Quel bacio della donna ragno
Quando un attore se ne va, che ha firmato capolavori della ‘tua’ giovinezza. Se n’è andato William Hurt, versatile ed eclettico
La vita ci insegna che viviamo a volte in una bolla, seguiamo un tracciato di cose familiari, tra materne comfort zone e sindrome del nido vuoto. Un’etichetta di un rum, un frame di un film, una strofa di una canzone, una moina ripetuta di un bambino ripetuta all’infinito da un altro bambino, un’immagine che fissa un’epoca. Così, ti assale un misto di amarezza e di dolcezza, tradotto in nostalgia, una sorta di ‘malegria’ come canterebbe Manu Chao, quando un attore se ne va, che ha firmato capolavori della ‘tua’ giovinezza. Se n’è andato William Hurt, versatile ed eclettico. Molti della mia generazione sono cresciuti con ‘Un medico un uomo’, ‘Il grande freddo’, ‘Figli di un dio minore’, 'Brivido caldo', ‘La scomparsa di Eleanor Rigby’, anche se io resto ancorato a ‘Il bacio della donna ragno’, tratto dal romanzo dell’argentino Manuel Puig, con quella storia di due detenuti durante la dittatura della junta militar. I racconti del fragile omosessuale Molina/Hurt al compagno di cella, il dissidente Valentìn, per evadere dalla cupa realtà della vita carceraria, insegnando che esistono sempre le ali per fuggire fino al riscatto finale di una vita codarda.
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