La Cina boicotta i prodotti giapponesi
Con lo sversamento delle acque di Fukushima i consumatori cinesi boicottano i prodotti importati dal Giappone
I consumatori cinesi hanno iniziato a boicottare i prodotti importati dal Giappone, dalle creme per il viso di lusso ai prodotti di uso domestico di tutti i giorni, in reazione allo sversamento dell'acqua di raffreddamento degli impianti della centrale nucleare di Fukushima e diversi negozi hanno esaurito il sale da tavola dopo la corsa all'acquisto dovuta al timore che non sarebbe stato più possibile produrne dalle acque contaminate. Venerdì scorso era stata bandita la vendita di pesce giapponese.
Lo scorso fine settimane sono state registrate le prime restituzioni di prodotti giapponesi dopo che erano stati diffusi online elenchi di beni giapponesi da boicottare. I media di stato gestiscono con cura l'ondata anti giapponese, nel quadro dei sentimenti nazionalisti e dei timori per il mondo pericoloso oltre i confini del Paese promossi dal Presidente Xi, messaggi che la crisi economica in cui si trova la Cina non può che enfatizzare. Il "capro espiatorio" Giappone è una utile distrazione dalla crisi interna, conferma Yasuhiro Matsuda, professore di politiche internazionali all'Università di Tokio, in una intervista al Washington Post.
Alcuni compratori si sono presentati nei negozi con contatori geiger per testare che sui prodotti che stavano acquistano non fossero presenti tracce di radioattività. Tanto che diversi venditori hanno iniziato a dichiarare i prodotti importati dal Giappone "liberi da radiazioni".
Video sono stati pubblicati sulle piattaforme Kuaishou e Douyin, in cui decine di utenti si sono ripresi mentre chiamavano numeri in Giappone per denunciare i pericoli dello sversamento dell'acqua. I media alimentano le paure e la rabbia mai così intense in Cina dal 2012, quando il governatore di Tokio Shintaro Ishihara aveva manifestato l'intenzione di acquistare le isole contese del Mar della Cina orientale, che in giappone vengono chiamate Sensaku e Diaoyu.
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