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Borrelli all'ultimo respiro supera il Bari

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Il Frosinone ha ragione di un Bari in inferiorità numerica solo a tempo scaduto con un'inzuccata del centravanti al 92'

Lo capisci da queste cose che è la stagione buona. Lo capisci quando i tuoi uomini migliori non girano, quando la fantasia non è sufficiente. Ma hai una panchina lunga. Lunga come la capocciata di Gennaro Borrelli al 92' su traversone di Frabotta, un asse già conosciuto a Venezia. Ma andiamo con ordine. 

C’è poco da dire quando un’anonima giornata di ottobre è una soleggiata e torrida giornata di giugno. È una tribù che balla attorno al pallone, prendendo in prestito parole sia a Jovanotti che a Desmond Morris, con le tifoserie belle calde che si detestano cordialmente. Tu speri che sugli spalti ci sia anche la supersexy tifosa del Bari, quella del lato B per intenderci, ma nello spicchio biancorosso per quanto ti sforzi di sbirciare non cogli bagliori particolari.

LE FORMAZIONI - Grosso non si lascia impressionare né tirare per la giacchetta, lascia Moro al centro dell’attacco, Boloca è in panca a vantaggio di Mazzitelli e Kone in raccordo centrocampo-difesa-attacco, Rohdén, il recuperato Caso e Garritano se ne stanno lì in avanti; guardando nello specchietto retrovisore Turati tra i pali, Monterisi e Cotali sui corridoi laterali, più Ravanelli e Lucioni centrali: alla fine, in teoria, è 4-2-3-1. Reduce dal primo stop di campionato e dalla sconfitta patita in Coppa Italia mercoledì, Mignani in campo spedisce Caprile in porta, rappresentando il suo calcio nel modulo 4-3-1-2, Ricci, Vicari, Pucino, Zuzek; Benedetti, Folorunsho e Maita nella terra di mezzo; in avanti il fantasista tolto dalla naftalina Bellomo più la letale coppia Cheddira-Antenucci.

PRIMO TEMPO – Se il Bari ha perso le ultime due partite un motivo ci sarà, così il Frosinone parte con la sacra intenzione di archiviare la pratica, ma la banda di Mignani è una torta alla crema, a strati, lascia giocare e si difende in linea ordinata, come appunto fosse una morbida delicatezza confezionata con equilibrio. Al 19’ il punto critico del match, uno scontro al centro del campo prima genera un giallo a Bellomo che scambia la testa di Lucioni per la palla, poi il signor Perenzoni di Rovereto si veste da Sherlock Holmes, si incolla al video del Var manco fosse una serie Netflix e decide per la violenta volontarietà del fantasista barese. Rosso diretto, Bari in dieci. Boh, non sembrava così da karateka l’intervento del galletto ma l’arbitro ha visto e studiato l’atto malsano come fosse una scena del crimine.

Anche un pulcino della scuola calcio capirebbe che cambia inerzia e spartito del match di fronte a questo trauma. Il Bari si innervosisce ma non si disunisce, colleziona con lo scorrere del minutaggio gialli pericolosi (Folorunsho, Ricci, Mallamo), si difende sempre a fisarmonica e reagisce quando può. Anzi, ha anche le occasioni migliori per sbloccare lo 0-0: al 29’ Garritano balbetta col pallone, lo lascia a Cheddira, così il marocchino sgomma via, fa a sportellate con quattro casacche giallazzurre ma è Turati che fa scudo col piede tra il pallone e la gloria.

Il match s’infiamma, Mignani soffoca il suo credo offensivo e richiama Antenucci per registrare meglio la mediana con Mallamo, mentre Grosso capovolge le fasce di pertinenza tra Garritano e Caso, con ampi benefici per la manovra ciociara, che però produce solo l’ennesima soluzione da fuori di Mazzitelli (37’). Poi, prima del the caldo (anzi, freddo, data la temperatura), l’assolo di Folorunsho con bordata che genera brividi e apprensione allo Stirpe.

SECONDO TEMPO – Qualcosa non è stata digerita da Grosso che riparte con tre cambi: fuori Caso, Mazzitelli e Cotali per Insigne, Boloca e Frabotta, alla ricerca anche di iniziative più ficcanti sull’out mancino e sulla brillantezza da ritrovare nel cuore del campo. Ma niente, se non fosse per il sole, qualche bella ragazza in tribuna e qualche accelerata di Folorunsho rischieremmo davvero di sonnecchiare. Boloca è stranamente impreciso, Kone sparisce dai radar, Garritano è serio indiziato per ‘Chi l’ha visto?’, Rohdén c’è ma svirgola un paio di conclusioni, così Grosso si spazientisce e butta dentro Mulattieri al posto di Moro, poi getta dentro anche Borrelli.

Prova a spezzare la siesta un diagonale di Frabotta su scodellata di Boloca (67’) ma Caprile non è d’accordo. Mignani capisce che il 90’ non fa paura ma è un traguardo che si può raggiungere incolumi, dà fiato e nuovo ossigeno ai suoi con Mazzotta e la coppia Cangiano-Scheidler lesti ad allungare la squadra (69’), mentre arretra anche il mandingo Folorunsho. Ci prova un paio di volte Insigne ma è acqua fresca. E il 90’ è lì, anzi è superato da un paio di minuti che il Bari sembra salvo, ma il 90 è sulla ruota di Frosinone: Kone prova con le ultime residue energie rimaste, appoggia per Frabotta, ennesimo traversone e volo d’angelo del numero 90 Borrelli. Pregusti il gol, Vicari è superato e capisci che lo è anche Caprile. Testa, rete gonfiata, maglia al pubblico e 1-0.

1 anno fa
Foto: frosinone calcio
Autore
Gian Luca Campagna

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