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Un nuovo modo di vivere secondo Vargas

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La bravissima scrittrice francese Fred Vargas sa che molti preferiscono vederla sfoderare bei polizieschi di pura evasione ma oggi sorprende

Ovunque. Oggi. La bravissima scrittrice francese Fred Vargas sa che molti preferiscono vederla sfoderare bei polizieschi di pura evasione, purtuttavia un’implacabile necessità l’ha incalzata a studiare per anni energie fossili e cambiamenti climatici e a scrivere ora il seguito del denso importante volume uscito qualche anno fa. L’esigenza è sorta dalla combinazione dell’indole da scienziata archeologa geologa con la constatazione che pochi si stanno occupando dei prossimi picchi di petrolio, gas e carbone. Ha raccolto quanta più documentazione possibile e preso spunto dai rapporti della comunità scientifica internazionale, in particolare di quella nota come Giec nel suo paese, come Ipcc in quasi tutti gli altri paesi. Ribadisce che avrebbe di gran lunga preferito rassicurarci sulla continuazione, con metodi diversi da quelli di oggi, dei nostri stili di vita, ma dobbiamo avere il coraggio di affrontare la sconvolgente crisi economica causata dalla decrescita del petrolio (da cui i vari titoli e sottotitoli). Pur ragionando anche sui quattro scenari di riscaldamento globale da qui al 2100, elaborati e diffusi nel 2014 e aggiornati nel 2022, l’autrice affronta la tematica che condizionerà tutti gli scenari ed è stata finora sottovalutata dagli specialisti, dagli scienziati di varie discipline e dai decisori politici: le conseguenze del certo, inevitabile, progressivo e relativamente rapido declino geologico del petrolio. Lo scenario più moderato dell’Ipcc è stato già reso impossibile dall’inerzia dei governi nella riduzione delle emissioni dopo la Cop21 di Parigi del 2015; lo scenario più estremo non potrà verificarsi a prescindere, perché le emissioni si ridurranno comunque a causa della fine del petrolio prima del 2100; i due scenari intermedi sono entrambi possibili, ma il “fossile”, appunto, finirà e sarà quella la questione principale rispetto alla quale adattarsi, se ne saremo capaci, e l’autrice prova a offrirci utili consigli.
Un libro che non ci si sarebbe mai aspettati di leggere! Nel metodo e nel merito. La splendida, fiabesca e illuminosa Fred Vargas è molto nota (anche) nel nostro paese per romanzi polar, colti e ironici. Si tratta della storica archeozoologa Frédérique Audouin-Rouzeau (Parigi, 1957), dotatasi di uno pseudonimo (in comproprietà con la gemella pittrice), inizialmente solo per le scritture letterarie di fiction. Decenni addietro non sempre ne andavano condivise le incursioni sull’attualità politica (per esempio non fece bene in merito a Cesare Battisti in Francia). Per la seconda volta ora si occupa di scienza e di clima, da un punto di vista inconsueto e urticante, da archeologa colta ed economista diligente. Sottolinea subito la tendenza dei media a concentrarsi sulle catastrofi e sui temi che spaventano, semplicemente perché fanno vendere. Dal suo punto di vista, giustamente, la tendenziale fine “naturale” dei combustibili fossili non è una catastrofe e tenderà anzi a ridimensionare la stessa “catastroficità” (chiamiamola così) dei cambiamenti climatici antropici globali in corso: i rapporti Giec (ci vuole indulgenza internazionale nei confronti di una francese o di un francese, sono fatti così!) non tengono in debito conto gli eventuali ostacoli di natura geologica o economica che potrebbero verificarsi nel corso del secolo. Pesano ovviamente molte incertezze fisico-biologiche e geo-politiche (ulteriori guerre militari e potenziali conflitti sociali restano sullo sfondo), tuttavia la progressiva diminuzione, prima delle riserve e poi della produttività o della finanziabilità, dei combustibili fossili sono un dato “futuro” abbastanza certo e ciò “imporrà” una decrescita delle emissioni e, in generale, delle produzioni industriali e dei consumi globali. Le risorse di idrocarburi non sono inesauribili, la loro quantità evolverà e determinerà svolte anche nell’alimentazione, nei trasporti, nella convivenza urbana e nell’insufficienza di alcuni beni materiali (una decrescita non scelta). Vero è che i picchi “definitivi” del petrolio sono stati già più volte annunciati e sono ancora materia di ricerca e discussione: Vargas tenta di periodizzare, indica proprio il 2025, poi il 2040 e il 2060-80 come momenti di scansione. La lunga escursione fra i siti di scienziati, governi, organismi multilaterali, imprese, associazioni è meticolosa e argomentata, strutturata in quindici capitoli e in un’appendice, ognuno con tanti paragrafi (titoli e sottotitoli esplicativi), e una quindicina di minute pagine di note bibliografiche finali. L’autrice ci dà del “voi” e con appassionato affetto suggerisce ogni tanto quando prendere fiato rispetto a cifre, tabelle, grafici, figure. Ovviamente, si parla più di mobilità che di migrazioni (un cenno ai migranti climatici). Spesso si fa riferimento alla Francia, come ecosistema meglio conosciuto ed esemplificazione specifica degli scenari, trattando i temi con fredda globale determinazione scientifica (anche il nucleare).

 

Un nuovo modo di vivere. Affrontare l’aumento delle temperature e il declino delle energie fossili
Fred Vargas
Traduzione di Francesca Bononi
Geologia e Storia
Einaudi
2025 (orig. 2022, Quelle chaleur allons-nous connaítre? Quelles solutions pour nous nourrir?)

12 Aprile
Autore
G. C.

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