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Quando il limite è solo nella nostra testa

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Il treno per l'Europa passa per San Siro? Ma quando mai: in Ciociaria si pensa solo alla salvezza. Niente sogni mostruosamente proibiti

Arrivare a scrivere che l’impossibile è un limite psicologico profuma, personalmente, molto di beffardo. E sì, inutile girarci attorno. Sono di Latina, tifoso nerazzurro, ma per sarcasmo perverso del destino da due stagioni seguo le gesta calcistiche del Frosinone, se l’anno scorso ho assistito con deferenza professionale alla cavalcata vincente dei giallazzurri in B oggi da oltre due mesi guardo con malcelata simpatia una squadra, quella ciociara, che al cospetto dei tanti Golia somiglia a un Davide che vende cara la pelle per mantenere un posto al sole nel calcio che conta.

Ma torniamo alle imprese impossibili che esistono solo nella nostra testa. Ovviamente, il riferimento non è affatto casuale e abbraccia il match Inter-Frosinone. I bookmakers non si sono lasciati sedurre dal fascino della provinciale al cospetto dello squadrone di Inzaghi ma, purtroppo, nemmeno i tifosi ciociari. Qualche giorno fa, un po’ oggettivamente un po’ provocatoriamente, avevo scritto che per l’allegra brigata di DiFra il treno per l’Europa passava per San Siro. E giù sberleffi, toccate di ferro (e nelle parti intime) da parte dei tifosi ciociari che richiamavano a un maggior senso di realtà, con qualche tirata d’orecchie pervenuta anche qui in redazione. Inutile appellarsi a numeri e incroci, hanno gridato. Eh, però, cari amici ciociari, il Frosinone è a 15 punti, +7 dalla zona rossa, sarebbe stato a 18 se non ci fosse stata la folle parentesi di Cagliari, con quei 3 punti in più ora sarebbe a braccetto con quel Bologna sesto in classifica, in piena corsa per un posticino piccolo piccolo in Conference League, che sarà anche un triste succedaneo dell’Europa dei grandi ma sempre Europa è. Sogni? Ma quando mai! Sono numeri, è pura aritmetica. Mica quei punti sono frutto di un mio capriccio narrativo, sono risultato del gioco divertente di Di Francesco e dei suoi ragazzi.

Ah, dicevamo della mia fede nerazzurra. Del Latina, ovviamente, non dell’Inter. Ma quando i ‘ciociari brava gente’ vedono nerazzurro vedono rosso peggio del toro quando sbircia la muleta a Pamplona. Novembre, mese maledetto. Novembre, mese di ricordi oscuri. 2 novembre 2014: al Francioni arriva il Frosinone di Stellone, c’è il Latina di Breda, in Palude si respira ancora la delusione della serie A svanita a giugno, i tifosi ciociari hanno l’entusiasmo lanciato in cielo, sono tornati in B e si stanno divertendo. Prima ancora che cominci la partita, ho una bruttissima sensazione (bellissima per chi legge dall’altra parte): i calciatori giallazzurri scendono in campo in tuta per saggiare il manto erboso, camminano svagati, poi, come predestinati, si fermano davanti alla Curva Nord e diventano di sale, fissano a spalle larghe, posa ducesca e fronte alta i tifosi nerazzurri, si beccano fischi, improperi e insulti per quella provocazione che mi getta nello sconforto. Hanno la consapevolezza di essere forti, penso: e infatti restano lì, impassibili, solidi nei muscoli, concentrati nella testa e nel cuore. E così sarà: 2 novembre, giorno dei morti, i giallazzurri ci affossano 4-1 e capiranno che la serie A per loro giornata dopo giornata da sogno si trasformerà in obiettivo.

Ecco, bando all’amarcord. Si torna all’oggi, a San Siro. Il Frosinone sudamericano e libero andrà nella tana dei vicecampioni d’Europa, vestirà i panni dlel'underdog nel tempio  sacro del calcio italiano. Ma sono nerazzurri. E quando i ciociari vedono nerazzurro vedono rosso come il toro, ah, questo l’ho già scritto. E allora, amici ciociari, che il Frosinone giochi scanzonato contro i giganti nerazzurri. Male che vada sarà stato se stesso.

12 Novembre
Autore
Gian Luca Campagna

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