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Il Lecco sorride: è in B a dispetto di papà Manzoni

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La squadra dove è ambientato I promessi sposi ha subito una serie di peripezie prima di essere ammesso a disputare il campionato

«Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi». Resta uno degli incipt che abbiamo recitato a memoria chissà quante volte. Certo, è I promessi sposi di Alessandro Manzoni, autentico best seller della letteratura italiana, odiato tra i banchi di scuola e poi amato successivamente, soprattutto quando decidi di abbracciare il percorso di scrittore, quando dello scrittore milanese prendi come riferimento l’utile vero e interessante. E questo sillogismo letterario partito da Manzoni lo declini al giornalismo, lo leghi ad esempio a una di quelle storie estive che sanno di calcio e profumano di periferia, che valgono la pena di raccontare per tenerci compagnia nell’afa di agosto. Veniamo al dunque: il Lecco, la squadra che rappresenta l’omonima cittadina di 46mila abitanti, strangolata in uno dei vertici del Triangolo Lariano, sulla sinistra idrografica dell'Adda, affacciata sul ramo orientale del lago di Como, stretta nelle prealpi orobiche, tra il gruppo delle Grigne e il Resegone, dopo poco più di 50 anni ottiene un grande risultato calcistico e vincendo i play off di serie C approda nella seconda serie nazionale. E per un attimo papà Manzoni viene messo da parte. 
Fa clamore (sportivo) poichè segue un’altra squadra del suo stesso girone, la Feralpi di Salò, appena catapultata per la prima volta in serie B, evocando storie ‘nere’ d’altri tempi. È il destino che segue le piccole squadre di provincia che vanno alla ribalta nazionale. È sempre stato così. Dicevamo, però, del Lecco: i blucelesti sgomitano durante il campionato, duellano, o meglio triellano, col Salò e con la Pro Sesto, storica società di C alle porte di  Milano, denominata per via della sua popolosa classe operaia la Stalingrado d’Italia per l’alto numero di consensi elettorali che qui il Pci mietava negli anni che furono. Comunque, nel torneo ha la meglio il Salò e i lecchesi sono costretti a giocarsi le chance di salire in B via play off, un'appendice di campionato nel campionato: Il primo incontro risale al 18 maggio, si va ad Ancona, i nerazzurri dominano, vanno avanti 2-0 poi a 7 minuti dalla fine si lasciano raggiungere. Poco male, c’è la gara di ritorno, il 22 maggio: le squadre si affrontano nel civettuolo stadio di casa, il Rigamonti-Ceppi. Finisce 1-1 e in virtù di una posizione migliore conseguita durante il campionato la banda di Luciano Foschi, un comandante che in carriera ha ottenuto più esoneri che promozioni, passa il turno. Ora però si fa sul serio: il 27 maggio al Rigamonti-Ceppi arriva il Pordenone, la grande favorita che però ha avuto una flessione negativa durante il momento topico della stagione, allontanandolo dalla vetta. I ramarri friulani insegnano calcio e vincono con merito 1-0, con il portiere Melgrati che limita i danni. Ecco, ristabiliamo, per favore, le gerarchie qui a casa Lecco: imperat Manzoni non certo il footbal, per carità. Ma non date per morto il Lecco, non c’è morbo che tenga, ulula il timoniere Foschi sempre più comandante ferreo nella tempesta: il 31 maggio mentre si addensano le nubi del fallimento sul Pordenone (e così sarà, tant’è che la squadra non si iscriverà al prossimo campionato), a Fontanafredda i ragazzi nerazzurri capovolgono il risultato vincendo 3-1, segnando due reti nei minuti finali. Così passano al turno successivo: stavolta l’avversario ha blasone autentico, è il Cesena, che nel girone B ha ceduto al fotofinish alla Reggiana promossa in serie B. Il 4 giugno, al  Rigamonti-Ceppi sorridono ancora gli avversari: 2-1, sempre con il portiere Melgrati protagonista in positivo. Eh, questa è una cittadina di letteratura non di pallone, vocifera qualcuno vicino al sindaco Mauro Gattinoni, un manager di centrosinistra che guida la città dal 2020. Ma c’è sempre il ritorno da giocare: l’8 giugno al Manuzzi i lombardi fanno i ‘bravi', con l’ennesimo colpaccio in trasferta, vincono 