Il 25 novembre ricorda la superiorità della donna sull'uomo
La violenza contro le donne è un fattore culturale, le ragazze si abituano presto al cambiamento e alla trasformazione. Grazie a Dio
Il 25 novembre è una data resta importante, perché rappresenta un punto di arrivo e di partenza, ma anche volgarmente un tagliando. E il momento resta triste, porta alla riflessione, quando ci accingiamo a conversare sui dati del 25 novembre, la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Sono i numeri a destabilizzarci ogni volta, sono repetita iuvant che non aiutano, le parole risuonano vuote in cuori e menti vigliacche, come quelle di uomini che faticano a comprendere che la vita è maturità continua, che anche una relazione può terminare, che una donna non è un oggetto di proprietà, che ha il diritto/dovere di ripartire da se stessa, senza vincoli e legami. Chiaro, che è un fattore culturale, da superare rispetto agli inflazionati, anacronistici e intollerabili ‘amore malato’ e ‘delitto passionale’, anche perché, udite udite, il numero di omicidi su donne emancipate è maggiore a quello di donne con un basso livello d’istruzione. Chiaro che la fallocrazia in tal senso si sente evirata del suo ipotetico inalienabile potere.
Però, nel tempo quello sul femminicidio e della violenza sulle donne è diventato un tema da sabbie mobili, nel senso che se ci si discosta dal pensiero unico e perbenista si rischia il linciaggio morale. Un paio d’anni fa condussi una giornata al riguardo, ma tra i relatori invitai anche uomini, perché non ho mai tollerato le conferenze autoreferenziali e perché le voci fuori dal coro in un momento in cui siamo concentrati sulla comunicazione hanno la loro efficacia. Certo, poi ci sono voci fuori dal coro completamente stonate, come quella della giornalista Barbara Palombelli che nel settembre scorso infelicemente se ne uscì con “Sette donne uccise in sette giorni. Lecito chiedersi: questi uomini sono stati esasperati?”. Certo come no, giustifichiamo l’omicidio. Altro tema resta, invece, quello in cui indicare alcune donne che approfittano di questi riflettori per avere un po’ di visibilità o, peggio, per liberarsi 'definitivamente' del partner (da un punto di vista legale) anche se questo è una persona ‘ragionevole’, incapace di fare del male a una mosca.
Certo, un aspetto apodittico va sottolineato: amici maschietti, diciamocelo, le donne hanno una marcia in più. È la natura che le ha aiutate a essere superiori a noi uomini, ficchiamocelo nella zucca una volta per tutte. Sono abituate al dolore, fisico, e quindi morale, da sempre. Per loro è ancestrale. Sono pronte al cambiamento da quando sono ragazzine, da quando maturano che la vita può trasformarsi da un momento all’altro, aspetto sublimato dalla crescita del seno durante il periodo dello sviluppo e dalla gravidanza che precede il lieto evento. Cioè, mentre noi continuiamo a giocare coi soldatini, scambiarci le figurine, perdere le diottrie su youtube, le donne affrontano il cambiamento, l’uomo no, così dopo, da adulto, si dispera come un bimbo quando realizza l’abbandono. Vabbè, direte voi: è la natura, o se volete Dio (ma su Dio ci torneremo tra un attimo), ad averle volute così, fisicamente cianciando. Eh, mica tanto. Amici maschietti, vi faccio un’altra confidenza: siete mai stati in auto con una donna? Avete notato quanto è multitasking? Al volante riesce a: 1) guidare 2) truccarsi 3) rispondere al telefonino e conversare aprendo link di continuo 4) mandare tre sms sui social 5) accendersi una sigaretta 6) sfanculare un automobilista (a suo dire) distratto 7) interloquire anche con noi che siamo al suo fianco.
Non vi basta? Be’, se, cari maschietti, siete ancora convinti della nostra superiorità perché Dio è uomo lasciate che vi faccia un’altra confidenza, l’ultima. Sapete che Dio ha creato Eva da una costola di Adamo (così recita la favola), sapete anche che il nostro progenitore si lamentava un giorno sì e l’altro pure con Dio della superficialità della donna, ma sapete anche che Eva al cospetto dell’Altissimo non si capacitava di come l’uomo potesse essere così arrogante, allorché Dio le rivelò che era necessario farglielo credere, ma questa doveva restare una confidenza da donna a donna.
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