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Frosinone in paradiso: col singolo e col gruppo

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Così ecco lassù i 24 punti dei ciociari alla undicesima giornata, dove il pareggio non è contemplato, o si vince o si perde, o vita o morte

I risultati danno sempre ragione a chi ha una panchina lunga. Permette di avere più soluzioni, di possedere visioni camaleontiche rispetto all'avversario contingente, perché se è vero che il modulo appartiene come un marchio di fabbrica a una squadra e al suo mentore è altrettanto vero che poi sono i singoli interpreti che fanno la differenza. E, si sa, spessissimo il calcio è frutto di episodi. E qui tornano utile una serie di fattori: la tecnica, l'atletismo, il vigore, l'energia, la voglia di riscatto del singolo.

Dopo 11 giornate di serie B in testa c'è il Frosinone, questa oscura provincia del basso Lazio che sta mettendo in fila club e piazze blasonati, dal Genoa al Parma passando per il Bari. Alla guida dei ciociari c'è quel Fabio Grosso che due stagioni fa entrò in corsa sostituendo un altro campione del mondo (Alessandro Nesta) e che lo scorso campionato non è riuscito per sfiga e per demerito a centrare la qualificazione play off. Una macchia che l'eroe di Berlino ha deciso di mondare passando direttamente per la promozione in serie A. Mentre sono in atto gli scongiuri del caso, Grosso e i suoi interpreti in campo si godono il momento di assoluto prestigio. E sì, perché a Cosenza per l'allegra brigata ciociara è arrivata la quarta vittoria consecutiva, frutto di un modulo tattico modificato per esigenze quotidiane con un 4-4-2 che qualche interrogativo ha creato ai silani. Vero è che i numeri per le strategie tattiche sono state inventate nelle notti di luna piena dagli allenatori per accontentare i giornalisti ignoranti, considerando che nel corso delle partite vi sono più fisionomie e chiavi tattiche, ma sta di fatto che Fabio Grosso ha maturato nel tempo (e con le sconfitte) la capacità di leggere le partite in corsa, colmando lacune che si formano nel mentre, dando soluzioni immediate e, bontà e capacità sua, così la Dea Fortuna lo accarezza sempre.

Così a Cosenza non smantella l'ossatura della difesa, disegna nella terra di mezzo una Maginot con l'ormai insostituibile Mazzitelli, ci affianca il rientrante titolare Boloca, più gli piazza vicino due esterni di qualità come Rohdén e Garritano, rinunciando momentaneamente al grintoso Kone, mentre in avanti per la prima volta in stagione accanto al centroboa Moro affianca un altro attaccante di ruolo, il talentuoso Mulattieri. E nella girandola delle sostituzioni altra qualità (immensa), non certo rincalzi o panchinari, ma titolari che sono entrati psicologicamente nella grande giostra giallazzurra, vedi Caso, Ciervo, Sampirisi e il prezioso Lulic. E sono rimasti a guardare gente come Borrelli, Cotali, Bocic e Insigne (in attesa che entri in forma). 

Come a Venezia il Frosinone va in svantaggio, non si disunisce, si compatta attorno al suo totem Lucioni e rimonta sorpassando in maniera autoritaria, sia con la forza del gruppo sia con la magia del singolo.

Così ecco lassù i 24 punti alla undicesima giornata, dove il pareggio non è contemplato, o si vince o si perde, o vita o morte, non il migliore attacco (è il terzo con 17 gol dietro Reggina e Bari) ma la difesa meno perforata (7 reti): in questa giornata è l'unica squadra delle parti nobili a vincere, stacca di altri 2 punti il Genoa, Reggina, Ternana e Bari, con un +4 sulla terza. 

1 anno fa
Foto: frosinone calcio
Autore
Gian Luca Campagna

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