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Quelle droghe che aiutano i giovani a interagire nella realtà

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Il medico Gatti: 'ma non stigmatizziamo giovani come generazione di 'sballati', consumi maggiori non sono nei ragazzi'

Nati con lo smartphone 'nella culla', utenti navigati nell'universo virtuale della Rete, meno nella vita reale, fuori dai social. E una quota di loro cerca "un 'boost' che li aiuti a interagire. Come se nel momento in cui ci si trova in presenza", faccia a faccia, in carne e ossa, "si diventasse più inibiti di quando si interagisce attraverso uno schermo o una tastiera. Credo che la lettura che si dà spesso oggi dell'uso di sostanze fra i ragazzi sia un po' troppo semplificata: i giovani cercano lo sballo, e basta. Io invece non sono tanto convinto che sia sempre così". Riccardo Gatti, direttore del Dipartimento area dipendenze dell'Asst Santi Paolo e Carlo di Milano, da anni al lavoro sul tema delle sostanze e delle dinamiche che portano al consumo, prova ad analizzare quali sono i motori che spingono la ricerca di alcol e sostanze nelle estati dei ragazzi.

Da un lato, evidenzia l'esperto all'Adnkronos Salute, ci sono le situazioni di aggregazione, e il modo in cui sono organizzate, dall'altro questa dinamica: "Probabilmente oggi più di un tempo ci sono persone che cercano qualcosa che li disinibisca". Ma, avverte Gatti, attenzione a etichettare i giovani come una 'generazione di drogati': "Non stigmatizziamo l'età giovanile. Non è che la maggior parte dei ragazzi si sballa, non è mai stato così e continua a non essere così. Si tende a parlare più delle droghe nei ragazzi, ma forse i consumi maggiori non sono dei ragazzi".

Certo, riflette, "c'è il nodo dell'uso di sostanze come doping facilitatorio per entrare in relazione, ma non possiamo dimenticare che in generale i ragazzi imparano dagli adulti. E sono gli adulti che costruiscono le situazioni nelle quali loro si aggregano, gli adulti forse di sostanze ne consumano più di loro, e comunicano in modo a volte ambiguo. Sento giganti della tecnologia che parlano dell'importanza del microdosing di allucinogeni, e poi partono start up in proposito. Mi chiedo dunque se oltre a stigmatizzarli i ragazzi non li sfruttiamo pure".

"Se guardiamo ai dati degli anni più duri del Covid, soprattutto quando c'era il lockdown, ma anche gli anni successivi con tutte le attività sociali ridotte, vediamo che i consumi dichiarati di sostanze sono molto scesi in quel periodo. Questi dati - osserva Gatti - mi dicono che esistono fenomeni di consumo che non sono quelli che normalmente ci vengono in mente quando pensiamo alle dipendenze da sostanze, ma sono puramente occasionali e legati a situazioni di aggregazione, in assenza delle quali vediamo i consumi calare".

Per l'esperto si deve dunque riflettere sulla possibilità che "i consumi siano legati da un certo punto di vista anche a come sono organizzati gli eventi di aggregazione: avendo indubbiamente un'anima commerciale, questi eventi devono spingere i consumi leciti, quindi di alcolici. E' vero che ci sono stati esperimenti per cercare di ridurre l'impatto dell'uso problematico di alcol. Ma è anche vero che c'è una sorta di pressione al bere. Le serate dei ragazzi, i contesti in cui si aggregano vengono organizzati anche in modo che loro consumino. Un ingresso con consumazione compresa induce a pensare che convenga prendere l'alcolico perché costa di più, per esempio".

Dall'altra parte, continua Gatti, "quel che sta rendendo la situazione più complicata in questi anni è che il gruppo sociale di molte persone soprattutto giovani è ormai un gruppo sociale esteso, è quello dei social e delle interazioni con la Rete, in cui poco per volta ci si disabitua quasi alle interazioni in presenza. E ci sono giovani che cercano una sorta di ausilio all'apertura verso gli altri. Questo è cominciato con l'ecstasy negli anni d'oro delle discoteche. E la mia sensazione è che nell'epoca più attuale stia diventando quasi una patologia di sistema: avendo infinite possibilità di comunicare paradossalmente facciamo più fatica a relazionarci e poi, quando prendiamo degli additivi, finisce che non riusciamo a costruire delle relazioni reali ma delle relazioni alterate".

Quanto alle sostanze, prosegue Gatti, "in realtà possono essere in parte cambiate. Però l'ecstasy, l'Mdma, le metanfetamine ci sono ancora perché hanno questa capacità di aumentare l'empatia, la cannabis c'è un po' dappertutto. E poi ci sono tutta una serie di altre sostanze, come in parte la ketamina che sta un po' riemergendo, e le droghe che si usano per il chem sex. Non si può tralasciare la cocaina, perché siamo invasi da un fiume di questa sostanza, anche se è già un po' più costosa" e quindi meno alla portata di tutti.

Nel 'bazar dello sballo' ci sono anche "cose a più basso costo - evidenzia l'esperto - farmaci che uno può trovare in casa o si può procurare con ricette. E anche qui c'è una problematicità che può essere collegata alla comunicazione di rete. Girando nei motori di ricerca l'informazione la si trova, ti spiegano cosa prendere, cosa fare e come fare. E finisce che uno si sente esperto e prova. Questo è uno dei grossi rischi, perché quando vai a comprare non sai quello che acquisti. Ad esempio, ti dicono ecstasy, ma può essere qualsiasi cosa. E poi si tende a mischiare. Nelle serate fuori, hai già preso l'alcolico gratis, poi ci sono gli shortini con lo sconto, poi si prende la pillolina, poi magari si è in cura per qualcosa e si assume anche il farmaco. E succede il patatrac. Viene venduta questa concezione secondo cui si può diventare informati e pratici in 5 minuti".

Poi, conclude Gatti, "è vero che oggi la risposta alla domanda su quali sono le sostanze per cui si finisce in ospedale, è uguale a 50 anni fa: gli alcolici. Il problema è che, se insieme all'alcol la persona ha preso anche qualcos'altro, non sempre si è in grado di rilevare e capire cosa". Per lo specialista, fra gli aspetti su cui riflettere, "forse si dovrebbe lavorare sull'organizzazione degli eventi e sulla cultura delle persone, andando oltre l'informazione. Già questo potrebbe probabilmente aiutare. E' anche vero che c'è tutto un mercato illegale che fa le sue proposte e le persone accedono a questo tipo di proposte".

1 anno fa
Foto: pixabay
Autore
Giada Giacomelli

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