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Dal 1° gennaio al 31 dicembre, un anno col Covid

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Ripercorriamo insieme un anno passato a difenderci dall'aggressione del coronavirus

Italia, 1 gennaio 2021. Inizia un nuovo anno nel nome di Covid-19. Il bollettino giornaliero segna 22.210 casi e 462 morti, dati in calo. Il Paese è nella fase discendente dell'ondata epidemica di Sars-CoV-2 più drammatica e intensa mai toccata e si appresta a entrare nel vivo della tanto attesa campagna vaccinale anti-Covid. I primi medici testimonial sono stati immunizzati nel giorno battezzato V-Day (27 dicembre 2020) con il primo prodotto scudo approvato in Ue, cioè Comirnaty* di Pfizer/BioNTech, e a gennaio a crescere non saranno più solo i numeri dei contagi post Feste, ma anche quelli degli anziani e dei camici bianchi che cominciano a essere vaccina. Passano così i primi giorni di un anno partito con lo sprint di un'arma concreta contro il virus e oggi in via di conclusione all'insegna di una nuova minaccia: la variante Omicron.

La pandemia è ancora qui, e lo dicono ancora una volta i numeri: mentre Regno Unito e Francia sfondano il tetto dei 200mila contagi e l'Ue è in allarme per l'ascesa di Omicron, anche l'Italia vive la sua impennata e si avvicina alla soglia dei 100mila casi, dato più alto di sempre; i morti hanno ripreso a salire sopra quota 100, ma restano molto più bassi di quelli registrati nello stesso periodo dello scorso anno, come i ricoveri e soprattutto le terapie intensive. In mezzo ci sono stati 12 mesi fra svolte nelle terapie, e chiusure/aperture guidate dalle montagne russe dell'epidemia. Riavvolgendo il nastro, gennaio è dominato dal dibattito sui vaccini: il 7 gli enti regolatori danno il via libera a quello di Moderna per gli over 18 - il secondo a incassare l'ok in Ue - e l'Italia si mostra subito a macchia di leopardo nella campagna vaccinale. C'è fame di iniezioni scudo nel mondo e all'inizio il flusso di dosi non è costante.

Nel mirino delle polemiche finiscono governatori, le stesse aziende farmaceutiche e in particolare l'allora Commissario straordinario per l'emergenza coronavirus, Domenico Arcuri (sostituito a marzo dal generale Francesco Paolo Figliuolo). A fare fatica col sistema di prenotazioni è anche la Lombardia, regione che ha pagato un tributo altissimo alla pandemia (dopo lo stallo iniziale arriverà ai primi posti per dosi somministrate). Dopo quelli a mRna, il 29 gennaio arriva il via libera anche al primo vaccino anti-Covid a vettore adenovirale, quello prodotto da AstraZeneca. La scelta è di usarlo per allargare l'immunizzazione ad altre categorie: dopo medici e anziani, forze dell'ordine e insegnanti.

Questo vaccino era atteso con ansia e annunciato in grandi quantità. In realtà scoppia subito il caso: le consegne all'Ue non sono quelle attese e si apre una controversia con l'azienda. Poi finiscono alla ribalta delle cronache le morti di un militare e di una professoressa, entrambi siciliani, che si sono verificate dopo la vaccinazione (successivamente perderà la vita anche la 18enne Camilla Canepa in Liguria). E con l'aumentare dei numeri degli immunizzati cominciano a emergere in più Paesi segnalazioni di trombosi atipiche associate a bassi livelli di piastrine, che si scopriranno poi essere un effetto collaterale molto raro del vaccino, come certificato da Ema.

Il vaccino di AstraZeneca (unico venduto nella prima fase a prezzo di costo) non ha vita facile, fra sospensioni temporanee in via precauzionale decise da diversi Paesi, comprese Italia, Francia, Germania, e indicazioni che cambieranno più volte: inizialmente raccomandato da Aifa solo al di sotto dei 55 anni, poi esteso fino ai 65 e dopo somministrato solo al di sopra dei 60 anni, per massima cautela. Resterà, però, per mesi il più diffuso nelle aree a medio-basso reddito. In questo scenario arriva l'11 marzo il via libera europeo al vaccino monodose, a vettore adenovirale, di Johnson & Johnson. Anche questo vaccino farà i conti con le segnalazioni di trombosi rare e indicazioni ad hoc sulle fasce d'età a cui somministrarlo.

Se il 2021 è l'anno dei vaccini, aprile è il mese del dibattito sull'obbligo di fare l'iniezione scudo, che scatta per gli operatori sanitari. L'effetto del provvedimento è che nei mesi successivi arrivano le sospensioni del personale che resta fermo su posizioni no-vax. Complessivamente le coperture sul fronte della popolazione generale crescono, ma con ritmi più lenti quando si scende con l'età. Il governo decide di accelerare, e a metà giugno vara il Green Pass definendone le modalità di rilascio, in anticipo sull'Ue. E mentre a maggio era arrivato il via libera al vaccino Pfizer anche per i 12-15enni, dopo l'estate già si parla di terza dose: l'Italia comincerà a fine settembre a somministrarle a sanitari, anziani e fragili. A ottobre però i non vaccinati sono ancora circa 8 milioni (oggi sono 9,4 mln contando anche i 5-11enni scoperti, per i quali le vaccinazioni sono iniziate da poco). Succede nonostante il certificato verde - ottenibile però anche con un tampone negativo - venga richiesto per accedere a un numero sempre più elevato di attività, dalle palestre ai ristoranti.

 

2 anni fa
Foto: pixabay
Autore
Claudio Mascagni

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