L'Italia si interroga sul destino dell'Occidente
L'arcivescovo Fisichella e l'ex deputato Adornato si chiedono quale è il futuro dell'Europa
Da una parte il politico, dall'altra il teologo. Al centro un libro, 'La libertà che cambia. Dialoghi sul destino dell'Occidente', scritto a quattro mani da Ferdinando Adornato, ex deputato e giornalista, e dall'arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto della sezione per le questioni fondamentali dell'evangelizzazione nel mondo del Dicastero per l'evangelizzazione.
Un dialogo, suddiviso su quattro piani testuali, denso e complesso, sul futuro dell'Occidente, sul destino dell'Europa, che si interroga sul ruolo attivo dell'uomo all'interno di una società globalizzata e di un presente multiforme, in continua evoluzione. Sono queste le premesse alla base di una riflessione che va oltre le semplici posizioni personali, ma che intreccia profilo cristiano a quello laico e che, dopo un excursus storico che parte da Socrate e arriva a papa Ratzinger, ci suggerisce la necessità di interlocuzione con l'altro, che si concretizza nelle pagine del testo con la stesura di due lettere che gli autori si scambiano, vicendevolmente.
Proprio l'ex presidente della Camera Casini ha, nel suo intervento, riassunto il senso dell'opera: "Il mondo occidentale sta cambiando rapidamente: antichi schemi di rappresentazione della realtà si stanno modificando, nuove ideologie stanno aggredendo le fondamenta della cultura occidentale e della sua democrazia. La sfida che gli autori si pongono è quella di indagare cosa ci ha portato fin qui e quali prospettive si aprono per affrontare questioni importanti che riguardano il presente, ma soprattutto il futuro. L'ordine internazionale è oggetto di polarizzazione e frammentazione e l'occidente dovrebbe far pace con l'idea di essere uno dei tanti poli, in un mondo multipolare".
Non è mancato, poi, un cenno anche a questioni di carattere culturale e religioso: per Casini, infatti, "appare ancora più grave, oggi, l'errore compiuto nel 2001 di non aver incluso i riferimenti all'eredità giudaico-cristiana nel preambolo del trattato costituzionale dell'Unione europea. Affermare la propria identità significa, infatti, porre le premesse di un'accoglienza equilibrata".
Sul tema costituzionale, in chiave europea, si è espresso anche il senatore Pera, sollecitato dalla domanda della giornalista Franca Giansoldati, che ha moderato l'incontro: "Sono ormai passati poco più di vent'anni da quel momento. Oggi l'elemento religioso viene riportato all'attenzione perché la crisi dell'Occidente è anche una crisi di spiritualità, una crisi del cristianesimo nell'Occidente: quella terra che ha dato origine alle popolazioni cristiane che ora stanno abbandonando questa religione. Una crisi irreversibile, che mina l’identità. Oggi noi viviamo una contraddizione: maggiore benessere ci porta minore spiritualità, ma maggiore libertà ci porta a minori responsabilità".
Gli interventi dei due autori hanno poi concluso l'incontro. Per Adornato "la trasmissione di identità dell'Occidente si è interrotta: esisteva come identità x, ma ad un certo punto si è inceppata, per tantissimi motivi, tra cui l’agghiacciante aggressione dei totalitarismi, che ha toccato il cuore delle identità occidentali e il relativismo etico, che afferma l’inesistenza di nessuna verità. Dopo la fine della guerra non abbiamo ripristinato l’identità occidentale, ma ci siamo definiti in negativo, ossia antifascisti e anti comunisti, senza la presenza di identità positive. Come europei siamo aggrediti dal passato e dal futuro: dal passato perché la guerra in Ucraina ci ha riportati nella guerra del Novecento; dal futuro, invece, perché gli esperti dell’intelligenza artificiale hanno cominciato a porre dei dubbi sul rapporto con l’umano. Non sappiamo cosa ci sta accadendo, ma è esattamente questo che ci sta accadendo: una dittatura dell’ignoto, davanti alla quale non si può che avere paura".
Fisichella, invece, a conclusione dell’incontro, ha argomentato sul tema Europa con alcuni spunti ottimisti: "Con posizioni diverse, ognuno può portare avanti le proprie posizioni. Per la mia storia personale, per la mia identità, sono partito dal termine verità: il problema che ha l’Occidente è quello che nel Medioevo era definito ‘quaestio de veritate’, ossia la ricerca continua di verità. ‘Scio me nescire’: il fatto di non sapere mi obbliga, dunque, ad andare oltre, attraverso la ricerca. Siamo qui, nel nostro mondo, per cercare la verità, prima di noi stessi, poi per arrivare a scoprire qualcosa di più profondo".
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