Il Green è la speranza e gli ecoimbecilli sono altrove
Stavolta gli attivisti di Extinction Generation hanno dimostrato una maturità che altre volte era sfuggita ad associazioni similari
Hanno colpito ancora. E stavolta sembrano usciti dalla trama di un film distopico, per la contemporaneità dell’azione ma soprattutto perché è stata tempestiva anche con gli attimi finali della Cop28, la Conferenza mondiale sul clima che si sta svolgendo a Dubai. Stavolta gli attivisti di Extinction Generation hanno dimostrato una maturità che altre volte era sfuggita ad associazioni similari: hanno rovesciato un liquido verde, come la speranza, come il colore di quel Green che gli adulti inseguono a parole, nelle acque della laguna di Venezia, del Tevere e dei Navigli, colpendo quindi il cuore liquido delle metropoli italiane. Non hanno utilizzato vernici indelebili, imbrattando monumenti, ma la fluoresceina, un colorante innocuo che viene utilizzato come tracciante per segnalare la posizione di subacquei dispersi in acqua. Quindi, un’azione dimostrativa, forte. Gli slogan gridati dagli attivisti hanno il medesimo contenuto e invitano i governanti, nello specifico italiani, a muoversi perché il Pianeta è al collasso.
Intanto è ai titoli di coda la Cop28 negli Emirati Arabi Uniti, nella tana di quello che è tra i maggiori produttori di energia tramite fossili, dove i delegati di tutti i Paesi del mondo si sono posti l’obiettivo di cambiarne le sorti cercando di spuntare la prima delle priorità che fa parte dell'accordo di Parigi del 2015, cioè limitare al di sotto di 2 gradi Celsius il riscaldamento medio globale rispetto al periodo preindustriale, puntando a un aumento massimo pari a 1,5 gradi. La deadline della Conferenza sul clima a Dubai è ormai al capolinea (scade domani 12 dicembre) ma manca ancora un accordo sull'eliminazione graduale di gas, petrolio e carbone, poiché come era facilmente immaginabile gli Stati dell'Opec nicchiano, così l’accordo definitivo sull’abbandono graduale delle fonti fossili resta pura chimera. Gli Usa, la Ue e altri Paesi (circa 80) spingono per un’uscita graduale, detta “phase out“, dalla produzione delle fonti fossili, poiché il loro utilizzo resta la prima causa del riscaldamento globale che è all’origine degli eventi climatici estremi. Tornando alle cose di casa nostra, i vari governatori regionali e ministri invece di dare degli ecoimbecilli agli attivisti di Extinction Generation stavolta hanno sbagliato destinatario, ma è facile fare i forti con i deboli ed essere deboli coi forti.
Intanto è ai titoli di coda la Cop28 negli Emirati Arabi Uniti, nella tana di quello che è tra i maggiori produttori di energia tramite fossili, dove i delegati di tutti i Paesi del mondo si sono posti l’obiettivo di cambiarne le sorti cercando di spuntare la prima delle priorità che fa parte dell'accordo di Parigi del 2015, cioè limitare al di sotto di 2 gradi Celsius il riscaldamento medio globale rispetto al periodo preindustriale, puntando a un aumento massimo pari a 1,5 gradi. La deadline della Conferenza sul clima a Dubai è ormai al capolinea (scade domani 12 dicembre) ma manca ancora un accordo sull'eliminazione graduale di gas, petrolio e carbone, poiché come era facilmente immaginabile gli Stati dell'Opec nicchiano, così l’accordo definitivo sull’abbandono graduale delle fonti fossili resta pura chimera. Gli Usa, la Ue e altri Paesi (circa 80) spingono per un’uscita graduale, detta “phase out“, dalla produzione delle fonti fossili, poiché il loro utilizzo resta la prima causa del riscaldamento globale che è all’origine degli eventi climatici estremi. Tornando alle cose di casa nostra, i vari governatori regionali e ministri invece di dare degli ecoimbecilli agli attivisti di Extinction Generation stavolta hanno sbagliato destinatario, ma è facile fare i forti con i deboli ed essere deboli coi forti.
1 anno fa
Foto: pixabay
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