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Gli italiani vogliono cambiare impiego

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Nel 2021 oltre 1 milione di dimissionari: 1 italiano su 2 vuole cambiare impiego per migliorare la propria qualità della vita

Più di un milione di italiani ha dato le dimissioni nei primi nove mesi del 2021. Addirittura, un italiano su due sarebbe disposto a cambiare posto di lavoro per migliorare la propria qualità della vita. Dati importanti, che fanno emergere quanto le priorità si stiano evolvendo. Il benessere e i rapporti umani diventano infatti sempre più centrali. Lo riportano anche gli iscritti a Reico, associazione professionale di counselling: i riferimenti che scandivano la nostra vita, come i luoghi e i tempi di lavoro, sono stati fortemente scossi o addirittura rimossi.

“Ciò che abbiamo vissuto -spiega la presidente Reico, Maria Cristina Falaschi- ha rimesso in discussione spazi, criteri e priorità. In molti hanno rivisto decisioni o scelte personali e professionali. Forse, proprio a causa della precarietà scaturita con la pandemia, si è manifestata più forte la domanda di senso della vita. Ciò che prima era scontato ora non lo è più, quello che era ritenuto procrastinabile, non lo è più".

"Si avverte l’urgenza di prendere decisioni importanti, magari nel passato evitate, per rivedere il rapporto tra il benessere personale e la vita professionale. Il tutto in un mercato del lavoro in crisi da anni, precario, dove anche cambiare occupazione è un’impresa. Per rinunciare al proprio lavoro in Italia, dunque, si deve davvero essere arrivati al limite della sopportazione. Ecco, stiamo assistendo proprio a questo", continua Falaschi.

Secondo un report di Manpower, il 49% dei lavoratori sarebbe disposto a cambiare azienda per ottenere un maggiore benessere. A rivestire sempre più valore sono fattori come la flessibilità: poter scegliere l’orario di inizio e di fine giornata, ad esempio, viene indicato dal 51% delle persone, mentre il 39% sceglierebbe di avere più giorni di ferie per prevenire il burnout. Il dato è sostenuto dalle statistiche ufficiali del Ministero del lavoro; nei primi nove mesi del 2021 sono un milione e 81 mila i dipendenti italiani che hanno deciso di lasciare volontariamente il lavoro e quasi uno su due, dopo aver dato le dimissioni, non è alla ricerca di un’altra occupazione per aver deciso di mettersi in proprio o di prendere altre direzioni.

“È quello che riscontriamo quotidianamente nei nostri incontri -conclude la presidente Falaschi- prima della pandemia molti sacrificavano buona parte del tempo da dedicare a famiglia o amici. Ora la percezione della vita è cambiata e con essa anche la scelta di come impiegare il tempo al meglio. Diventa centrale rivedere l’equilibrio tra realizzazione professionale, gratificazione economica, bilancio familiare e qualità della vita. In poche parole, rinegoziare con sé stessi prima di tutto la propria scelta. Un percorso che, non essendo più validi i riferimenti del passato, è impossibile compiere da soli. Proprio in quest’ottica le persone si stanno rivolgendo sempre di più ai counselor, figura professionale in grado di intercettare questi bisogni e di offrire uno spazio di ascolto dove costruire risposte nuove a domande di vita nuove emerse proprio a causa della pandemia”.

2 anni fa
Foto: pixabay
Autore
Giada Giacometti

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