1-0, resistono agli attacchi avversari e arrivano ai rigori, vincendo 5-3. Ora tra il Lecco e la serie B c’è solo il Foggia, autentica sorpresa dei play off, che ha eliminato le grandi favorite Crotone e Pescara. Ma non è questione che spaventa i ‘bravi’ di Luciano Foschi, in trasferta si sono sempre ben comportati, la peste semmai ce l’hanno in casa. Così il 13 giugno allo Zaccheria prima i ragazzi di Foschi subiscono, affondano, poi reagiscono e in pieno recupero ribaltano il risultato, vincendo 2-1 grazie a una magistrale punizionea tempo quasi scaduto di Lepore, un ragazzino di 37 primavere. Ma il 18 giugno per scrivere la storia va superato l’avversario più temibile, il Rigamonti-Ceppi, che in questi play off non ha mai visto sorridere il pubblico di casa, regalandogli solo ansie e patemi d’animo. E infatti nella finale di ritorno i satanelli vanno subito in rete, poi però si scatena il furore agonistico del Lecco che con pieno merito si prende la scena e domina vincendo 3-1. Apoteosi. E pace fatta col  Rigamonti-Ceppi. Ecco, lo stadio: viene inaugurato nel 1922 (in ottobre...), viene intitolato nel 1949 a Mario Rigamonti, giocatore del Grande Torino morto nella tragedia di Superga, poichè aveva militato anche nel Lecco, e successivamente abbinato a Eugenio Ceppi, il presidente che portò il club prima in B e negli anni ‘60 addirittura in serie A: a quei tempi la capienza dello stadio tocca i 22mila posti, poi ridimensionati negli anni ‘80 quando il declino del calcio a Lecco è accertato nelle serie minori, con buona pace dei tifosi e malcelata gioia di Manzoni. Smantellata la tribuna di tubolari fu eretto uno spicchio di cemento, fino a comprendere appena 5mila appassionati che trascorrono la domenica sbirciando campionati anonimi.
Ma questo matrimonio tra serie B e Lecco non s’ha da fare. C’è sempre di mezzo quello stadio che solo nell’ultima partita si è rivelato amico, non omologato per il campionato di B: infatti, la Lega respinge l’iscrizione del club dell’eccentrico presidente Paolo Di Nunno perché i documenti sono arrivati in ritardo, proprio perché lo stadio -una volta, guardandolo, avremmo detto campo sportivo- non è omologato per la cadetteria. Cerca e ricerca, il club trova ospitalità nella vicina Padova. Ma la pec arriva, dicono dalla Lega di B, in ritardo. No, non è partita. No, non l’ha ricevuta, per un malfunzionamento del sistema, la Prefettura. Sì, ma è partita. No, non c’è stato il tempo necessario per cercare un campo atto a ospitare le partite interne dei lecchesi. Avevamo necessità di una deroga, urlano da Lecco, sindaco e presidente in testa. Eh, il calcio unisce, si sa. Intanto la Lega respinge l’iscrizione in B del Lecco, che si trova fuori da tutti i campionati. Gli sportivi di tutta Italia aggrottano la fronte, ci sono i meriti sportivi ottenuti sul campo che valgono più di mille carte bollate, fanno notare. Nelle strade della cittadina sull’argine orientale del lago di Como i tifosi inscenano colorate proteste, le prostitute smettono di lavorare, in fabbrica si inscenano scioperi bianchi, i bar non servono più caffé. Un autentico disastro cittadino, con depressione, frustrazione e amarezza che si impadroniscono di tutti. Lavorano solo gli psicologi, che ricorrono anche loro ai colleghi per reggere l'urto di sfoghi e confessioni inenarrabili dei pazienti-tifosi. Solo papà Manzoni è contento, con l’ordine ristabilito in nome della cultura letteraria. Insomma, la gente s’incazza per un torto evidente ma vige la dura lex sed lex. Si va, inevitabilmente, nelle aule giudiziarie, con ricorsi prima accolti, poi respinti, ancora e di nuovo favorevoli. Ieri, 3 agosto, speriamo, forse si è giunti a scrivere la parola fine a questa lunga torrida estate lecchese, coi nerazzurri padroni del proprio destino in campo, ammessi di nuovo in serie B e pronti a esordire il 19 agosto sul campo di Pisa, vituperio delle genti. Sicuri di vincere, proprio perchè non disputeranno le partite interne in uno stadio che proprio amico non s’è dimostrato. Manzoni, permettendo. 
1 anno fa
Autore
Gian Luca Campagna

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