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Pressione fiscale alta e famiglie in difficoltà

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L'analisi di Confindustria rileva il debito record e la prudenza delle famiglie nei consumi e negli investimenti

Debito record al 146,4%, pressione fiscale in crescita al 43,9% e deficit il lieve calo al 7,9% nel 2023. Sono le previsioni contenute nel rapporto del centro studi di Confindustria. Nel 2022, si ricorda, il debito si è attestato al 144,7%, mentre la pressione fiscale al 43,5% e il deficit all'8%. Per il 2024 si confermano le tendenze di quest'anno, con il debito che continua la sua corsa arrivando al 147,9% così come la pressione fiscale che arriva al 44,7%. Mentre il deficit continua a calare, arrivando al 5%. L'indebitamento, spiega il Csc, ''è ora stimato più ampio fin dal 2021, rispetto alle precedenti rilevazioni, a seguito della recente revisione contabile relativa agli incentivi per il settore edilizio''. A incidere sul dato è anche ''l’aumento consistente dei tassi di rendimento dei titoli di Stato e, quindi, della spesa per interessi sul debito pubblico''.

''Dinamica debole per i consumi nel 2023, ripresa rinviata al 2024. I consumi delle famiglie italiane rimarranno quasi fermi in media d’anno nel 2023 (+0,2%), al di sotto del trascinamento dal 2022 (+0,4%)''. E' la stima contenuta nel rapporto del Centro studi di Confindustria. ''Il calo della spesa delle famiglie iniziato nell’ultimo quarto dell’anno scorso è, infatti, atteso proseguire anche nella prima parte del 2023, seppur in maniera meno intensa'', scrive il Csc. ''Sulla scia della discesa dell’inflazione e, al tempo stesso, della ripresa dell’attività economica, i consumi torneranno a crescere nella seconda metà dell’anno, e continueranno a farlo con un po’ più di slancio nel 2024 (+1,4%). Il biennio di previsione si chiuderà con una spesa delle famiglie ancora sotto i livelli del 2019 (-0,4%)''.

Le informazioni congiunturali confermano che ''un ulteriore indebolimento della domanda dovrebbe materializzarsi nei primi mesi dell’anno. Con qualche oscillazione a livello mensile, il clima di fiducia a inizio 2023 si mantiene ancora al di sotto della media pre-pandemica (104,0 a febbraio da 110,9 in media nel 2019), anche con riferimento ai giudizi sulla situazione personale e sul clima economico, nonostante si sia arrestato il deterioramento delle valutazioni dei consumatori proseguito lungo tutto il 2022''.

I comportamenti dei consumatori ''saranno prudenti nel 2023, specie a inizio anno'', scrive il Csc. ''Tuttavia, nel corso del 2023 (e poi nell’anno successivo) i consumi potrebbero recuperare, con l’attesa discesa dell’inflazione, e la sostanziale stabilità del reddito totale reale, prevista nel 2023''. La ripresa, attesa per la seconda parte del 2023, legata al rientro dei prezzi, ''si rafforzerà nel 2024, favorita anche da una dinamica del reddito disponibile reale positiva, per effetto della ripresa dell’economia e dell’occupazione''.

 

1 anno fa
Foto: pixabay
Autore
Claudio Mascagni

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