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Caso Covid: secondo la Procura il comando era difettoso

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Ecco quanto emerge nelle conclusioni degli atti di chiusura indagine della procura di Bergamo sulla diffusione della pandemia

"Dalle indagini è emerso che il sistema di risposta emergenziale messo in piedi dalla presidenza del Consiglio dei ministri sembrerebbe aver difettato in chiarezza e linearità riguardo la linea di comando". E' quanto emerge nelle conclusioni degli atti di chiusura indagine della procura di Bergamo sulla diffusione della pandemia e sulla mancata zona rossa in Val Seriana.

"Inizialmente, la gestione dell’emergenza era stata affidata, senza definire nel dettaglio i poteri, al commissario Borrelli, il quale doveva avvalersi delle competenze del Cts, il quale, a sua volta, avrebbe dovuto assisterlo e consigliargli quali provvedimenti adottare, benché poi fosse comunque il ministero della Salute ad emanare le circolari necessarie a fornire indicazioni sanitarie alle Regioni". Il tutto senza dimenticare il Cts "non è stato solo un organismo di consulenza per il commissario, così come previsto, ma ha anche fornito pareri all’organo politico" e che a metà marzo è stato nominato un altro commissario, Domenico Arcuri, per l’attuazione e coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell'emergenza Covid.

"La molteplicità delle strutture coinvolte e l’assenza di una chiara linea di comando e coordinamento non ha consentito di agire in maniera immediata ed efficiente ai quesiti per fronteggiare le esigenze emergenziali. Ciò ha determinato un accavallamento di ruoli e la frammentazione di responsabilità che hanno concorso a offuscare qual era in realtà la linea di comando e coordinamento". Lo stesso presidente dell'Iss Silvio Brusaferro riferiva in una chat a Benedetta Allegranzi, funzionaria Oms, che "il sistema italiano di gestione dell’emergenza era 'nel caos'".

"La responsabilità della mancata attuazione del Piano pandemico nazionale va attribuita alle azioni di coloro ai quali era affidata la sicurezza sanitaria dell'Italia" e tra loro c'è, a dire di Andrea Crisanti consulente della procura di Bergamo, anche il Silvio Brusaferro che "come direttore di Iss e consulente del ministro della Salute legge il Piano la prima volta a maggio 2020 nonostante gli fosse stato sottoposto dal giorno 11 gennaio 2020". La consulenza fa parte degli atti dell'inchiesta sul Covid che ha portato i pm di Bergamo a chiudere le indagini sulla diffusione del virus e la mancata zona rossa in Val Seriana e a indagare una ventina di persone, tra cui diversi nomi eccellenti della politica.

Per Crisanti, contrariamente a quanto affermato dal ministro della Salute Roberto Speranza "l'Italia" aveva nel piano pandemico "un manuale di istruzione. Se poi l'Italia ha affrontato la pandemia senza un manuale è perché questo manuale è stato scartato a priori senza essere valutato dai principali organi tecnici del Ministero".

Non solo: chi si trovò in prima linea a dover prendere le decisioni sulla pandemia - il professor Locatelli, il dottor D'Amario e lo stesso Brusaferro - avrebbero svolto, secondo il consulente della procura "un ruolo consapevole e allo stesso tempo determinante nel neutralizzare il sistema di sorveglianza limitando con azioni commissive l'uso del tampone ai casi sintomatici con legame epidemiologico prima del 20 febbraio 2020 e dopo quella data ai soli casi sintomatici".

Il piano pandemico nazionale non era stato aggiornato dal 2006 ed era predisposto a contrastare l'influenza, "tuttavia conteneva misure efficaci di carattere generale per contrastare la diffusione di virus a trasmissione respiratoria esigibili dal punto di vista formale e sostanziale. Il fatto che il Piano sia stato completamente ignorato durante le fasi inter-pandemiche 1 e 2 dal ministero della Sanità non assolve le responsabilità dei vertici delle Regione Lombardia e del Ministero stesso di non averlo messo in atto le misure di preparazione per prevenire la possibile diffusione del contagio tra gli operatori sanitari già a partire dal 5 gennaio 2020" quando scatta l'allarme dell'Oms.

1 anno fa
Foto: pixabay
Autore
Claudio Mascagni

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