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Il populismo è morto, o solo ferito?

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Molti osservatori parlano di un ritorno del bipolarismo, ma il populismo è davvero morto?

Se le astensioni fossero un partito, la maggior parte delle sedie nei consigli comunali dei capoluoghi di provincia rimarrebbe vuota. I dati sull’affluenza sono ai minimi storici, con ogni capoluogo che ha fatto registrare la diminuzione di almeno due punti percentuali, con picchi fino al 9%.

Il centro-sinistra

Le elezioni amministrative hanno decretato il centro-sinistra come vincitore nella maggior parte dei capoluoghi di provincia, su tutte, l’alleanza con il Movimento 5 Stelle ha fruttato vittorie schiaccianti a Bologna, Napoli e Ravenna, con percentuali intorno al 60% (Lepore a Bologna 61,9%, Manfredi a Napoli 62,9% e De Pascale a Ravenna 59,47%). In assenza del Movimento 5 stelle le coalizioni di centro sinistra hanno faticato maggiormente, ottenendo sì ottime percentuali a Milano (Sala 57,73%) e Rimini (Sadegholvaad 51,32%), ma facendo fatica a Roma con Gualtieri (27,3%) e in altri capoluoghi come Trieste, arrivando comunque al ballottaggio.

La destra che si traveste da sinistra 

Le vittorie al primo turno del centro-destra sono state quelle di Canelli a Novara (69,59%), Vivarelli a Grosseto (56,20%) e Ciriani a Pordenone (65,38%). Curioso il caso di Isernia, capoluogo nel quale il centro-destra ha portato due candidati, uno di Lega e Forza Italia e uno di Fratelli d’Italia. Nella città molisana si è instaurata una dinamica tipica del centro sinistra, con Gabriele Melogli (Lega) che si è fermato al 42,88%, spalla a spalla con il candidato del Pd Castrataro al 41,66%. Il 15,46% di Cosmo Tedeschi, candidato di Fratelli d’Italia, avrebbe permesso una vittoria agevolissima al primo turno al centro destra, ma ora è tutto rimandato al ballottaggio.

Il Movimento

Per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle, gli alti dirigenti del partito hanno deciso di festeggiare soprattutto la vittoria di Napoli, dove è stato eletto sindaco l’ex capo del Miur Gaetano Manfredi, uomo di fiducia e fortemente voluto da Giuseppe Conte. A Roma, nonostante una sconfitta netta, il movimento ha comunque tenuto la testa alta, con Virginia Raggi che è andata oltre ogni aspettativa e sarà decisiva al ballottaggio. In conferenza stampa l’ormai ex sindaca di Roma è apparsa agguerrita e decisa a fare opposizione al prossimo sindaco, ma sola e isolata dagli altri grandi nomi del Movimento, nessuno presente nel comitato elettorale di Raggi. Sconfitta pesantissima a Torino, dove il Movimento prende il 9% (28.000 voti), arrivando da un clamoroso 30% del 2016 (118.000 voti)

I ballottaggi

I ballottaggi nei capoluoghi di provincia saranno a Latina (Zaccheo CDx 48% Coletta CSx 35%), Torino, dove il centro-destra strappa un’ottima percentuale (Lo Russo CSx 43,86% Damilano CDx 38,9%), Benevento (Mastella 49,33% Perifano CSx 32,34%), Caserta (Marino Csx 32,42% Zinzi CDx 27,95%), Savona (Russo CSx 47,79% Schirru CDx 37,31%) e Varese (Galimberti PD5S 48% Bianci CDx 44,89%).

Ma la partita più attesa e sentita si giocherà a Roma, dove Gualtieri e Michetti si scontreranno faccia a faccia. Da capire dove confluiranno i voti di Calenda e Raggi. Se per il primo potrebbe essere un'indicazione la natura degli elettori, con ogni probabilità spostati verso il centro sinistra, per Virginia Raggi potrebbero essere decisive le dichiarazioni di Giuseppe Conte, leader indiscusso di oggi del Movimento, che si è lanciato in un “Mai con le destre”, nonostante la sindaca in conferenza stampa abbia fatto capire che per lei tra Gualtieri e Michetti uno vale uno.

Secondo questa analisi, dunque, il favorito a Roma potrebbe essere Gualtieri, ma le sorprese potrebbero essere molte, tra le quali un endorsement di Calenda al candidato di Centro destra.

Molti osservatori definiscono queste elezioni amministrative come quelle del “ritorno del bipolarismo” e della morte di populismo e sovranismo. Tuttavia, le elezioni di Roma non dicono questo: con un candidato più forte, come la stessa Meloni, probabilmente la destra populista l’avrebbe portata a casa. Il sovranismo e il populismo non sono morti, dunque, ma hanno subito una chiara e sonora sconfitta.
 

2 anni fa
Autore
Emanuele Di Casola

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