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Draghi non ha eredi ma metodo Draghi sì, ora tocca ai partiti

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Il presidente dei Giovani di Confindustria, Riccardo Di Stefano, nel convegno di Napoli promuove il premier e invita i partiti a rinnovarsi. Basta vetocrazia

"Sentirsi pienamente e onorevolmente rappresentati dal Presidente del Consiglio è vitale, ma non basta. Allo stesso modo, vogliamo contare su una nuova leva di persone che rappresenteranno, con onore, gli italiani in futuro". A sottolinearlo è il presidente dei Giovani di Confindustria, Riccardo Di Stefano, nella sua relazione al convegno che si è aperto a Napoli.

"Il Premier ha evitato il cortocircuito politico-istituzionale. Ma non è compito suo riformare la politica. Quello, devono farlo i partiti. Draghi non ha eredi, ma il metodo Draghi sì: si incarna in tutte le persone che riscoprono il valore delle istituzioni, credono in un ceto dirigente competente, con una visione per il Paese, preparato a fare dell’Italia la propria missione", afferma Di Stefano.

"È ora di tornare a fare politica. Quella degli ideali, da coltivare in Parlamento come nei tinelli, nei bar, nelle piazze, nelle università. l’Italia che sogniamo - evidenzia Di Stefano - ha detto basta alla ‘vetocrazia’, che impedisce un sano dialogo politico. Se tutti si mettono sempre contro qualcosa, il risultato è che non si riesce mai a fare riforme incisive, ma sempre rattoppate. Una nazione non è la somma delle sue fazioni! Come generazione, non solo come imprenditori, vorremmo lasciare in eredità una democrazia più partecipata di quella che abbiamo ricevuto".

"Dobbiamo creare gli spazi per far emergere nuovi meriti e talenti, bisogna costruire quel gruppo di persone che si metterà al timone del Paese in un momento in cui, come abbiamo visto, nessuna vecchia rotta è più valida e bisogna trovarne di nuove. Per dare spazio al futuro, l’Italia deve lasciarsi alle spalle alcuni vizi capitali però. Bisogna imparare - dice Di Stefano - a non usare oggi le risorse di domani: che si tratti di debito, clima, acqua o materie prime, le generazioni presenti non possono aggrapparsi a quelle future. Il passato ci sta ospitando da troppo tempo, guardiamo avanti. A partire dal fare impresa. Basta con le scorciatoie, esiste una risposta semplice per ogni problema complesso, ma è sbagliata.

"Ultimo ma non per importanza: archiviare l’abitudine a dare per impossibile il cambiamento. Il mondo si trasforma ogni giorno, anche se non vi prestiamo attenzione. E poi, liberiamoci anche dalla paura che domani sarà peggio di oggi. Per dare spazio al futuro, c’è una sola cosa da realizzare: riempiamo questi spazi e costruiamo una nuova Italia oltre le distanze", conclude Di Stefano.

2 anni fa
Autore
Dini Federico

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