistemi, a distanza (anche per lunghissimo raggio), esplodendo poi a loro volta, arrivate a contatto col suolo, provocando così anche l'uccisione di numerosi civili, già nell'immediato”.

Il problema, però, è che a volte, anzi spesso, esse non esplodano, come denunciato, peraltro, da diversi organismi internazionali,tra cui, ad esempio, il Comitato internazionale della Croce Rossa (secondo il quale ben il 40% delle bombe a grappolo rilasciate in alcuni recenti conflitti non sarebbero esplose), rimanendo dunque nel terreno, o dove che sia - prosegue- finendo con il costituire, come si può ben immaginare, un pericolo, al pari di vere e proprie mine, per chiunque possa ad esse avvicinarsi, non sapendone dell'esistenza, anche in un futuro molto lontano dal loro sganciamento e caduta al suolo”. “Con le conseguenze che tutti possono facilmente comprendere:ossia,anche qui, uccisione indiscriminata o mutilamento di persone”, continua l’avvocato secondo il quale, a “livello normativo” la decisione degli Usa, che tra l’altro non hanno aderito alla Convenzione di Oslo, non dovrebbe avere “particolari ripercussioni per quanto riguarda la Nato nel suo insieme” ma “a livello politico, se si dovesse agire con coerenza, riterrei di sì".

"Sotto quest' ultimo aspetto, infatti, proprio in virtù di quanto detto prima, gli Usa starebbero consegnando delle armi bandite, al dunque, da gran parte della comunità internazionale e, in primis, dalle Nazioni Unite. Queste ultime, già all'inizio del conflitto russo-ucraino, ebbero a condannare il loro possibile utilizzo da parte della Federazione Russa ed ora hanno manifestato uguale disappunto per la decisione statunitense”.

“Certo, come dichiarato da alcuni esponenti dell'amministrazione Biden, verranno selezionate attentamente le munizioni a grappolo per l’Ucraina in modo che abbiano un tasso di errore limitato, riferendosi alla percentuale di sotto-munizioni trasportate da ogni proiettile che rimarrebbero inesplose - precisa l’avvocato Verni - Ma è evidente che ciò non possa certo bastare a giustificare il ricorso ad un tal tipo di armi, anche se in risposta al loro presunto utilizzo da parte delle forze russe. Gli attacchi indiscriminati, compresi quelli che utilizzano bombe a grappolo, sono vietati dal diritto internazionale umanitario ed uno dei principi cardine di tal sistema normativo è quello secondo cui se il nemico non dovesse rispettare quanto da esso stabilito, ciò non autorizzerebbe certo tutte le altre parti in causa a fare lo stesso”.

1 anno fa
Foto: pixabay
Autore
Claudio Mascagni

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