Cera d'api e corridoio di casa: come mia madre inventò il curling
La prima volta che ho visto quella disciplina sembrava lo spot del mocho Videla
La prima volta che ho visto quella disciplina sembrava lo spot del #mochoVidela. Immaginavo integerrime massaie lettoni o estoni che, con spazzoloni, strofinavano fino a consumarlo il pavimento di casa, coi figli che ne approfittavano in presa diretta lanciando pentole a pressione su quei corridoi lucidi. E già, sto parlando del curling. Ho appreso di persone che si alzano la mattina presto per seguire le partite della Nazionale alle Olimpiadi di Pechino nemmeno fosse una vitale partita di un Mondiale di calcio giocata in Sud America. E così oggi alle 13.30 la Nazionale azzurra sfida la Norvegia per aggiudicarsi l’oro. Alzi la mano chi non si è catapultato su Wikipedia per curiosare sulle origini della disciplina e sulle strategie, ricordando anche un dolceamaro film come ‘La mossa del pinguino’. Boh, sarà, ma io con mio fratello e mia sorella a curling già ci giocavo nei primissimi anni ’70 quando mia madre stirava lo stretto corridoio di casa con la lucidatrice spalmando cera d’api su cui poi noi lanciavamo ogni tipo d’oggetto che doveva arrestarsi, senza toccarla, la massiccia porta d’ingresso. Con tanto di improperi materni. Non sapevamo esistesse un gioco simile, e che addirittura sarebbe diventato una disciplina olimpica. Dovremo dirlo a mia madre.
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