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Morto il Cav, Calenda sogna ancora il Terzo polo

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La rivoluzione liberale non c'è stata ma ora il Paese ha necessità di una grande area moderata

"La rivoluzione liberale non c'è stata, in parte perché Berlusconi aveva troppi condizionamenti per farla: un condizionamento suo, che erano le sue aziende, e un condizionamento esterno che è stato l'accanimento giudiziario". Lo ha detto il leader di Azione, Carlo Calenda, ospite a 'Di Martedì' su La7.

"Berlusconi è stato un mio avversario politico. E quando muore un avversario piacerebbe vedere la cessazione dell'odio, non del fatto che uno che è stato contrario, molto contrario, contrarissimo. L'odio finisce con la persona che muore. E piacerebbe vedere che a un avversario si riconoscono delle caratteristiche che Berlusconi aveva, di straordinarietà, alcune positive e alcune secondo me negative. E lo si fa per rispetto nei confronti di un avversario che ha dimostrato coraggio fino all'ultimo".

"Se questo paese - ha proseguito Calenda - impara a fare questo, si riconcilia, perché non può essere in guerra permanente con le persone anche quando muoiono".

"Gli elettorati non sono contendibili come blocchi monolitici che si muovono. Credo che l'Italia abbia bisogno di una grande area, moderata di valori ma risoluta nel riformismo; di uscire dal bipolarismo, che ha ammazzato questo paese e l'ha reso molto più conflittuale. Il lavoro che intendo fare è questo". Così, ospite di 'Di Martedì' su La7, il leader di Azione Carlo Calenda risponde a chi gli chiede se, dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi, l'elettorato di Forza Italia sia più contendibile.

1 anno fa
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