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Al G20 l'analisi del Washington sul conflitto russo-ucraino

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Tutti vogliono la pace, ma è una serenità che deriva per diversi motivi: da una parte la Nato dall'altra i Paesi in via di sviluppo

Esortando a "concentrarsi non su quello che ci divide ma su quello che unisce", Narendra Modi sperava di poter evitare lo scontro sull'Ucraina nella riunione del ministri degli Esteri dei Paesi del G20 che invece si è chiusa senza un comunicato congiunto per l'opposizione di Russia e Cina ad un testo contenente una condanna della guerra.

La speranza di Modi che nella riunione "nella terra di Gandhi e Buddha", come ha ricordato nel suo discorso iniziale, era di unire il mondo dietro un'agenda comune su sicurezza alimentare e energetica, la lotta alla corruzione, la resilienza ai disastri e la lotta al terrorismo.

"Ma altri Paesi arrivati a Nuova Delhi hanno insistito sul fatto che il conflitto in Ucraina non poteva essere spazzato sotto il tappeto", scrive oggi il Washington Post, sottolineando come da una parte ci siano Stati Uniti e potenze europee che intenzionate ad "usare la riunione per condannare l'invasione russa e costruire sostegno per l'Ucraina".

E d'altra parte "Cina e Russia che si presentano come portatori di pace, che spingono per negoziati che possano mettere fine ad un conflitto che sta facendo aumentare sostanzialmente i prezzi alimentari ed energetici a livello globale".

Un messaggio, conclude il Post, che ha "un certo appeal per Paesi in via di sviluppo le cui economie vacillano sotto i colpi di un'inflazione ostinatamente alta e considerano la guerra come un conflitto europeo senza senso". "Mentre altri - aggiunge - considerano l'incursione di Mosca come una minaccia grave ai principi di sovranità e non aggressione".

1 anno fa
Foto: pixabay
Autore
Claudio Mascagni

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