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La rivalità calcistica tra Latina e Frosinone

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La storia dei nerazzurri e dei canarini tra sfottò, risse da saloon, agguati, derby rinviati e umiliazioni involontarie

Tifoserie calde o semplici sfottò. La linea di demarcazione è sempre difficile da comprendere soprattutto quando si parla della materia più seria tra le cose frivole: vale a dire il calcio. E la passione, si sa, è più sentita in provincia, nell’Italia dei campanili e dei confini territoriali flebili. Così, una rivalità territoriale che affonda nella notte dei tempi è quella esistente tra due provincie vicine e limitrofe, quella di Frosinone e quella di Latina, una rivalità che si traveste di ostilità quando ventidue tra giallazzurri e nerazzurri rincorrono un pallone. Al di là della categoria. Come avviene ancora oggi: i nerazzurri a galleggiare in terza serie dopo un lustro di anonimato, i ciociari a fare i pendolari tra la massima serie e la B. Così passeggiando per la città pontina trovi adesivi in ogni dove che richiamano a questa rivalità.

Gli scontri (di tali si tratta) tra le tifoserie si acuiscono negli anni ’80, quando i due capoluoghi di provincia dal punto di vista calcistico si contendono la promozione in serie C1: è l’87/88, i ciociari a poche giornate dalla fine travolgono i nerazzurri per 3-0 strappando la promozione proprio a discapito dei pontini ma quello che accade alla fine del fischio finale è più da derby Boca-River, con il pullman dei tifosi nerazzurri preso d’assalto addirittura dai balconi con il lancio dei vasi. Un'odissea per i tifosi pontini.

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Poi, per ricordare un derby sanguigno è necessario arrivare a quello del ritorno in serie C dei pontini, dopo 11 stagioni anonime tra i dilettanti. In un Francioni gremito il Latina lanciato in classifica passa in vantaggio dopo pochi secondi con Simonetti, spreca un rigore con Pilleddu, subisce un’espulsione per un intervento scomposto di Zizzariello e subisce la rete del pari a pochi spicci dalla fine grazie a Testa, che manda in visibilio i cinquecento tifosi canarini. Nel match di ritorno ad aprile 2003 le due squadre sono risucchiate in fondo alla classifica, ma le tifoserie sanno che quello è un bivio: da Latina alla volta del Matusa partono in mille, una sorta di muro arancione che è osmotico con la squadra in campo. La partita è nervosa e maschia, il Latina passa in vantaggio con un rigore di Simonetti calciato proprio sotto la curva di casa, resiste al ritorno ciociaro, poi al triplice fischio Pilleddu interviene alla karateka su Pellegrini che era andato a rimproverare Pesce in fuga verso il muro arancione per raccogliere gli applausi della tifoseria nerazzurra. Scoppia una rissa da saloon e una caccia all’uomo blasfema, pioveranno squalifiche ma alla fine le due squadre conserveranno la C2. Poi, altro bivio: l’anno successivo il Frosinone con rete di Aquino viola il Francioni e brinda alla C1 mentre i pontini l’anno dopo salutano i prof perdendo i play out a Rieti. Il Latina fallisce e sparisce dalla mappa del calcio quando il Frosinone brinda per la prima volta alla serie B. Pare un segno del destino con le squadre che si dividono ma la rinascita del Latina è lì, con la coppia di presidenti Condò-Maietta. Il Frosinone scivola dalla B proprio mentre il Latina di Sanderra brinda al ritorno in C1 dopo la bellezza di 30 anni: e quel giorno i tifosi canarini si superano, sorvolando con un pendolare ultraleggero il Francioni col Latina impegnato a celebrare la festa contro l’Aversa e spargendo con i fumogeni giallazzurri un cielo porcellanato. Uno sfottò che alla fine è un bentornato al derby in una categoria importante. Ma non tanto importante come quello in serie B. E sì, perché se restano partite sentite i quattro derby in C1 nelle stagioni successive con l’acme raggiunto dal portiere Massimo Zappino a indossare la maglia griffata ‘pontino bastardo’ (marzo 2013), quello del Francioni in serie B nella stagione 2014-15 resterà nella storia.

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I canarini sono tornati tra i cadetti, i nerazzurri si leccano ancora le ferite per una serie A svanita all’ultimo sbadiglio, con la partita che ha una sceneggiatura da film. Il 2 novembre 2014, all’ingresso per saggiare il terreno di gioco i giocatori ciociari si fermano sotto la Curva Nord, fissando in modo impertinente il covo del tifo nerazzurro per parecchi secondi ricevendo ululati e insulti, poi in campo manifestano quella superiorità di spirito con un perentorio 1-4, culminato sotto la gradinata dei tifosi ospiti in visibilio e con l’ex questore di Frosinone, passato a Latina, Giuseppe De Matteis, a intrattenere buona parte dello stadio ai festeggiamenti, esacerbando non poco gli animi.

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Poi nel marzo 2015 a Frosinone la Lega B colleziona una pessima figura: arriva una squalifica su una parte del Matusa per le intemperanze dei tifosi contro l’Entella, poi però la Lega nicchia fino a spostare il match per ordine pubblico contro il Latina arrivando a scontare la squalifica proprio per giocare il derby con tutto lo stadio pieno. Al di là della bizzarria federale anche i sindaci si scontrano in un duello verbale rimasto negli annali, tra il pontino Di Giorgi e il ciociaro Ottaviani, col primo a scrivere all’allora ministro degli interni Alfano chiedendo lo 0-3 a tavolino. Un derby grottesco, più di carte bollate che di calcio giocato, anche perché in campo non c’è storia: il Frosinone va in serie A, il Latina due stagioni dopo sprofonda in un fallimento (ancora) da romanzo. Ma forse è un nuovo prologo per altre sceneggiature da derby.

2 anni fa
Autore
Gian Luca Campagna

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